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A Fornaci Rosse, altro dibattito sul Referendum Costituzionale con Alfredo D'Attore e Giorgio Santini

Di Francesco Battaglia Lunedi 29 Agosto 2016 alle 10:55 | 0 commenti

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Ieri sera a Fornaci Rosse, dopo quello di venerdì scorso, si è tenuto un altro interessante dibattito sul Referendum Costituzionale, a favore del SI alla riforma era presente il senatore Giorgio Santini del Partito Democratico, mentre per il NO è intervenuto Alfredo D'Attore di Sinistra Italiana. Santini, rispondendo alla domanda iniziale di Marco Bonnet de Il Corriere del Veneto e moderatore del dibattito sulla necessità della riforma, ha detto con ferma convinzione che questa è molto importante per l'intero Paese, che arriva oggi all'appuntamento referandario dopo un lungo percorso parlamentare con ben 6 letture del testo attraverso Camera e Senato. Ma soprattutto - come precisa Santini- per il fatto che questa arriva a compimento di quel percorso riformatore iniziato dalla rielezione di Giorgio Napolitano, il quale appunto accettò (o volle mantenere ndr) l'incarico del secondo mandato al Quirinale, processo riformatore che secondo il senatore porterà migliorie all'intero sistema politico istituzionale con la riduzione del numero dei parlamentari e la semplificazione complessiva del rapporto Stato - Regioni.

Totalmente contraria è la posizione di D'Attore, che pone 3 punti fondamentali per il suo NO alla riforma, a partire dal metodo con cui questa è stata voluta dal Governo, definendolo autoritario lontano dal proprocesso di formulazione con la quale la Carta nel dopoguerra venne formulata e adottando provvedimenti ricatto da parte dell'attuale esecutivo che ha limitato l'autonomia del parlamento. Motivi per i quali -dice D'Attore- a novembre del 2015 lo hanno portato ad abbandonare il PD per confluire dentro Sinistra Italiana, aggiungendo che il metodo attuale ricorda per alcuni versi il tentativo di riforma di Silvio Berlusconi del 2005, che poi l'elettorato bocciò. L'altro punto di D'Attore si riferisce al merito, perché non abolisce il Senato e soprattutto i costi di gestione precisando che secondo la ragioneria dello stato con la riforma della Costituzione i costi rimarrebbero il 91% degli attuali, con l'aggravio di avere un senato di non eletti ma nominati. Inoltre altra critica del deputato di Sinistra Italiana è sulle 10 - 12 diverse modalità che si avrebbero per formulare le Leggi, che di volta in volta dovrebbero essere determinati a seconda del tipo di provvedimento, metodo che secondo D'Attore andrebbe a complicare ulteriormente la promulgazione di Leggi. Infine, aggiunge quale terzo motivo del suo ragionamento che la riforma sarebbe sbagliata poiché questa con la modifica del titolo V° in realtà vuole deformare la prima parte della Costituzione Repubblicana, cancellano in questo modo quello che i Padri Costituenti ci hanno lasciato.
Subito dopo, Santini, alla domanda del moderatore State distruggendo la democrazia? Dice di no; poiché secondo questi la prima parte, differentemente da quanto afferma D'Attore, non viene modificata e non altera in alcun modo i diritti e doveri dei cittadini, dicendo anche che c'è stato un lungo dibattito in parlamento tanto che il primo testo della revisione prevedeva per il nuovo Senato solo i sindaci, che invece adesso prevede anche la presenza dei consiglieri regionali, definendo quindi non esatte le critiche di D'Attore e precisando ancora una volta che la riforma è necessaria per il Paese, anche per il fatto che in Italia il parlamento oggi non potrebbe fare leggi in fretta per il complesso sistema di emanazione delle stesse. D'attore rispondendo a Santini precisa ancora sul merito della riforma noi passiamo da un bicameralismo paritario ad un bicameralismo confuso, s'innesca un meccanismo per il quale per ogni disegno di legge si deve prima capire l'argomento e poi stabilire il metodo di approvazione che inevitabilmente porterà ad ulteriori lungaggini, criticando finanche la modalità di scrittura del testo non è neanche Italiano, è una neolingua incomprensibile anche ai giuristi più esperti, basti pensare all'intesa che dovrebbe esserci tra i presidenti di camera e senato per decidere il metodo di approvazione di una legge; aggiungendo infine che il parlamento Italiano oggi promulga più leggi di Francia e Germania, ma purtroppo fatte male e legate poi a decreti mai approvati che ne impediscono quindi l'attuazione.
Il dibattito è poi seguito sull'annunciata personalizzazione del referendum ad immagine del Premier e al precedente annuncio di dimissioni in caso di vittoria del No oggi ritrattata, sulla quale anche Santini riconosce l'errore di Renzi nel centralizzare sulla sua persona l'intera riforma costituzionale. D'Attore sulla domanda del moderatore se si sente a disagio a stare insieme a Salvini e Grillo per il referendum, spiega che il trasversalismo del referendum non è una novità, poiche la scelta su unico tema ha sempre mostrato accomunamenti degli estremi ricordando appunto quelllo storico di Pannella e il PCI sul divorzio, aggiungendo infine che sicuramente anche una buona parte del PD non voterà a favore della riforma, poiché l'accomunamento Renzi - Alfano - Verdini,  non è ben visto dalla base del PD. Santini rimanendo sulla sua posizione favorevole al referendum alla nostra domanda sul perché di questa riforma che lui stesso ha definito perfettibile, dando incosapevolmente ragione a tutti coloro i quali dicono che questà è confusionaria e sbagliata nel merito, ha ribadito che è necessaria perchè questa è stata l'impronta venuta fuori dalle parole di Giorgio Napolitano al momento della sua rielezione.
Una motivazione che ci pare poco sostanziale se si riferisce alla riforma della Legge basilare su cui si fonda lo Stato di Diritto e con esso la nostra democrazia. Probabilmente "Re Giorgio" nel suo indirizzo riformatore ha dimenticato di ricordare che i lavori dell'assemblea costituente portarono ad una stesura comprensibile dall'intero popolo italiano e non ad un testo difficile da comprendere come l'attuale stesura voluta da Renzi e non dimentichiamo dalla ministra Boschi.


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