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Profughi, 7 proposte Anciveneto: "basta attaccare i sindaci, gestione è del governo"

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 7 Luglio 2015 alle 22:02 | 0 commenti

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La presa di posizione di Anciveneto sulla vicenda profughi

Basta scaricare i profughi sui sindaci, senza snellire prima le pratiche e individuare i locali adatti all’accoglienza. All’indomani dell’attacco del capo dipartimento immigrazione del Governo Mario Morcone ai sindaci veneti, Anciveneto ha ribadito le proprie posizioni più forte che mai nel corso della conferenza stampa tenutasi oggi a Treviso.

«Lo ripetiamo: l’arrivo dei profughi non può essere un problema gestito in toto dai comuni, lo deve coordinare il Ministero dell’Interno -ha esordito la presidente dell’Anci regionale e sindaca di Mirano (Ve) Maria Rosa Pavanello- noi da mesi seguiamo l’emergenza e da tempo facciamo proposte al Governo. Vedi il documento in sette punti presentato a marzo dall’Associazione (nell’altro allegato), disatteso troppo spesso. Ma c’è soprattutto il problema dei locali. Più che le amministrazioni dovrebbe essere il prefetto di turno a cercarle, senza magari parcheggiarle in caserme inagibili da 30 anni: sistemare lì persone comporta ulteriori costi, meglio sarebbe in caserme in parte inutilizzate che magari sono fuori dai centri urbani e hanno comunque personale in grado di gestirle».

Quindi la vicepresidente Elisa Venturini, alla guida di Casalserugo (Pd): «Accusano noi primi cittadini di essere esclusivamente alla ricerca del consenso elettorale, mentre in realtà ci rendiamo portavoce delle istanze dei cittadini che ci hanno votato. Con i tanti che soffrono per la disoccupazione e per i problemi economici in generale, come ci dobbiamo comportare? Quando un cittadino è in una situazione di sfratto e di disagio economici e viene a sapere che questi immigrati hanno telefonino, buono pocket money da 2,5 euro al giorno, nonché vitto e alloggio, la rabbia monta a mille».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’altro vicepresidente Angelo Tosoni, sindaco di Valeggio sul Mincio (Vr): «Il Veneto ha già fatto fronte a un’intensa immigrazione negli anni scorsi. Visti i problemi esistenti tra molti residenti storici e chi risiede da qualche anno ed è arrivato alla ricerca di lavoro, diventa davvero insostenibile accogliere nuova gente». Le preoccupazioni sono per i continui flussi, dato che la cifra prevista di 5mila persone complessive in Veneto sarà con tutta probabilità sforata.

Infine il vicepresidente Francesco Lunghi, sindaco di Monselice (Pd): «L’emergenza ha un inizio e una fine. Non si può definire tale un fenomeno che dura così a lungo. Credo che il Governo debba prendere di petto la questione, emanando un decreto legge ad hoc. Il decreto deve permettere di distinguere tra chi ha precedenti penali e chi no. E in questo secondo gruppo tra chi ha fugge effettivamente da guerre, così gli riconosciamo lo status di rifugiato, e chi approda qui per motivi economici, a cui diamo un permesso di soggiorno entro 48/72 ore da sei mesi a due anni con cui può circolare in tutta Europa. A Ellis Island riuscivano ad assegnare 17mila permessi al giorno, possibile che in Italia non ci si riesca a organizzare? Nel mio comune ne ospito 54 da dicembre!» 

 

Emergenza profughi, le proposte di Anciveneto in sette punti

1) Monitoraggio sulle accoglienze in capo ai comuni, anche se le competenze sono divise tra Prefettura e cooperative.

2) Nel caso gli stabili utilizzati per l’accoglienza siano pubblici sono necessarie garanzie su: a) durata accoglienze; b) oneri dei lavori; c) possibilità di ospitare in contemporanea altri soggetti svantaggiati, come da proposta di Anciveneto con alcuni comuni; d) condizioni precise inserite nei contratti di comodato.

3) Come da circolare del ministero 20 febbraio, verifica dell’ospitalità ai diniegati (vale a dire coloro che non risultano avere le caratteristiche di rifugiati): si prevede la continuazione dell’ospitalità per questo tipo di persone? Nel caso non si continui, occorrono tempi certi di uscita (validi per tutti e non discrezionali) per le persone a cui è stato riconosciuto lo status di diniegati.

4) Finita la fase di emergenza, quale destino avranno le persone accolte? Debbono necessariamente lasciare i luoghi di accoglienza senza la garanzia di una abitazione e senza la garanzia  di un lavoro (se non per casi eccezionali)? Serve chiarezza e ciò deve essere gestito da un soggetto terzo, è chiaro che la gestione  non può essere a carico dei Comuni.

5) Indicazioni generali sull’emergenza. Appare evidente che gli sbarchi continueranno e addirittura si intensificheranno, date le situazioni di Siria e Libia. Ciò costringe a pensare prospettive diverse dall’accoglienza attuale. Per questo servono: 1) un decreto di emergenza con  protezione umanitaria temporanea di 6 mesi; 2) corridoi umanitari e possibilità di fare domanda di asilo nelle nostra ambasciate a Tunisi, Il Cairo, Rabat. L’attuale organizzazione nel territorio non reggerebbe altre accoglienze.

6) Reale ed efficace attivazione delle commissioni di valutazione degli status in Veneto con un  preciso programma accelerato di convocazioni, per sanare gli otto mesi di sospensione.

7) Verifica degli accordi contenuti nel protocollo del 10 luglio 2014, precisando quanto è stato fatto e quanto no. In particolare da sottolineare il ruolo delle Regioni, la mancanza degli hub regionali, i ritardi nell’avvio delle Commissioni aggiuntive per la valutazione degli status.

 


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