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Parco Pomari, Walter Fabris e Valentina Dovigo: ora potrebbe diventare quello che doveva essere già negli anni novanta

Di Francesco Battaglia Sabato 16 Aprile 2016 alle 16:09 | 0 commenti

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La realizzazione del parco Pomari, richiesta con forza dall'omonimo comitato nella manifestazione dello scorso 19 marzo (qui le foto, ndr), ferma da anni ai box, sembra aver trovato la corsia da cui imboccare la partenza. Partiamo però dall'inizio... L'idea di realizzare un grande parco in zona Pomari non è frutto di una richiesta velleitaria venuta fuori negli ultimi tempi da parte di un gruppo di cittadini votati all'ambiente che, non avendo nulla da fare o, peggio, per desiderio di mettersi in mostra, hanno deciso di reclamare un parco nel proprio quartiere. Il "Parco Natura Urbana", come definito a metà degli anni novanta, quando venne inserito nel PP4 (piano particolareggiato per il riassetto urbanistico della zona Pomari), più che un'idea, era la concretizzazione di quanto da lì a poco sarebbe stato realizzato.

Un parco naturalistico di primaria eccellenza, come definito a suo tempo, all'interno del quale erano previste una serie di attività per le scuole, lo sport e i cittadini, tanto che all'epoca fu stanziato un finanziamento di 6 miliardi di vecchie lire circa, determinando nel corso del 1997, l'inizio lavori del primo stralcio funzionale relativamente ai sottoservizi.
Da quell'inizio dei lavori però, non ci fu il normale prosieguo degli stessi, tanto che la realizzazione si fermò fino ad essere successivamente accantonata.
Come ci racconta Walter Fabris, membro del comitato Pomari, intorno agli anni 2000, l'amministrazione Hüllweck, insediatasi a palazzo Trissino alla fine del 1998, vista la naturale scadenza del PP4 che di fatto non aveva portato ad alcuna edificazione da parte dei privati, mise in campo un nuovo piano per l'intera area Pomari, che ne modificava l'assetto urbanistico.
In questo nuovo piano era prevista la realizzazione di edifici a destinazione residenziale agevolata con la previsione di espropriare una parte dei terreni per la zona artigianale, mantenendo però al suo interno la pianificazione del parco.
A seguito di tale scelta il gruppo Ingui, proprietario di gran parte delle aree inserite nello strumento urbanistico attraverso le imprese ad esso collegate, essendo più interessato probabilmente alla realizzazione di aree commerciali e direzionali, che disponibile a vedersi espropriato un terreno per aree a edilizia residenziale agevolata, faceva ricorso al TAR del Veneto, il quale rigettava però il ricorso, legittimando di fatto l'azione dell'amministrazione.
Quindi, rimaneva sostanzialmente in piedi sia l'idea sia il finanziamento del Parco.
Nel 2002 Hüllweck, al secondo mandato elettorale, compie inspiegabilmente un'inversione di marcia, che ridisegna ancora una volta lo sviluppo urbanistico di zona Pomari, con l'approvazione del PIRUEA, il Programma Integrato di Riqualificazione Urbanistica, Edilizia ed Ambientale, proposto dallo stesso Ingui. Nel piano viene concesso al proponente un aumento di volume edificabile grazie all'acquisizione dei diritti edificatori ceduti dal comune in cambio delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Nello strumento erano previste oltre alla zona residenziale anche quella commerciale e direzionale, a discapito del Parco Natura Urbana, che spariva completamente dalle carte.
Al posto di quest'ultimo, come si legge dalla convenzione, il costruttore s'impegnava a realizzare il parco dello Sport, per la realizzazione di tre nuovi campi di calcio, due di calcetto e due edifici adibiti a servizi per le associazioni.
A detta non solo di Fabris ma dell'intero comitato il cambio di rotta sarebbe stato determinato dalla volontà di Hüllweck di realizzare il nuovo teatro comunale in viale Mazzini per cui, dovendo espropriare una parte del terreno necessario alla sua costruzione proprio al gruppo Ingui, avrebbe fatto un accordo con il costruttore per la stesura del PIRUEA Pomari.
Sta di fatto, che nella delibera consiliare n° 74 del 29 ottobre 2002, con la quale veniva deliberata l'approvazione del PIRUEA e dello schema di convenzione per il successivo approdo in regione, al punto 5 della stessa, veniva deliberato "di revocare la deliberazione del Consiglio comunale n° 55 del 4 marzo 1997, con la quale è stato approvato il progetto preliminare del Parco Natura Urbana in zona Pomari per l'importo di £ 5.700.000.000, di cui a carico del Comune complessivamente £ 4.676.942.700, impegnando la Giunta comunale a individuare nel più breve tempo possibile i progetti da finanziare con la novazione oggettiva del mutuo" eliminando un'opera già finanziata, che toglieva ai cittadini la possibilità di avere un grande parco urbano, che per le dimensioni, le attività pensate e il finanziamento previsto, sarebbe stato un valore aggiunto per l'intera città.
A seguito delle scelte politiche di Hüllweck i cittadini, già riuniti in comitato, anziché rassegnarsi, decisero un'azione di protesta e di contrasto a quella politica, che li portò insieme al comitato Antiabusi, Legambiente e Italia Nostra a ricorrere al Tar del Veneto, impugnando l'impostazione urbanistica del PIRUEA e contestando la mancanza di riqualificazione del territorio, la riduzione del verde e altre irregolarità nella redazione degli elaborati progettuali.
Insieme alla delibera comunale veniva impugnato anche il provvedimento regionale del 2003 che approvava definitivamente il PIRUEA.
Ma i ricorsi però non portarono agli effetti sperati, tanto che il piano rimase in vigore, dando la possibilità al costruttore di realizzare le opere previste.
Lo strumento urbanistico avrebbe dovuto avere una scadenza naturale nel 2013, ma per gli effetti del decreto "Del Fare" che il Governo Letta emanò per tamponare gli effetti di una crisi economica sempre più dilagante, permise al gruppo Ingui di ottenerne la proroga per ulteriori tre anni, rinviando così la scadenza al 10 marzo 2016.
L'ottenimento della proroga, fu determinato dalla lentezza di palazzo Trissino, nel frattempo passato sotto la guida di Achille Variati, a deliberare il rigetto, permettendo ad Ingui di impugnare di fronte al TAR Veneto, il pre-diniego e il rigetto definitivo alla richiesta di proroga.
Alla sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale stranamente non seguì il ricorso al Consiglio di Stato da parte del comune di Vicenza, che il comitato invece si aspettava, soprattutto per le ampie motivazioni formulate dagli uffici comunali in fase di diniego della proroga.
La consigliera comunale Valentina Dovigo ci ha riferito che in comune gli uffici preposti al riguardo le hanno verbalmente dichiarato che "il ricorso a Roma sarebbe stata una causa persa in partenza e che l'amministrazione appunto per questo motivo ha deciso di non imboccare quella strada". Di diversa opinione è stata la nota del Comitato Pomari, secondo cui l'attuale giunta avrebbe solo "mostrato" di volersi opporre alla proroga ma perdendo tempo e facendo in realtà l'interesse del costruttore, che ha così potuto ottenere la proroga.
Aldilà delle diverse posizioni sta di fatto che quest'anno la giunta Variati, con delibera n° 37 del 08/03/2016, ha prontamente rigettato la nuova istanza di proroga richiesta dal costruttore, rimarcando che nella sentenza del TAR ta poc'anzi, questo non ha evidenziato nulla in merito ai motivi fondanti del rigetto del 2014. Così facendo quindi il comune ha messo la parola fine al tanto discusso PIRUEA.
Cosa accadrà quindi di quell'area? Si dovrà attendere un nuovo piano urbanistico?!
Ad oggi, vista la scadenza del 10 marzo scorso e vista la mancata edificazione dell'area, il comitato continua a chiedere con forza che l'area torni ad essere rivista nella sua interezza e che sia realizzato il Parco Natura Urbana.
Dello stesso avviso è la consigliera Dovigo, secondo la quale: «Poiché il PIRUEA è scaduto senza che si sia costruito nulla, oggi ci sono i presupposti per una revisione degli indici a ribasso».
Non ritiene che i proprietari delle aree abbiano da ridire?
«Sicuramente, ma il ragionamento che deve fare un'amministrazione, non deve basarsi solo sugli umori di suoi cittadini, ma considerare ciò che è giusto fare nell'interesse collettivo. Oggi in città ci sono tanti appartamenti vuoti, tanti fabbricati in affitto o vendesi. Vicenza ha bisogno di una politica diversa, non è più il tempo in cui si deve continuare a costruire edifici che poi rimarranno vuoti».
Non crede che la proprietà, farà di tutto per realizzare ciò che era previsto nel PIRUEA, proponendo magari un altro piano urbanistico alla giunta comunale?
«Può darsi, ma non per questo, l'amministrazione è costretta ad accettare tutto. Ripeto, oggi è possibile ragionare diversamente dal passato, visto il blocco dell'edilizia, oggi è il momento di ripensare anche al PAT, affinché preveda minore consumo del territorio, incentivando la riqualificazione di aree dismesse e degradate anche all'interno della città, lasciando così la possibilità ai cittadini di avere un parco pubblico».
Quali azioni intende portare avanti, affinché ci sia una possibilità in questo senso?
«Compirò tutte le azioni che il mandato conferitomi dai cittadini e la legge mi permettono, ma mi auguro ancora prima che il Sindaco ascolti le osservazioni, non solo mie ma anche del comitato, in modo che ai Pomari venga attuato un contenimento della cubatura. Non è possibile pensare oggi ciò che si pensava nel 2003. La mancata edificazione è sotto gli occhi di tutti, questo è il risultato di scelte politiche non ponderate adeguatamente sullo sviluppo urbanistico e, soprattutto, non raffrontate con la crisi economica ancora in atto e con gli indici di crescita demografica della città».
Se la Dovigo è stata chiara nelle intenzioni e nelle scelte da perseguire, non da meno lo è il comitato che oggi, rinnovato anche nella partecipazione di giovani disposti a misurarsi anche con proposte alternative a quanto proponeva il PIRUEA, sono già al lavoro per intervenire propositivamente nelle scelte urbanistiche dei Pomari.
Chissà che questa non sia la volta buona affinché il Parco Pomari diventi quello che doveva essere negli anni novanta, il fiore all'occhiello della Natura Urbana.


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