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Mose, dopo Galan patteggia anche il suo braccio destro Renato Chisso

Di Emma Lunedi 13 Ottobre 2014 alle 23:51 | 0 commenti

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Di Giovanni Salvatori, VeneziePost
Cadono ad uno ad uno gli indagati per il Mose, cadono di fronte al carcere, alla serie di testimonianze ed accuse incrociate degli altri protagonisti messi sotto torchio dai giudici, cadono anche – è probabile, a questo punto – di fronte all'emergere di un sistema di potere e di meccanismi di gestione sempre più difficile da tenere sott'acqua, negato e taciuto


Dopo la ''resa'' di Giancarlo Galan che, senza ammettere alcuna colpevolezza e questo va sempre ricordato, ha però concordato con i pubblici ministeri la sua pena e l'entità della sanzione economica per tornare a casa e rivedere moglie e figlia, tocca oggi a Renato Chisso, suo braccio destro, suo assessore storico ai Trasporti e alle Infrastrutture prepararsi ad imboccare la via del ritorno a casa, verso Mestre, dal carcere di Pisa dov'è recluso dal 4 giugno con l'accusa di corruzione nell'affaire Mose. Chisso ha avviato infatti l'iter per il patteggiamento: due anni e sei mesi la pena della quale stanno discutendo i suoi legali con la Procura di Venezia. 

Chisso è stato così posto agli arresti domiciliari: era forse l'ultimo ''big'' tra i 35 indagati a non aver ancora compiuto questo passo, a fronte di 22 persone che lo hanno preceduto negli accordi con i pm. Naturalmente spetta ora al Giudice per le indagini preliminari avallare o meno l'accordo che l'ex assessore veneto, tramite i suoi legali, ha trovato con la Procura: nel ''pacchetto'' è previsto anche che sarà il giudice a sancire l'entità della sanzione economica. Ma l'avvio della procedura è valso per Renato Chisso appunto il passaggio alla misura degli arresti domiciliari. 

Chisso, che lo scorso anno era stato colpito da infarto, aveva chiesto nei mesi scorsi di essere scarcerato per motivi di salute, ma il Gip Roberta Marchiori aveva negato il permesso, ritenendo compatibili le condizioni dell'ex assessore con le possibilità di cura offerte dal reparto ospedaliero del carcere di Pisa. 

Secondo il difensore di Chisso, l'avvocato Antonio Forza, la scelta di patteggiare sarebbe appunto dovuta ai motivi di salute, «imprescindibili», così li definisce il legale. Tanto che proprio ieri erano arrivate al Gip Marchiori le conclusioni dei tre periti incaricati dal tribunale (un medico legale, uno psichiatra e un cardiologo) e chiamati a valutare ulteriormente le condizioni del sessantenne politico di Forza Italia: su quella perizia, il Gip avrebbe dovuto pronunciarsi a breve, ma è arrivato prima il patteggiamento, ed ora la dottoressa Marchiori dovrà valutare quello. Secondo le prime indiscrezioni, nel conteggio concordato con la Procura per quanto riguarda la pena ci sarebbero anche venti giorni per le accuse relative alla vicenda dei rifiuti, in cui principale indagato è il dirigente regionale Fabio Fior. Ancora incertezza sulla pena pecuniaria: fonti riferiscono che si attesterebbe sulla cifra di un milione di euro. Solo pochi giorni fa, Chisso non aveva risposto ai magistrati nell'interrogatorio stabilito per valutare il possibile giudizio immediato, per ragioni di salute. 

La Procura di Venezia incassa dunque anche quest'altra capitolazione: sempre ricordando che il patteggiamento non equivale ad un'ammissione di colpa, 23 indagati su 35 hanno comunque preferito concordare una pena con i pm anziché affrontare l'accertamento della verità in un dibattimento. I magistrati hanno recuperato fino a stamattina 12 milioni di euro attraverso le confische su chi è venuto a patti. Ed è possibile che una strada simile venga seguita anche da Federico Sutto, l'ex braccio destro dell'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati. Il 16 ottobre, venerdì, è la data dell'udienza per tutti gli ammessi al patteggiamento. Nell'iter canonico delle indagini preliminari restano dunque una decina di persone, tra cui Giorgio Orsoni, ex sindaco di Venezia (i magistrati respinsero la sua richiesta di patteggiamento ritenendo incongrua la pena di quattro mesi di reclusione) e Lia Sartori, ex eurodeputata di Forza Italia.


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