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Un'opera poco nota di Andrea Palladio: Porta Gemona o Portonat a San Daniele del Friuli. La voce del Sileno Anno 2, 27 agosto 2017

Di Italo Francesco Baldo Domenica 27 Agosto 2017 alle 13:40 | 0 commenti

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"L'amore della bella architettura può dirsi che sia stato sempre vivo nei Vicentini". Così il poeta Giacomo Zanella nel capitolo II della sua Vita di Andrea Palladio (a cura di Italo Francesco Baldo e con un Intervento di Pietro Nonis, Vicenza, Editrice Veneta 2008, p.11) presenta le opere che Andrea Palladio (pseudonimo di Andrea di Pietro; Padova, 30 novembre 1508 - Maser, 19 agosto 1580) che nella città berica iniziò a produrre, incontrando proprio il favore di cittadini avvezzi alla bellezza, come li descriveva Lucrezio Beccanuvoli in Tutte le donne vicentine, maritate, vedove e dongelle (Vicenza, Editrice Veneta, 2008).

Ben presto, però, conosciuta la grande arte di quel giovane che Gian Giorgio Trissino aveva, diremo oggi, sponsorizzato, in diverse zone del Veneto e del Friuli ci si avvalse della sua opera, che costituisce veramente quel patrimonio dell'umanità non ristretto in una sola regione del mondo, ma esempio imitato tanto che si parla di "palladianesimo", che viene definito uno stile cosmopolita da quando l'inglese l'architetto e scenografo Inigo Jones (1573-1652), conosciute le opere e il testo di Palladio I quattro libri dell'architettura durante un suo viaggio in Italia nel Seicento ne diffuse l'importanza.

Gli inglesi però non sono gli unici che rimangono affascinati dall'architettura dell'illustre vicentino; l'olandese Jacob van Campen (1596 -1657) fu a Vicenza dove incontrò Vincenzo Scamozzi e, ritornato in patria, nelle sue opere adottò lo stile palladiano. Prese così fama un modello architettonico che ancor oggi è riconosciuto tale e segna quel valore che deve sempre avere la classicità, non come mera ripetizione. Palladio non imitò, ma sulla scia anche di Leon Battista Alberti e dell'Umanesimo, intese la classicità come armonia nelle forme che è segno dell'armonia interiore che l'uomo è chiamato a raggiungere.
Tanti gli studiosi di Andrea Palladio nel corso dei secoli, tra i quali il Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio, Cisa di Vicenza, ideato da Renato Cevese, massimo studioso vicentino del Palladio, con la sua ricca biblioteca promuove lo studio e il valore del grande architetto, le cui opere son ben note.

Alcune meno e tra queste Porta Gemona o Portonat a San Daniele del Friuli, edificata su disegno del Palladio con qualche libera interpretazione del costruttore, ma che non ne ha inficiato l'originale progetto. Insieme a questa Porta possiamo ricordare anche L'Arco Bollani a Udine del 1556 e l'attribuito Arco delle Scalette, un arco celebrativo situato a Vicenza in piazzale Fraccon progettato nel 1576 ma costruito nel 1595.
Andrea Palladio fu chiamato a realizzare alcuni progetti in Friuli fin dal 1556, quando progettò l'Arco Bollani, a singolo fornice, a Udine, voluto dal luogotenente veneto il vescovo Domenico Bollani (1514-1579) con alla sommità il Leone di Venezia; sette anni dopo, il vicentino intervenne anche per la sistemazione generale della risalita al Castello che diede maggiore visibilità all'Arco stesso che nel 2012 è stato oggetto di un importante restauro.
Nell'anno in cui progettò l'Arco, Palladio ideò, sempre a Udine, anche Palazzo Antonini, una residenza urbana per la famiglia che dà il nome all'edificio stesso. Il palazzo fu successivamente ristrutturato; nel 1709 Martino Fischer realizza gli apparati decorativi, mentre più tardi Luigi Zandomeneghi realizza gli stucchi. L'edificio viene snaturato negli interni. Rimane dell'originale progetto la planimetria (a meno delle scale) e la volumetria generale dell'edificio, le logge anteriori e posteriori (di cui però non vennero realizzati i frontoni) e gli elementi della "sala a quattro colonne"
Del 1564 si parla però di una attribuzione: è il progetto del Palazzo Pretorio per il Consiglio cittadino di Cividale del Friuli, costruito poi tra il 1565 e il 1586 e terminato solo nel 1615. L'attribuzione, in realtà, risale a Giorgio Vasari che così ne parla ne Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (vol. VI, pp. 195-956): "Ma fra tutti i Vicentini merita di essere sommamente lodato Andrea Palladio architetto, per essere uomo di singolare ingegno e giudizio, come ne dimostrano molte opere fatte della sua patria e altrove, e particolarmente la fabbrica del palazzo della Comunità, che è molto lodata, con due portici di componimento dorico fatti con bellissime colonne.".
Del 1579 è il progetto della Porta di Tramontana detta di Gemona o Portonat, per il Consiglio cittadino a San Daniele del Friuli (Udine) per volere del cardinale Giovanni Grimani, che esercitava una giurisdizione patriarcale sulla città e che conosceva bene l'architetto avendogli affidato nel 1562 la facciata della chiesa di San Francesco della Vigna a Venezia. La porta nascerà sulle rovine di un torrione distrutto dal violento terremoto del 1511. Andrea Palladio fornisce solo i disegni della porta sulla via che conduce a Gemona; richiede i rilievi del sito, ma non si recherà mai a San Daniele. Per la porta riatta il progetto per l'Arco Bollani a singolo fornice di Udine. La realizzazione terminò solo nel 1582 ad opera del lapicida Andrea Podaro e del mastro Toffaro con l'ausilio di maestranze fornite da Giulio Savorgnan e ser Francesco Bisutto, murero di San Daniele.

Il paramento lapideo della porta si caratterizza per la forza del bugnato e per la delicata raffinatezza del cornicione, con alternanza di triglifi, patere e bucrani, elementi, che Palladio utilizza spesso. L'uso del bugnato rustico, sottolinea, afferma con un po' di campanilismo il sandanielese G. Bergamini, una forza ed una fisicità che caratterizzavano il territorio e lo stesso popolo friulano. La porta fu terminata nel 1583 con i lavori dei muraglioni laterali. (cfr. R. Tosoratti, La terra e la pieve di San Daniello nei risolti dei secoli 1500-1736, s.l. Lithostampa, 2015, pp.105-106)
Domenico Ruma così descrive il recente restauro a cura dell'attuale proprietà: "L'intervento di restauro, progettato e realizzato tra il 2004 ed il 2006, finanziato anche con un contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, è riferito ai soli paramenti lapidei, che costituiscono l'apparato decorativo del prospetto principale, lato Nord della "Porta". L'intervento conservativo dei paramenti lapidei del "Portonat" a San Daniele del Friuli e stato eseguito ispirandosi al concetto di "minimo intervento" ed impiegando materiali compatibili con gli originari, totalmente reversibili e con tecniche non invasive. Durante la pulitura, nelle aree più riparate dei bucrani e delle patere sono emerse tracce di cromia gialla, verosimilmente residui di bolo giallo impiegato come base per la doratura a foglia."
Oggi il Portonat si presenta in tutta la sua eleganza, anche se già si manifestano degli "insulti" dovuti al traffico di mezzi, che dovrà essere limitato in particolare per i mezzi più ingombranti.
Una visita a questa opera del Palladio nel territorio di San Daniele del Friuli non può che accompagnarsi, come facevano i costruttori del Porta a fette di "persutto", tipico del luogo al ristorante "Al Portonat", facile da individuare.

Coordinatore de "La voce del Sileno" Italo Francesco Baldo
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