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Ulss 6: nuova metodologia di screening prevenzione tumore collo dell’utero

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 15 Luglio 2015 alle 17:21 | 0 commenti

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L'informativa del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’ULSS 6

Per molto tempo il tumore della cervice uterina ha rappresentato la più frequente forma di cancro per le donne, ma negli ultimi anni il quadro è profondamente cambiato. Mentre nei paesi in via di sviluppo questo tumore è ancora la seconda causa di morte per cancro, nel mondo occidentale il numero dei casi e quello dei decessi continuano a diminuire grazie soprattutto all'introduzione del Pap-test.

Uno strumento di diagnosi precoce molto efficace che permette di prevenire il 70 - 80% di questi tumori, soprattutto se eseguito all’interno di uno screening organizzato come quello offerto da molti anni dalle Aziende UlSS alle donne nella fascia di età 25 – 64 anni. In Italia ogni anno si manifestano circa 3.500 nuovi casi, la metà di quelli che si verificavano 20 anni fa, quasi esclusivamente in donne che non eseguono regolarmente il test di screening, II virus del papilloma umano (papillomavirus, sigla HPV) sono considerati la causa necessaria dell’insorgenza del carcinoma del collo dell’utero e si trasmettono per via sessuale.
Nell’aprile del 2009, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha confermato che a provoca-re il tumore del collo dell’utero sono alcuni tipi di HPV, che vengono pertanto definiti “ad alto rischio”. Esiste oggi una chiara evidenza scientifica che uno screening basato sulla ricerca degli HPV ad “alto rischio” è ancora più efficace nel prevenire i tumori invasivi del collo dell’utero rispetto all’attuale screening, con il Pap test, che esamina invece le cellule prelevate (esame citologico).
Alla luce, quindi, di queste evidenze e anticipando quanto promosso dal recente Piano Nazionale del-la Prevenzione, la Regione Veneto si è posta come obiettivo l’introduzione del test HPV nei
programmi di screening cervicale, perseguendo la logica della miglior offerta di prevenzione in Sanità Pubblica. Tale strategia di screening che ha preso avvio nella nostra Azienda dal mese di Luglio ,
insieme a quelle di tutta la Provincia di Vicenza, prevede un nuovo assetto organizzativo su
base regionale, con l’individuazione di alcune strutture laboratoristiche di analisi quali centri di
riferimento inter-aziendali, al fine di garantire livelli di qualità elevati, realizzare economie di scala e
favorirne la sostenibilità a lungo termine. Lo screening cervicale è rivolto alle donne di età compresa tra i 25 ed i 64 anni. Lo screening basato sul test HPV è rivolto alle donne dai 30 anni ai 64 anni e verrà eseguito da un’ostetrica con le consuete modalità di prelievo del Pap test tradizionale, ma invece di esaminare le cellule presenti nel prelievo si andrà a ricercare la presenza dei vi-rus del papilloma ad “alto rischio”.
Vi è evidenza che sotto i 30 anni lo screening basato sul test HPV conduce ad un aumento delle dia-gnosi di lesioni precancerose, la maggior parte delle quali però a questa età regrediscono spontanea-mente. Ne conseguirebbe il rischio sia di fare un intervento ginecologico non necessario sia di provo-care un inutile disagio psicologico in molte donne.
Col test l’HPV l’intervallo di screening, se l’esito è negativo, si allunga a 5 anni.

Gli studi hanno dimostrato che il rischio di sviluppare lesioni precancerose di alto grado e di
carcinoma del collo dell’utero fino a 5 anni dopo un test HPV negativo è inferiore a quello attuale
che prevede un intervallo di 3 anni dopo un Pap test normale, mentre la probabilità di colposcopie
e trattamenti inutili sarebbero invece rilevanti con intervalli triennali dopo test HPV negativo.
Si precisa che non esistono prove che eseguire sistematicamente e contemporaneamente
Pap test, (citologia tradizionale) ed HPV test, sia più protettivo del solo test HPV.
A Vicenza, come in tutto il Veneto, le donne verranno dunque invitate ad eseguire il test HPV dal
compimento dei 30 anni e fino ai 64 anni di età, con un intervallo di 5 anni dopo un test HPV
negativo.
Questo comporta che nell’arco di 40 anni di vita le donne saranno sottoposte a 9 “chiamate” di
screening rispetto alle 14 attuali, garantendo inoltre una maggiore efficacia preventiva.
Per evitare discontinuità nell’attività di screening, la pianificazione regionale ha previsto
una fase di transizione con il progressivo invito della popolazione femminile all’HPV test, nei
prossimi 3 anni di attività, secondo il seguente schema:
1° anno a partire dal secondo semestre del 2015, invito alle donne tra i 50 e i 64 anni;
2° anno, invito alle donne tra 46 e 64 anni;
3° anno, invito alle donne tra 41 e 64 anni;
4° anno, invito delle donne tra 30 e 64 anni
Le donne di età compresa tra 25 e 29 anni continueranno ad eseguire il pap test come test
di primo livello ad intervalli triennali. Al compimento dei 30 anni rientreranno nella fascia di
età in cui è previsto il test HPV.
L’augurio è che questa offerta di screening sempre più qualificata ed efficace, da parte della Sani-tà pubblica, alla popolazione femminile, trovi risposta in una migliore e più consolidata adesione allo screening organizzato.
Si coglie l’occasione per ricordare che, allo screening per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, si affianca dal 2008 anche l’offerta attiva e gratuita, alla popolazione delle dodicenni della vaccinazione proprio contro il papillomavirus più ad alto rischio (responsabili di circa l’80% di queste neoplasie), vaccinazione che è efficace contro l’acquisizione dell’infezione.
Si fornisce così un doppio e diversificato ombrello protettivo nella vita femminile.

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