Quotidiano | Categorie: Politica, Sanità, disabilità

Riforma Centri Diurni disabili, Fracasso (Pd): rischio aumento dei costi per i Comuni

Di Edoardo Andrein Lunedi 16 Marzo 2015 alle 13:58 | 0 commenti

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La situazione dei Centri diurni per disabili denunciata nei mesi scorsi dalle famiglie e associazioni e che grazie anche al "megafono" di VicenzaPiù ha sollevato il caso sui media e nell'opinione pubblica, facendo attivare assessori e sindaci del vicentino per trovare una soluzione ai tagli previsti dalla Regione Veneto, ora vede un nuovo capitolo dopo la presentazione della proposta, che verrà votata nei prossimi giorni salvo rinvii dovuti all'approvazione del bilancio, per una nuova programmazione regionale dei centri diurni. 

Il consigliere regionale Stefano Fracasso membro dalla Commissione Sanità ha presentato nella sede del Partito Democratico provinciale in via dell’Oreficeria a Vicenza alcuni dati regionali e provinciali sul tema, analizzando le problematiche e le opportunità che con la riforma dovranno essere valutate per il futuro:
"Si tratta di un nuovo sistema di finanziamento - spiega il consigliere Pd - che fissa una retta di riferimento, viene modificato il contributo che la Regione distribuisce, ma anche gli standard del servizio e il periodo di apertura".
Quello che rimane invariato sono gli 83 milioni messi in bilancio per tutto il Veneto, con l'Ulss 6 di Vicenza che è la più interessata essendo la più vasta sul territorio regionale e alla quale fanno riferimento la metà dei centri diurni.
Fracasso e il Pd sono favorevoli o no a questa riforma?
"È positivo il principio della retta di riferimento, per evitare che ci siano sproporzioni, attraverso una definizione della contribuzione; ma mantenendo invariato il fondo c'è il rischio di un carico economico troppo elevato per i Comuni". 
 
Di seguito maggiori dettagli da Fracasso:
“Positiva la definizione di una retta omogenea di riferimento per tutta la regione, ma è indispensabile aumentare le risorse messe a disposizione per limitare il peso della nuova programmazione sui Comuni e per difendere la qualità dei servizi. I fondi per i centri diurni per disabili sono infatti ancora fermi agli stessi livelli di 3 anni fa. In Commissione chiederemo che siano previste risorse aggiuntive”. Così il consigliere regionale del Partito democratico Stefano Fracasso ha presentato questa mattina le novità sulla nuova programmazione regionale per i centri diurni per disabili che, dopo la delibera della giunta regionale, sarà affrontata dalla Commissione Sanità di cui è membro. E proprio per avviare un confronto nel territorio con i soggetti impegnati sul tema, il consigliere ha organizzato un incontro domani (martedì 17 marzo) alle 18 all’Hotel Alfa di via dell’Oreficeria a Vicenza “in modo da poter raccogliere osservazioni, proposte e valutazioni utili alla discussione in Commissione su un provvedimento che ha significativi risvolti per l'intero sistema dei servizi rivolti alla disabilità”.

“Ci stiamo avvicinando a un cambiamento profondo in un campo molto delicato e sensibile che nel nostro territorio coinvolge tante famiglie e tante associazioni del terzo settore che gestiscono il servizio” ha spiegato Stefano Fracasso presentando un quadro della situazione che vede in Veneto 6255 disabili ospitati nei centri diurni, dei quali 1223 nel vicentino, con 309 strutture in regione e 58 in provincia di Vicenza. La spesa prevista è di 83 milioni di euro (16 milioni 248 mila euro per le Ulss vicentine). “La Commissione Sanità – spiega Fracasso – dovrà affrontare la nuova programmazione per i centri diurni per disabili che comporta nuovi standard di assistenza, nuove modalità di assegnazione dei finanziamenti e la determinazione di una retta di riferimento uguale per tutta la regione, superando la spesa storica e fissando anche la parte messa dalla Regione come quota sanitaria (mediamente 58 euro pari al 67% del valore della retta). La rimanente parte dovrà essere coperta dai Comuni con differenze sulla spesa rispetto a quanto avvenuto finora e ricadute che quindi devono essere attentamente valutate. Una valutazione che non può non partire dal dato di fatto che il fondo previsto è lo stesso di 3 anni fa e che quindi le risorse non sono secondo noi sufficienti per un servizio che è fondamentale per il territorio e per tante famiglie. Ogni decisione va presa coinvolgendo i Comuni, le famiglie e le tante associazioni impegnate sul campo”.


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