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Ricorso indipendentisti, la parola "indipendenza" blocca le elezioni?

Di Rassegna Stampa Martedi 5 Maggio 2015 alle 10:43 | 0 commenti

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Tra gli allegati del ricorso ci sono anche un paio di articoli di giornale, in cui per motivi di sintesi il partito veniva definito «Indipendenza Veneto»: sparito il «noi» che ci sta in mezzo e sparito anche il «per Zaia» in coda. Come a dire: ecco la prova che quel nome può trarre in inganno gli elettori, con quella sola «a» a fare la differenza con «Indipendenza Veneta».

Se tutto era partito dal tribunale di Venezia – unico in Veneto a chiedere alla lista che sostiene il governatore uscente Luca Zaia di modificare denominazione per evitare confusione con il partito che punta sull’avvocato indipendentista Alessio Morosin – ora il «caso» si allarga. Lo stesso Morosin, che con le aule giudiziarie ha una certa dimestichezza, ha infatti presentato un reclamo in tutti gli altri 6 tribunali che invece avevano dato il via libera a «Indipendenza Noi Veneto con Zaia». E così, come prevede la normativa, gli uffici elettorali hanno dovuto inoltrare i reclami alla Corte d’appello, che dovrà decidere se ritenere nome e simbolo ammissibili per le elezioni regionali del prossimo 31 maggio.
Un doppio binario, che già oggi avrà un primo snodo. L’ufficio elettorale di Venezia affronterà infatti il reclamo presentato dagli esclusi dopo che ieri all’ora di pranzo, a fronte di nessuna modifica, ha ufficialmente mosso la contestazione. In Corte d’appello invece tre magistrati si riuniranno in camera di consiglio per dirimere la questione delle altre sei province. Due procedure distinte che peraltro mettono in luce l’assurdità di un sistema che – in assenza del ricorso di Morosin – avrebbe potuto portare alla presenza di «Indipendenza Noi Veneto con Zaia» in sei circoscrizioni, ma non in quella del capoluogo dove avrebbe dovuto avere un altro nome. «Ogni commissione è indipendente», spiegano gli addetti ai lavori. In realtà quelli di oggi sono solo i primi passi di una sfida che potrebbe proseguire fino a Tar e Consiglio di Stato, come conferma una delle anime della pattuglia indipendentista schierata con Zaia, Fabrizio Comencini: «Trovo assurdo che il verdetto di un tribunale possa inficiare quello unanime di altri sei ma per come si sono messe le cose, ci aspettiamo di tutto - dice - sia chiaro, noi resisteremo in ogni sede per vedere riconosciute le nostre ragioni, fino all’ultimo grado di giudizio possibile. Quanto ci vorrà? Tutto il tempo necessario e questo potrebbe provocare lo slittamento delle elezioni, visto che come tutti gli altri anche noi abbiamo diritto a 30 giorni di campagna elettorale». Provocazioni? Mica tanto. «Esistono diversi precedenti, ricordo quello del 1997 alle Provinciali di Vicenza, quando fu inizialmente esclusa la lista della Lega». L’ipotesi di cambiare simbolo, a questo punto negli altri sei collegi visto che a Venezia il tempo per il restyling è già scaduto, non viene neppure preso in considerazione da Comencini: «I colori sono completamente diversi da quelli di Morosin e lo stesso dicasi della dicitura. C’è la parola indipendenza, certo, ma che vuol dire? E’ comune, come democrazia, nessuno può appropriasene rivendicandone l’esclusività. Lo dice il Tar, la Cassazione. Morosin ha presentato la lista a Venezia prima di noi, è vero, ma noi l’abbiamo fatto prima di lui a Verona e a Belluno, dovremmo forse chiedere la sua esclusione dalla corsa in quelle province? E pensare che noi, a differenza sua, abbiamo il collegamento con un gruppo in consiglio regionale...».
Zaia, che nel frattempo ha già perso per strada un’altra lista (quella a lungo pubblicizzata «degli amministratori») per via di un dubbio giuridico sulla raccolta firme, per ora non commenta. Intanto gli uffici elettorali dei tribunali e della Corte d’appello stanno continuando a lavorare per ufficializzare le liste che si presenteranno agli elettori il 31 maggio. Sempre Venezia, che è stato uno degli uffici più severi, aveva anche messo sub judice la lista dei 9 candidati di «L’altro Veneto», che appoggia come candidato governatore Laura Di Lucia Coletti, ma ieri mattina le contestazioni sono state sanate. Niente da fare invece per Forza Nuova: pare infatti che tra le centinaia di firme depennate ci fossero anche alcuni casi evidenti di falsificazione, che sono stati trasmessi alla procura per eventuali indagini.
di Alberto Zorzi, Marco Bonet dal Corriere del Veneto


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