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Renzi sopprime le province, Variati edifica quella di Vicenza: tra i suoi lasciti oltre alla Tac la Vicentinità?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 5 Settembre 2015 alle 12:28 | 0 commenti

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Mentre il premier Matteo Renzi, l'iniziale rottamatore la cui vena "vincente" era stata subito agganciata da Variati, "inrottamabile" oggi come invincibile era il Pelide Achille, sopprime le province e mentre in tanti (tra i pochi avversari manifesti e i molti di più sotterranei) si chiedono ancora quale possa essere l'eventuale tallone ancora da individuare nell'emulo vicentino rispetto all'originale greco, il sindaco della città nonchè Presidente "liquidatore" dell'ente nostrano, sta compiendo un'opera, forse storica, inversa.

Giocando, politicamente si intende, sul suo doppio ruolo di sindaco di Vicenza e presidente della sua provincia, finora solo geografica, il neo leader dell'Unione delle Province Italiane, UPI, sta edificando un'identità dell'area che riconosce Vicenza come suo capoluogo, finalmente e proprio mentre muore ufficialmente per risorgere, almeno in parte e molto all'italiana, sotto la nuova sigla di Area Vasta (da noi l'Ici viene sopprrssa con facilità tanto basta in paralleo cambiarle nome e sostituirla con l'Imu, la Tasi o comunque con un altro fantasioso bisillabo).

Variati raduna i sindaci e approva provvedimenti e azioni condivise con loro, va in giro (ieri ad esempio era a Trissino a firmare con sindaco e giunta il proocollo per la nuova rotatoria) per feste e inaugurazioni, promuove accordi tra conferenze dei sindaci e prefettura per il problema dei profughi, ogni settimana con la sua valigetta va a Roma almeno una volta per occuparsi sì dell'Upi, ma soprattutto dell'Area Vasta di Vicenza e...

Del suo sogno da lascito politico per i suoi tre mandati da sindaco di Vicenza, quell'Alta Capacità che rimetterebbe non solo Vicenza ma tutto il Vicentino in comunicazione col resto d'Italia e con l'Europa del nord.

Intorno al sindaco/presidente e grazie a lui, bisogna dirlo, quindi, la città di Vicenza sta scoprendo un ruolo mai storicamente avuto e mai cercato anche ai tempi di Manuela Dal lago presidente della Provincia e Enrico Hüllweck sindaco della città: quello di essere riconosciuta come capoluogo non solo geografico.

Ovviamente non basta solo il riconoscimento al vertice della funzione e del ruolo di capoluogo, la cui assenza molto ha nuociuto in passato a tutta l'area che alle occasioni importanti, politiche ed economiche, si è presentata spesso se non sempre perdente in partenza non avendo una testa e un'anima unificante.

Serve anche un molto più lungo processo che parta dalla base e che porti i vicentini geografici a sentirsi tali anche culturalmente, nel rispetto delle proprie peculiarità localmente, ma uniti per obiettivi più glocal.

Achille Variati sarà capace di promuovere anche questo inizio di processo di identificazione in in momento che verrà ricordato per i suoi fenomeni disgregativi?

Se ci riuscirà, nel medio periodo potrà lasciare in eredità la Tac (non quella che dovrebbe fare al cervello qualche collega che si ostina, per ignoranza o dettami superiori, a chiamare Tav l'Alta Capacità), ma in quello più lungo, oserei dire storico, il sindaco presidente potrebbe essere ricordato come il padre (ri)fondatore di quella Vicentinità, di cui blaterano ad ogni occasione elettorale i politici di corto corso, ma che nessuno realmente promuove al di là di slogan datati e senza respiro.


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