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Busato: se Zaia gioca a fare il “piccolo nazista dell’Illinois” sui profughi...

Di Citizen Writers Venerdi 17 Luglio 2015 alle 18:32 | 1 commenti

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Gianluca Busato, Segretario VenetoSì

Nelle vicende dei migranti consegnati da improbabili agenti di viaggio prefettizi e che rappresentano una terminazione di una nuova e particolare “filiera turistica” ieri analizzata anche con un reportage del Wall Street Journal e che oggi surriscaldano il Veneto, c’è un aspetto che non può più essere taciuto, perché qualche imbecille ha voluto farlo brillare con fuochi notturni.

Se non fosse un imbecille, infatti, direbbe a tutti chi è, mostrando la propria faccia e assumendosi la responsabilità del proprio gesto.

È evidente d’altro canto che la situazione gestita in modo opportunistico da chi ha un interesse economico nello sfruttarla, l’aspetto sociale più immediato è una sorta di guerra tra poveri, in cui tutti perdono.

Ieri abbiamo denunciato il malaffare e l’interesse politico che muove la vicenda. Oggi però, passata forse la buriana mediatica, con lo spostamento dei 101 migranti nel giardino di qualcun altro, dobbiamo andare a mettere in evidenza il pezzo grosso. Non può infatti essere giustificato chi, oltre a giocarci, soffia sul fuoco come sta facendo Luca Zaia, giustificando atti che non possono essere giustificati, come il fuoco di Quinto di Treviso, che non getta la migliore luce sul nostro territorio, anzi lo relega nell’ombra della civiltà, che tra l’altro non fa parte della nostra storia millenaria.

Ostia Zaia, il razzismo non appartiene alla nostra cultura!

Proprio la parola veneta “ostia” ne è una dimostrazione. Esso significa infatti benvenuto ed era il saluto che l’ospitante dava all’ospite. Un video presentato dai comuni rivieraschi del Sile all’Expo in questi giorni, con testimonial Red Canzian, ne dà una dimostrazione anche visuale.
Dal mondo però non verranno a visitare il Sile, se il Governatore del Veneto vi si mette a giocare al “piccolo nazista dell’Illinois”.

La cultura veneta è intrisa del concetto di ospitalità. Venezia ne è un esempio, con i suoi Fontego dei Turchi, Fontego dei Tedeschi, con l’isola di San Lazzaro degli Armeni.

L’ospitalità veneta ha poco a che fare invece con gli episodi di Quinto di Treviso. E purtroppo diventa anche un aspetto caratterizzante se il governatore del Veneto li prende ad esempio civico da difendere.

Che ci sia un problema lo sappiamo tutti, inutile nascondere la testa. Ma se un amministratore pubblico  fa il capopopolo praticamente si sconfessa da solo. Zaia non ha nemmeno la giustificazione (che tale non sarebbe) di cercare il “consenso”, in quanto è appena stato eletto.

Riconosca e dia il suo contributo fattivo per gestire il flusso migratorio (naturale o sfruttato) generato da guerre e genocidi in un continente a noi vicino. Altrimenti rinunci all’ambizione di rappresentare i veneti.

Se invece egli si mette al fianco di Forza Nuova e Casa Pound per sfruttare un disagio sociale facendolo sfociare inevitabilmente nel razzismo si rende responsabile di un’infamia senza pari, che si merita di finire nel sottoscala della storia e noi non possiamo tacerla, perché preferiamo che Treviso e il Veneto diano un’immagine diversa nel mondo.

Tutto nasce dal fenomeno politico di importazione di Salvini, che fu catapultato poco più di un anno fa in questa terra per soffocare la marea indipendentista che Plebiscito.eu e il sottoscritto avevano fatto emergere, all’attenzione di tutti.

Per fermare il Veneto che voleva agganciarsi all’Europa e staccarsi dallo stato italiano incivile, la classe politica italiana ci inoculò il re degli idioti, con il benvenuto del vicerè Zaia e da allora fu il diluvio televisivo che ben conosciamo che fece risorgere la lega nord sotto la nuova forma populista, razzista e xenofoba che oggi imperversa e che non sa risolvere alcun problema: al massimo nasconde la polvere sotto il tappeto.


Commenti

Inviato Sabato 18 Luglio 2015 alle 07:00

Per fortuna che questo Busato non ha avuto voti, ha ancora in mente che in politica prima di tutto si offende, come ha ben insegnato il fondatore del totalitarismo: V. Lenin.
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