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Pd, “cauchemar” di un militante vicentino

Di Citizen Writers Martedi 30 Giugno 2015 alle 10:42 | 1 commenti

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Adriano Verlato, componente direzione cittadina del Pd Vicenza

Sto bene, non ho grossi problemi personali e tuttavia provo un acuto senso di insoddisfazione. Mi accade da tanti anni, da quando ho scoperto la politica, fatta di responsabilità, servizio e, perché no, di resistenza. Tutto faticoso, ma che dà un senso alla vita. Il mio amore, purtroppo, non è stato corrisposto.

In sede locale non ho potuto fare alcunché con la parte avversaria e, cosa abbastanza singolare, nemmeno con quella che mi sarebbe dovuta essere più vicina. Con gli inutilizzati sono, comunque, in buona compagnia. Ma veniamo al disagio. Non sono mai stato un fan dei partiti tradizionali e quando con alcuni indimenticabili amici cominciammo a pensare ad un nuovo partito, con meccanismi interni diversi dal passato, mi ci buttai a capofitto. Furono anni bellissimi nei quali un manipolo di persone, quasi tutte di qualità, si incontrarono per anni a Roma in tutti i buchi che ci ospitavano, per costruire questo soggetto diverso da ogni altro. Al dunque, le cose andarono diversamente, ma è altra storia. Il Pd fu occupato da Ds e Margherita che ne fecero il loro feudo a seconda che nella zona ci fosse una prevalenza di uno o dell’altra. Tutte le altra provenienze , compreso quelle che non avevano un passato politico, vennero tenute ai margini e utilizzate solo come portatori di voto. Insomma, i professionisti avevano trasformato il Pd in un partito come gli altri.
Parliamo del nazionale. Veltroni era quello che più si era avvicinato al partito inclusivo, quello che ne aveva capito la ratio. Fu fatto fuori. Franceschini, pur Margherito, poteva essere una chance. Pure lui durò poco. Ci fu , poi, la segreteria Bersani. Uomo probo e onesto aveva tuttavia la vecchia mentalità della ‘ditta’. Non gli riuscì di trasformare il Pd in quello avrebbero voluto i padri nobili, né di allargarne i confini. L’esito delle politiche lo danneggiò e arrivò il ciclone Renzi. L’attuale segretario e presidente del Consiglio è per me croce e delizia. Lo ritengo inadatto a reggere la segreteria del partito anche se , la possibilità di dialogare con tutti, utilizzata dal nostro, è cosa che il Pd aveva nella sua bisaccia. La lotta continua all’interno , con la componente più a sinistra, non ha giovato al partito ,ma non è corretto attribuire tutte le colpe al segretario che si è visto criticare duramente sulla stampa per ogni decisione del governo. Il disaccordo è stato anche amplificato da tutti i talk show con una ricaduta esiziale sul partito. Lascio correre sul Veneto, ma ho trovato vergognoso che una candidatura Pd, alternativa a quella ufficiale, ci abbia fatto perdere la Liguria. Sarà contento Civati? Gli avrà fatto buon prò questa ineffabile vendetta?

Vediamo ora il problema Roma. Quanto successo in Campidoglio è stata una mazzata dalla quale sarà difficile riprendersi. Se si facesse un’analisi seria e obiettiva dei fatti non è che ne usciremmo tanto male, ma ci sono le Tv e i giornali che picchiano duro, molto duro. Marino, lo sanno tutti, è persona integerrima, anche se deve, forse, avere un carattere un po’ solipsista e tante decisioni prese nell’ultimo anno, avesse avuto l’umiltà di consigliarsi, sarebbero potute essere diverse. Renzi sembra già avere preso le distanze dal sindaco, ma si tratta di un errore che potrebbe favorire una catastrofe.. Orfini, commissario del Pd romano, aveva fatto bene ad appoggiare senza tentennamenti Marino e sbaglierebbe ora se il suo sostegno si facesse più tiepido. Vi rendete conto di cosa accadrebbe con il commissariamento della Capitale? Oltre alla figuraccia mondiale ci sarebbe un anno di campagna elettorale con infamie versus Marino e Pd e il risultato di perdere l’Amministrazione della capitale.

C’è infine il problema della scuola, strumentalizzato dai sindacati, il problema degli immigrati di difficile soluzione e , in più, bassamente utilizzato da alcuni partiti. Potrei continuare, ma, per giustificare il mio cauchemar (incubo in francese ndr) –come avrebbe detto la mia mamma- basta e avanza.

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Commenti

Inviato Mercoledi 1 Luglio 2015 alle 07:12

Il potere corrompe, lo sosteneva Giulio Andreotti e nemmeno Berlinguer è stato ascoltato; troppa voglia di carriere e poca riflessione, come ha ben dimostrato la candidata del PD nel Veneto, qualche pensierino di gestione, ma mancava una vera prospettiva politica. Fatela dimettere .
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