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Medicina di gruppo, infermieri Ipasvi: occasione per distribuire fondi pubblici?

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 23 Aprile 2015 alle 14:55 | 0 commenti

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La presa di posizione degli infermieri veneti IPASVI sulla Medicina di gruppo integrata

Gli oltre 35 mila infermieri del Veneto chiedono la ridefinizione del modello base di “Medicina di gruppo integrata” (Mgi), che la Regione Veneto sembra intenzionata a varare dopo aver raggiunto l’accordo con i sindacati dei medici.

Lo fanno per bocca del presidente e del vice presidente del Coordinamento dei Collegi degli infermieri del Veneto (IPASVI), rispettivamente, Luigino Schiavon e Federico Pegoraro, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Vicenza presso la sede del locale Collegio, in Viale Trieste.

Dal punto di vista degli infermieri con questo accordo ci si è dimenticati per l’ennesima volta dei cittadini e delle loro necessità.

Il modello organizzativo indicato nell’accordo –sottolinea l’Ipasvi- prevede I’aggregazione dei medici in apposite strutture di “Medicina di gruppo integrata” con il fine di garantire presenza medica, infermieristica e amministrativa nelle 12 ore. Riceveranno prevalentemente su appuntamento con l’intento di sgravare, i singoli Pronto Soccorso dai cosiddetti “codici bianchi”.

Queste strutture prevedono la presenza di un infermiere ogni 3.600 assistiti, mentre secondo le stime Ipasvi un simile tipo di organizzazione, per garantire efficienza e appropriatezza delle cure, dovrebbe prevedere non più di 3.000 assistiti per infermiere.

L’auspicio dell’Ipasvi è che l’accordo venga ripensato, prevedendo che presso ogni Medicina di gruppo integrata venga strutturato un ambulatorio infermieristico che risponda ai bisogni dei pazienti, coordinandosi con i servizi domiciliari che, questi sì andrebbero ulteriormente potenziati investendo ulteriori risorse, così come sempre più richiesto dai cittadini.

L’accordo stipulato dalla Regione Veneto con i medici di famiglia stanzia 25 milioni di euro l’anno per quattro anni, per un totale di 100 milioni di euro che, secondo Ipasvi, sarebbero stati meglio investiti con una assistenza sanitaria territoriale attenta ai bisogni di salute dei cittadini e in grado di adeguare alle loro necessità i propri servizi.

In tempi di spending review, gli infermieri veneti si chiedono quali servizi verranno sacrificati o ridotti per reperire tali risorse.


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