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Indagine Fondazione Impresa: Pmi del Nord-Est più vicine all’uscita dal tunnel

Di Rassegna Stampa Lunedi 24 Agosto 2015 alle 12:02 | 0 commenti

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Se la crisi fosse come un tunnel lungo 100 metri, le Pmi del settore manifatturiero ne avrebbero percorsi già 80,3 e le più vicine all’uscita sarebbero quelle del Nord-Est, anche se il balzo in avanti più consistente (rispetto alla rilevazione precedente relativa all’ultimo semestre 2014) è stato messo a segno dalle Pmi del Nord-Ovest. Timidi segnali positivi arrivano anche dal Sud: ordini, produzione ed export ritrovano il segno “più”. Ancora in difficoltà il commercio, che resta nelle retrovie del “tunnel”, e l’artigianato.

Lo rivela l’indagine di Fondazione Impresa sullo stato di salute, nel primo semestre 2015, delle aziende con meno di 20 dipendenti. 

Le incognite non mancano, dalla Cina alla Russia. Ma per le imprese al di sotto dei 20 addetti la luce in fondo al tunnel appare sempre meno sfocata, anche se con diverse gradazioni a seconda del settore. Anzi, per il 36% del campione di circa 1.200 aziende intervistate la crisi è già alle spalle. Lo rivela l’Osservatorio congiunturale di Fondazione Impresa sul primo semestre di quest’anno. Se la crisi fosse visualizzabile come una galleria lunga 100 metri, a fine giugno le “piccole” ne hanno percorsi, in media, 68,4 con un balzo di 5,9 metri, il più lungo dall’inizio dell’inversione di tendenza registrata un anno e mezzo fa.
Restringendo il focus sui settori, si scopre che le imprese del manifatturiero avanzano di 7,5 metri e raggiungono quota 80,3, sorpassando i servizi. Questi ultimi percorrono invece 5,8 metri e devono accontentarsi della seconda posizione a 78,9 metri. Il manifatturiero segna, infatti, i migliori risultati rispetto ai sei mesi precedenti: la produzione è aumentata dello 0,6%, il fatturato è cresciuto dello 0,4% e l’export del 2 per cento. Al di sotto della media si situano invece l’artigianato, che guadagna 6 metri e si attesta a 65,5, e il commercio che resta nelle retrovie con un gap di 25 metri rispetto alla piccola impresa.
«Il settore - sottolinea Daniele Nicolai, economista di Fondazione Impresa, tra i curatori della ricerca - risente soprattutto degli aspetti ancora vulnerabili dell’economia, come la domanda interna ancora debole e i redditi familiari ai minimi». A livello complessivo il posizionamento nel tunnel registrato nel primo semestre mostra segnali incoraggianti e supera di 1,6 metri quello rilevato nella seconda parte del 2011, prima della nuova ondata di crisi.
Sul territorio continua a primeggiare il Nord-Est, che ha percorso 5,5 metri a quota 78,1, e recupera terreno il Nord-Ovest: per queste imprese si verifica la risalita più ampia, pari a 8 metri. Più distanti le aziende del Centro, mentre il Sud continua ad arrancare a circa 56 metri, oltre 20 in meno rispetto alla testa della classifica, anche se produzione (+0,1%), ordini (+0,2%) ed export (+0,6%) fanno finalmente registrare il segno “più”.
Cresce invece il numero di aziende che si sentono già fuori dal pericolo. Se in media più di una su tre ritiene di aver superato la fase di recessione, il sentiment varia a seconda dei settori, con una forbice che va dal 47% della piccola impresa manifatturiera al 22% del commercio. Sul territorio trovano conferma le differenze tra Nord e Sud, con il Nord-Est in leggero vantaggio sul Nord-Ovest. Un ulteriore 36% prevede di uscire dal tunnel entro quest’anno, con frequenza più elevata per le “piccole” del manifatturiero. Nel settore del commercio, invece, la maggioranza vede la crisi alle spalle solo nel 2016. I più ottimisti sono gli imprenditori del Nord, mentre permane un certo pessimismo nel Mezzogiorno, dove solo poco più di un’impresa su quattro conta di uscire dalla recessione entro il 2015.
Timidi segnali di aumento anche dal fronte dell’occupazione, favorita dalla decontribuzione totale sul costo del lavoro per tre anni introdotta nel 2015. Nel primo semestre gli occupati della piccola impresa manifatturiera sono cresciuti su base congiunturale dello 0,3% rispetto alla media nazionale dello 0,1 per cento. A seguire i servizi, che segnano +0,2%, e l’artgianato con un timido +0,1%, mentre per il commercio la variazione è stata nulla. A registrare l’aumento maggiore sono state le imprese del Nord-Ovest (+02%), mentre è stabile il Mezzogiorno dopo lunghi periodi con segno negativo. Nel 63,5% dei casi le imprese con meno di 20 dipendenti hanno assunto nuovo organico a tempo indeterminato, con una forbice che va dal 74% del manifatturiero al 46% del commercio.
«È un segnale - conclude Nicolai - che indica la sostanziale validità dello sgravio contributivo e rafforza le decisioni aziendali che erano comunque guidate dall’esigenza di introdurre in azienda personale in pianta stabile»
Prova ne è che il 41% delle imprese che hanno assunto a tempo indeterminato avrebbero scelto questa forma contrattuale anche senza l’incentivo.

di Chiara Bussi da Il Sole 24 Ore

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