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Inceneritori in Veneto: fronte del no compatto con mozioni regionali e comitati. Ma c'è l'incognita Zaia e Renzi

Di Pietro Rossi Giovedi 20 Agosto 2015 alle 17:53 | 0 commenti

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Prima il piano regionale sui rifiuti, approvato dalla Regione Veneto lo scorso aprile, che prevede lo smaltimento annuo di 150 mila tonnellate, poi il decreto "sblocca Italia" che indica la necessita di attivare un nuovo inceneritore per la stessa quantità di rifiuti. Infine il proclama "ecologista" di Zaia che dice che i veneti sono "ricicloni" e non hanno bisogno di altri inceneritori. Per forza, la sua intenzione forse non è farne di nuovi, ma riaprire uno fermo (Ca del Bue) e potenziare uno in funzione (Schio). Ma stanno già nascendo iniziative e comitati. A Schio sembra stia per diventare realtà la (ri)proposta di mettere Ezio Orzes - assessore ambiente a Ponte delle Alpi, il Comune più riciclone d'Italia - a capo della AVA, la società che gestisce l'inceneritore. In Regione, invece è già pronta la prova del nove per Luca Zaia.

A breve il Movimento 5 Stelle che siede a Palazzo Ferro Fini presenterà infatti una mozione in consiglio regionale per portare davanti alla corte costituzionale il decreto "sblocca Italia". "È vero ciò che dice Zaia, il Veneto è una delle regioni più virtuose, ricicliamo fino al 70% per questo bruciare altra immondizia è inutile oltre che dannoso - spiega il consigliere regionale pentastellato Erika Baldin - vediamo quindi se voterà questa mozione e se è veramente contrario a questi inceneritori".
Se da una parte l'Europa punta alla raccolta differenziata, dall'altra il governo italiano considera "insediamenti strategici di interesse nazionale gli inceneritori". E se Luca Zaia da una parte dice di non volerne più, dall'altra non esclude di aumentare il carico di monnezza da smaltire riaprendo l'inceneritore di Ca' del Bue a Verona - per la gioia di AGSM, municipalizzata del Comune con a capo il suo ex-collega di partito Flavio Tosi - e magari passando sopra anche al fatto che la AVA, la società che gestisce l'inceneritore di Schio, voglia ampliare la seconda linea, dopo il rifacimento della prima che a breve porterà 92 mila tonnellate di rifiuti nel sito al posto delle attuali 72 mila.
I rifiuti, d'altra parte, sono un business fatto di sovvenzioni e di tutto un indotto legato a delle lobby ben precise. A Schio, dopo anni di governo di centro-sinistra è però arrivato da un anno Valter Orsi che con la sua lista civica ha scalzato la roccaforte Pd. Dal punto di vista dei rifiuti la sua si è dimostrata una politica "riciclona", tanto da proporre, lo scorso luglio, la candidatura a presidente di AVA l'assessore bellunese Ezio Orzes, noto per la sua politica sul riciclo nel Comune in provincia di Belluno in cui è assessore: Ponte delle Alpi, palma d'oro sul riutilizzo dei rifiuti in Italia. Una scelta però contrastata dai alcuni dei 32 sindaci soci di AVA. A fine agosto, Orsi e le componenti che lo appoggiano, vogliono però riprovarci. Entro settembre, infatti, ci sarà la nomina del nuovo Cda in AVA. Orzes potrebbe farcela, se la linea che lo vuole amministratore unico (con azzeramento del Cda) dovesse passare, e con lui la scommessa di portare la raccolta differenziata dell'Alto Vicentino all'80%.
Per dare l'idea di come funzioni il business dei rifiuti e di come vengono fatti i calcoli su quanti rifiuti il Veneto dovrebbe bruciare, basta analizzare l'attività dell'inceneritore di Schio. L'impianto raccoglie la spazzatura di 31 comuni della zona più i sette dell'Altopiano di Asiago. Nel 2004 - dati forniti da Diego Bardelli, ex presidente AVA, la raccolta in quest'area si aggirava sulle 40 mila tonnellate all'anno e 10 anni dopo, nel 2014 è passata a 17.500 tonnellate. Un crollo verticale, ottenuto principalmente grazie all'incremento della raccolta differenziata.
Nell'Alto Vicentino i movimenti contro l'inceneritore, considerato nocivo e per niente sostitutivo alle discariche (con gli inceneritori non spariscano le discariche, per ogni tonnellata di materia bruciato restano 1/3 di residui che vanno in discarica) stanno raccogliendo e presentando petizioni nei vari comuni per chiedere analisi del territorio ed un maggior controllo del impianto. In Consiglio Comunale, invece, è già pronta una mozione contro l'ampliamento della seconda linea.
Tutti gli sforzi, però, potrebbero risultare vani senza un appoggio politico regionale e, anche con quello - ma questo Zaia lo sa bene - Renzi potrebbe forzare la mano su ogni decisione. L'articolo 35 dello Sblocca Italia definisce infatti i termovalorizzatori "infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell'ambiente". Che tradotto significa: decidiamo noi.


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