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Droghe per i giovani, una cavolata?

Di Citizen Writers Mercoledi 5 Agosto 2015 alle 11:04 | 0 commenti

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Riceviamo da Italo Francesco Baldo e pubblichiamo

“Una cavolata” così si è scusato con la madre il puhser (spacciatore coinvolto nel traffico illegale di droga) che ha venduto l’ectasy al minorenne, poi morto, alla discoteca Cocoricò. Un coro d’indignazione, secondo le consuete abitudini del politically correct, ha investito il locale di Rimini e alla fine il Questore ne ha dichiarato la sua chiusura.

In fondo che cosa volete che sia: un minorenne va da Città di Castello (Perugina) a Rimini, circa 150 chilometri, per trascorrervi con il permesso ovviamente di papà e mamma la notte in discoteca. Un premio per la promozione, per il compleanno, forse perché non si poteva dire di “no” o come accade spesso perché “così fan tutti…i genitori”. Era un bravo ragazzo e chi non lo è oggidì; nulla lasciava presagire, si dice poi, che quel ragazzino con l’aria ingenua propria di un minorenne potesse comportarsi nel modo con cui si è comportato. I costi, sostenuti dalla famiglia o frutto della paghetta settimanale, erano destinati ad un divertimento, ossia all’uscita dalla solita routine della cittadina perugina.  Non più la febbre del sabato sera, ma della domenica appena iniziata, ha visto gli occhi ingenui di fronte ad una delle meraviglie del mondo della notte, dove si può acquistare,   alcuni dicono solo all’ingresso, altri dovunque, ogni sorta di possibile sostanza per lo sballo, che i gestori cercano, dicono, impedire in tutti i modi possibili. Ciò accade anche in tantissime altri locali da Jesolo a Catania, e tutto va bene, madame la Comtesse, se il mattino vi sono solo degli storditi e degli ubriachi, ma spesso vi sono ragazzi con coma etilico, con stordimenti che passano a fatica e qualche, disgraziatamente, decesso.

Improvvisamente un coro si leva a giustificazione di tutto e di tutti.  Il ragazzino di 16 anni, una povera vittima: mai si sarebbe sospettato che potesse acquistare pastigliette, non sapeva nemmeno che cosa fossero in realtà. L’età lo assolve e così lo assolvono un po’ tutti, anche dal pulpito delle strazianti esequie. Quando muore qualcuno, giovane o vecchio che sia, sempre un lutto è e di fronte alla morte tutti si devono inchinare.

La polizia indaga e trova il pusher, l’angelo della morte, anche lui giovanissimo e anche lui in fondo un buon ragazzo che aveva solo una pastiglia da vendere (?). La madre ben comprende la gravità; il figlio afferma c di aver fatto “una cavolata”, come definisce il Dizionario di “La Repubblica” (lo si legga on line) una sciocchezza, compiuta senza adeguata riflessione razionale. Insomma un’ingenuità, che è praticata, pure questa, da molti dentro e fuori le discoteche, nei parchi, davanti alle squole.  

Sui giornali e nei mass media, nella Rete un dibattito senza fine, dove esperti sociologi, psicologi, educatori, politici e perfino il nuotatore Sabbioni, finiscono con il giustificare il tutto e spendono parole di circostanza per i genitori che hanno perduto il figlio e dopo versano lacrime di dolore.

Solo la madre del pusher si chiede se abbia sbagliato nell’educazione, ma purtroppo l’educazione familiare è spesso contrastata dalla strada, dagli amici e perfino dalla scuola con docenti che apertamente si schierano per l’uso di droghe, dicono, leggere, forse loro stessi consumatori.

Non si ha il coraggio e l’intelligenza di dire che è MALE vendere droghe di qualsiasi tipo e genere, che è MALE permettere ai figli minorenni di andare in certi locali, che è MALE far finta che tutto sia giustificabile sempre e comunque. Perfino i deputati vogliono le droghe leggere permesse, come se con questo si abolisse l’uso delle altre.

Non restano che le lacrime e sono lacrime di dolore da rispettare, ma forse non sarebbe stato meglio che qualche lacrima di minorenne fosse versata perché non aveva ricevuto il permesso, spesso accordato di malavoglia, di andare in discoteca?

Leggi tutti gli articoli su: Droga, Italo Francesco Baldo, Discoteca

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