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Creazzo, #tourdeicomuni del M5s contro i tagli agli enti locali

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 23 Febbraio 2015 alle 21:18 | 0 commenti

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Movimento 5 Stelle Creazzo - Il 21 febbraio è partito il #Tourdeicomuni lanciato con un ben preciso intento: dare battaglia ai tagli previsti per gli enti locali. Tagli, secondo il leader del Movimento Cinque Stelle, che si assesterebbero a quattro miliardi di euro per il solo anno 2015. Una cifra, questa, che costringerebbe tanti Comuni e molte Regioni italiane a tagliare servizi essenziali per i cittadini, soprattutto nel settore della sanità, con pesanti ripercussioni.

Il M5S Creazzo, aderendo all’iniziativa, impegna Il Sindaco e la Giunta di:

attivarsi presso l'ANCI regionale del Veneto di coordinare una serie iniziative di protesta che vedano coinvolti i Comuni del Veneto al fine di sensibilizzare i cittadini della gravità della situazione; intervenire presso la Presidenza della Repubblica, per la parte di competenza e presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per le azioni conseguenti al fine di: ripristinare integralmente i trasferimenti tagliati con la legge di stabilità per l’anno 2015; non applicare ulteriori tagli, negli anni futuri, fino a quando lo sforzo richiesto in termini percentuali agli enti locali non sia stato sostenuto anche dagli altri organi dello Stato; garantire agli enti locali i tempi necessari per una programmazione seria, fornendo leggi certe sull’ammontare delle risorse di cui potranno disporre nell’anno seguente entro la fine del mese di ottobre, in modo da permettere di approvare i bilanci previsionali entro il 31/12 di ogni anno; non variare i trasferimenti a loro disposizione, così come le norme sulla fiscalità locale, sull’esercizio in corso.

Premettiamo che negli ultimi anni i Governi centrali che si sono succeduti, tagliando per contenere la spesa pubblica, hanno strangolato l’economia degli enti locali giungendo ad un livello di insostenibilità tale da pregiudicare seriamente le ormai già esigue spese dei bilanci comunali destinate al welfare con particolare riferimento al sostegno delle fasce sociali più deboli;

E’ chiaramente molto facile e demagogico vantarsi di ridurre la pressione fiscale tagliando i trasferimenti agli enti territoriali; occorre considerare che il comune è percepito da larghe fasce della popolazione come l'ente più vicino ai cittadini e il sindaco rappresenta una figura di riferimento in quanto rappresentante dello Stato. Il Sindaco è, soprattutto, l'ultimo baluardo in difesa dei diritti dei più deboli.

I servizi sociali, infatti, da sempre assorbono la maggior parte delle risorse di cui dispongono in comuni: minori senza famiglia, anziani, disabili, emergenza casa. Sono tutte realtà alle quali i comuni cercano di dare una risposta.

L’ammontare dei tagli significa una riduzione dei servizi che si ripercuote inevitabilmente sui più deboli; in una prima fase, infatti, gli amministratori hanno tagliato ciò che era importante, ma non fondamentale per la tenuta sociale: cultura, commercio, sport, viabilità, turismo e così via (si fa un gran parlare di cultura e turismo, ma quasi nulle sono ormai le risorse che i comuni riescono a destinare ogni anno agli assessorati competenti).

L’emergenza ora riguarda i servizi sociali ed educativi. Ormai le amministrazioni non sono in grado neppure di garantire i servizi primari.

Un ulteriore elemento di difficoltà per i Comuni è l'incertezza nella quale vengono costretti a lavorare, dal momento che ogni anno viene cambiata la fiscalità locale e le informazioni definitive sulle risorse di cui i Comuni potranno disporre arrivano sempre ad anno ampiamente iniziato. Ciò rende del tutto aleatorio, se non impossibile, strutturare una programmazione seria e pluriennale e chiudere il bilancio preventivo entro la data prevista dalla legge, ovvero il 31 dicembre;

I sindaci si sono ritrovati soli e hanno provato a protestare come potevano, per cercare di far capire ai cittadini cosa stava accadendo, così come accaduto;

Solo per fare un piccolo esempio il comune di Isola Rizza, 3.300 abitanti in provincia di Verona, ha deciso di chiudere per tre giorni, in segno di protesta, le porte del municipio. Il sindaco vuole fare capire come la misura sia ormai colma.

Alcuni numeri: nella legge di stabilità per l’anno 2015 dei 16,6 miliardi di euro di tagli di spesa, ben il 49 per cento ovvero 8,1 miliardi sono a carico di comuni, province e regioni: si tratta di una quota decisamente superiore al peso che le amministrazioni locali hanno sul totale della spesa pubblica (29%). Volendo fare un confronto, i tagli alle amministrazioni locali è pari al quadruplo di quanto tagliato ai ministeri (2 miliardi nel 2015). Il contributo maggiore è quello richiesto alle regioni (4 miliardi), laddove 1,2 miliardi è il taglio del fondo di solidarietà comunale e 1 miliardo (che salirà a 2 miliardi nel 2016 e 3 miliardi dal 2017) è il contributo richiesto alle province e città metropolitane; nella valutazione occorre considerare anche i tagli decisi dal 2015 con il decreto-legge n. 66 del 2014;

Gli enti locali in questa fase debbono anche far fronte all’avvio del fondo per i crediti di dubbia esigibilità, previsto dall’armonizzazione contabile, che equivale ad un taglio di spesa 1,9 miliardi annui a partire dal 2015 e rientra nel calcolo del saldo obiettivo ai fini del patto di stabilità.

Le difficoltà assumono certamente una dimensione finanziaria, con risorse sempre più scarse disponibili in bilancio, ma sono dovute anche ad un quadro normativo incerto, confuso e in definitiva restio nel valorizzare compiutamente l’autonomia degli Enti locali.

La condizione di crescente difficoltà, sia sul piano programmatico che in fase gestionale, resa ancora più delicata dal ruolo di “gabelliere dello Stato” affidato negli ultimi anni dal Governo centrale ai Comuni, di fatto obbligati ad aumentare in misura significativa le imposte locali senza però essere nelle condizioni di poter offrire maggiori servizi ed investimenti alle comunità di riferimento.

Esclusi alcuni fattori intervenuti sul piano contabile e la componente inflazionistica, negli ultimi anni il trend della spesa corrente comunale evidenzia una crescita pressoché nulla, accompagnata da una drastica contrazione degli investimenti, soprattutto a causa dei vincoli sempre più stringenti imposti dal Patto di Stabilità Interno». Tale situazione si rivela ogni giorno sempre più insostenibile per la tenuta del patto sociale che tiene insieme i cittadini italiani.

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