BPVi, Iorio: resteremo banca veneta e Zonin non lascia la nave...
Lunedi 13 Luglio 2015 alle 23:11 | 0 commenti
L'ad della Popolare di Vicenza Francesco Iorio dice che la quotazione in Piazza Affari è l'unica strada possibile per realizzare con successo un consistente aumento di capitale. Conferma che le ispezioni di Bce e Consob si stanno concertando sui fondi Optimum e dice che queste operazioni avranno un impatto già sulla semestrale di fine agosto. Zonin non lascerà la presidenza in occasione della trasformazione in spa in ottobre: "Lascerò presto, ma non abbandono la nave nel mezzo della tempesta".
Mantenere il cuore e la mente della Banca Popolare di Vicenza dove sta oggi: in Veneto. Perché «perdere una banca a Vicenza e in Veneto sarebbe la cosa peggiore che possa capitare a questo territorio». A poche settimane dal suo insediamento al vertice di BpVi, l’amministratore delegato Francesco Iorio si è oggi presentato alla stampa, e ha così potuto chiarire il senso del comunicato della scorsa settimana in cui si annunciava la quotazione in Borsa. Un comunicato che secondo Iorio non è stato del tutto compreso nella sequenza logica degli eventi di cui trattava: trasformazione in spa, aumento di capitale, sbarco in Piazza Affari. Così, se la strada della Borsa è dettata dalla necessità di varare con successo un consistente aumento di capitale, l’obiettivo finale che Iorio si pone è quello di salvare l’anima di BpVi. Una banca, dice il manager ex Ubi, che «nei propri libri si è caricata di un costo sociale», perché quando «gli altri tagliavano i fidi, questa li dava». Il presidente Gianni Zonin, seduto al suo fianco, annuisce e aggiunge: «Soprattutto negli anni tra il 2009 e il 2011 noi abbiamo aiutato tanti, perché non guardiamo solo al profitto ma a come sostenere il territorio. Chissà quante altre tragedie come quella di Maschio – afferma – sarebbero capitate se non avessimo agito così».
Insomma, la scommessa della BpVi di Iorio è di continuare ad essere popolare nonostante la trasformazione in spa e la quotazione in Borsa. Sogno che secondo l’ad può diventare realtà , perché istituti come «Ubi o il Banco hanno già i fondi nel proprio azionariato ma restano banche di territorio». Il cammino per garantire un futuro di questo tipo alla banca (evitando quindi che venga risucchiata all’interno di qualche grande gruppo italiano, o peggio ancora straniero) è però irto di ostacoli, e passa attraverso un crono-programma che Iorio scandisce così: semestrale a fine agosto, trasformazione in Spa a ottobre, aumento di capitale a febbraio, Piazza Affari a marzo. Ma la parte finale della sequenza non è ancora stabilita: «Io propenderei per fare l’aumento immediatamente prima della quotazione – dice il top manager – ma si può anche fare immediatamente dopo o in contemporanea. Ogni variante ha i pro e i contro» che saranno esaminati nei prossimi mesi.
Di certo – e con questo chiarimento Iorio risponde anche ai dubbi sollevati dal consigliere e presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto – la scelta della Borsa è inevitabile. «Noi non scegliamo la Borsa tout court e posso anche concordare sul fatto che questo non sia il momento migliore – risponde Iorio – ma ciò che detta i tempi è l’aumento di capitale». E solo «lasciando che sia il mercato a fissare il prezzo delle azioni» si troveranno investitori  pronti a scommettere su una banca «che resta a tutt’oggi molto attrattiva». È evidente, aggiunge l’ad, «che si sono dei problemi», ma li supereremo «se il territorio capirà l’importanza di tenere una banca in Veneto». Perciò il suo invito, a tutti gli imprenditori vicentini «soci e non» è di sottoscrivere l’aumento: «Io lo sottoscriverò» annuncia il manager, che nelle prossime settimane trasferirà pure la famiglia a Vicenza, perché immagina di vivere in questa città «almeno per il prossimi 7 o 10 anni, e comunque risiedere in loco credo sia una necessità per chi amministra una banca del territorio».
Iorio non anticipa le cifre della semestrale che sarà approvata a fine agosto, ma lascia capire che in quel documento emergerà con chiarezza l’urgenza di un aumento di capitale «che non è causato dalle rettifiche, ma che servirà a tenerci ampiamente sopra ai livelli patrimoniali richiesti dalla Bce, così da poter mantenere autonomia nelle scelte». Dopo la quotazione in Borsa, tuttavia, l’orizzonte non prevede necessariamente lo stand-alone: «Fin dal giorno dopo – dice – io sono qua, disposto a fare le scelte che riterrò migliori per la banca». L’ipotesi regina resta Montebelluna, ma Iorio a titolo di esempio fa anche altri nomi: Bper, Creval, Sondrio, Carige. Questo perché «ogni fusione dovrà avvenire alla pari, con un istituto di pari livello». Sicuramente «non ci fonderemo né con Ubi né con Unicredit», né con altri grandi gruppi, «perché non dobbiamo diventare l’area Veneto di un grande gruppo bancario». Proprio in ragione del fatto che la banca di territorio è quella che sostiene le imprese «anche quando le cose vanno male».
Per quanto riguarda il ricambio nel management, oggi BpVi ha annunciato l’ingresso di Alberto Beretta (ex Bpm) in qualità di responsabile della Divisione Crediti, e Iorio spiega che la campagna acquisti non è finita, che «ci saranno altri nuovi ingressi», e che comunque «ho trovato un approccio molto positivo con i manager che erano già presenti in BpVi». Discorso che ovviamente non si estende agli ex manager che sono usciti da poco, a cominciare dall’ex ad Samuele Sorato. Iorio ha infatti confermato che le operazioni come quella coi fondi Optimum sono «oggetto di verifiche da parte di Consob e Bce. Noi – ha aggiunto – stiamo portando avanti una due diligence molto seria sia sul piano finanziario che su quello legale, e se emergerà che non sono stati rispettati i principi di sana e prudente gestione, faremo tutto il necessario per tutelare gli interessi della banca». La parola “azione di responsabilità †non viene utilizzata solo perché tecnicamente questa forma di tutela può essere indirizzata verso i componenti del cda, ma Iorio anticipa che queste operazioni sospette «avranno un impatto già sulla semestrale di fine agosto».
A livello di piano industriale, infine, Iorio spiega che come richiesto dai sindacati, ogni precedente scelta verrà ridiscussa alla luce delle nuove strategie, ma che il taglio di 150 filiali «mi sembra una decisione strategicamente corretta». Il presidente Zonin non nasconde che il cambio di rotta con il nuovo manager è radicale, ma «dobbiamo adeguarci alle mutate condizioni. Oggi l’errore sarebbe non capire che tutto è cambiato da quando noi pensavamo di stare lontani dalla Borsa. Oggi – aggiunge – la strada da seguire è quella indicata dal dottor Iorio». Zonin infine apre le braccia a eventuali operazioni che coinvolgano le Fondazioni bancarie al plurale: non solo la Cariverona di Paolo Biasi, ma anche la Cariparo di Antonio Finotti. Tuttavia dice che le prossime settimane non sono quelle giuste per fare scelte strategiche: «Non ho ricordi in questo paese di decisioni che siano state prese ad agosto. Intanto lasciamo che passi l’estate, e dal primo di settembre – afferma – inizieremo a discutere di tutto». Inoltre Zonin, che ad aprile in assemblea aveva annunciato le proprie dimissioni in concomitanza con la trasformazione in spa, ora rinvia l’addio: «Lascerò la banca in tempi rapidi – fa sapere – ma non abbandono la nave nel mezzo della tempesta. Per un po’ resto perché devo difendere l’interesse dei soci».
@dpyri
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