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25 aprile, Partito Comunista d'Italia Vicenza tra Poncina, Napolitano e Traforti

Di Citizen Writers Sabato 25 Aprile 2015 alle 15:33 | 1 commenti

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Giorgio Langella, Segretario Partito Comunista d'Italia Vicenza

Vorrei ringraziare la prof.ssa Carla Poncina per la bella orazione che ha pronunciato durante la manifestazione vicentina di oggi, 25 aprile. Parole chiare e inequivocabili che contrastano con le "narrazioni", oggi molto di moda, che vorrebbero una equiparazione impossibile tra chi ha lottato per una Patria, finalmente liberata dai nazifascisti, dove diritti dei lavoratori e giustizia potessero trionfare e chi faceva dell'odio razziale il proprio credo.

La professoressa con la sua orazione ha dato una lezione a tutti i fautori di quel revisionismo che tende a confondere il bene dal male in un indistinto grigiore.

Abbiamo letto sul Corriere della Sera di ieri, 24 aprile 2015 a pagina 22, le parole dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “la visione condivisa della Resistenza cominciò quando Togliatti schierò il PCI nel fronte antifascista”. L'autore dell'articolo ci fa sapere che la voce di Napolitano “si è incrinata” e che l'ex capo dello Stato “si è commosso”.

A fronte di parole che in maniera subdola insinuano il dubbio che la scelta di campo dei comunisti italiani sia arrivata chissà quando, sarebbe corretto porre alcune domande al senatore Napolitano. È proprio sicuro delle sue affermazioni? Cosa intende dire con le parole “... quando Togliatti schierò il PCI nel fronte antifascista”? Vuole, forse, sostenere che, per lo meno per un periodo, i comunisti fossero stati ambigui e non si fossero, fin dall'inizio, schierati contro Mussolini e il fascismo? Le parole di Napolitano sono antistoriche e imbarazzanti soprattutto per uno che, come lui, è vissuto grazie al ruolo che il Partito Comunista gli ha garantito per troppi anni.

Noi, invece, vogliamo gridare una verità “leggermente” diversa e inconfutabile: il PCI fu la principale forza organizzata della Resistenza. I Comunisti Italiani furono sempre alla testa della lotta contro il fascismo fino dagli anni '20. Lo sono ancora nei confronti del fascismo più o meno “temperato” che bisogna affrontare ogni giorno, contro la xenofobia e il razzismo che stanno crescendo nel paese. Lo sono ancora contro i cambiamenti che stravolgono la Costituzione (basti pensare all'introduzione in essa del pareggio di bilancio), contro le leggi sul lavoro che rendono inefficaci gli articoli che stabiliscono i diritti dei lavoratori e il ruolo sociale dell'impresa. Lo sono sempre opponendosi a una legge elettorale fortemente antidemocratica che il partito del quale Napolitano oggi fa parte (e che lui stesso dichiara necessaria) vuole imporre a qualsiasi costo (anche con il ricorso alla fiducia) umiliando il ruolo del parlamento. Esempi di un revisionismo tendente a cancellare aspetti decisivi della democrazia nel nostro paese, riportandoci ai tempi cupi della  fascistizzazione della società. Lo sono contro le decisioni della Nato e dei governi della UE di appoggiare il governo Ucraino che è sostenuto e formato da partiti e organizzazioni dichiaratamente naziste. Un governo, quello golpista di Kiev, che non esita a massacrare le popolazioni del Donbass utilizzando battaglioni di sedicenti “volontari” che esibiscono simboli e bandiere naziste.

Da sempre e per sempre i comunisti furono antifascisti e partigiani. Molti di loro hanno partecipato alla guerra di Spagna in difesa della democrazia e nel tentativo di fermare l'onda montante del nazifascismo in Europa. Vogliamo  ricordare, tra i tanti che sono stati perseguitati e uccisi dai fascisti, Antonio Gramsci, Luigi Longo, Pietro Secchia, Camilla Ravera, Eugenio Curiel, i fratelli Giancarlo e Giuliano Pajetta, Giuseppe Di Vittorio, Umberto Terracini, Giovanni Pesce e Onorina Brambilla, Dante Di Nanni, Ferrer Visentini … 

Da sempre e per sempre antifascisti, prima, durante e dopo la guerra di Liberazione come i partigiani che ci hanno lasciato in questo ultimo anno: Quirino Traforti, Giuseppe Farina, Franco Busetto.

Esemplare fu la vita di Quirino Traforti al quale abbiamo voluto intitolare la Federazione vicentina del Partito Comunista d'Italia e che, oggi, vogliamo brevemente ricordare. Non ancora sedicenne sopravvisse alla fucilazione e al colpo di grazia che la sbirraglia nazifascista gli destinò durante il rastrellamento della Piana di Valdagno. Dopo poche settimane tornò di nuovo in montagna a combattere con le armi i nazifascisti che infestavano la Valle dell'Agno. Finita la guerra dedicò la sua vita perché la Costituzione venisse applicata. Quella Costituzione che, come sosteneva Calamandrei, proprio lui, Quirino, il combattente partigiano, aveva scritto con l'azione e la lotta. Operaio tessile e delegato sindacale lottò per la dignità dei lavoratori e i loro diritti. Non piegò mai la testa e non si vendette quando i padroni tentarono di comprarlo. Fu licenziato e dovette inventarsi un nuovo lavoro per mantenere la famiglia. Non rinnegò mai i propri ideali e fu comunista tutta la vita. Combattè contro la malattia che lo accompagnò negli ultimi anni e che non riuscì né a fiaccarlo né a impedirgli di continuare a partecipare alla lotta per i diritti dei lavoratori, dei pensionati e contro la deriva autoritaria del paese che vedeva crescere e che spiegava con parole chiare e severe.

Quirino, affrontando a viso aperto la malattia, era solito dire: “Sta tento ... Gò fato la guera ai tedeschi e ai fasisti, i me gà fusila' e mi gò continuà a combatarli ... A gò lotà contro i paroni, i me gà licensia' e mi gò continua' a combatarli ... E deso ti te pensi par davero che no gapia la forsa de afrontare 'sta 'robeta'?” (“Presta attenzione … Ho fatto la guerra contro tedeschi e fascisti, mi hanno fucilato e ho continuato a combatterli … Ho lottato contro i padroni, mi hanno licenziato e ho continuato a combatterli … E, adesso, pensi veramente che non abbia la forza di affrontare questa 'robetta'?”). Sono le parole di chi è stato abituato a schierarsi e lottare, di chi è stato partigiano durante la guerra e lo sarà per sempre.

Le parole di Napolitano, insinuando il dubbio su un ipotetico ritardo di una decisione presa “dall'alto” riguardante la scelta di campo da parte dei comunisti, suonano come un insulto verso tutti quei compagni che hanno combattuto, primi fra tutti, il fascismo in tutte le sue forme. La storia non è quella che oggi vorrebbero raccontarci nascondendo la realtà dei fatti con un  revisionismo che mescola tutto in una nebbia che non permette distinzioni.

La Storia è quella che Quirino Traforti, le compagne e i compagni che abbiamo voluto ricordare hanno forgiato con le loro vite, la loro lotta, il loro pensiero.

Ora e sempre Resistenza.


Commenti

Inviato Sabato 25 Aprile 2015 alle 20:54

Quello che sostiene la Meloni lo ha già fatto la sinistra italiana tutta, allargando a vari gruppi che sono stati alleati dei nazisti (accordo da Adolf Hitler ed il Gran Muftì di Gerusalemme, Amin al Husseini) e costringendo oggi la Brigata Ebraica a sfilare scortata a Milano (è libertà questa?). Le ricordo che la Brigata Ebraica diede un tangibile contributo alla Liberazione ed era formata da ebrei della Terra di Israele ed ebrei provenienti anche da altre terre, allora soggette al controllo britannico (Canada, Sudafrica ed Australia), cui si sarebbero uniti poi altri militari ebrei, di origine polacca e russa. delle belle parole non so che farmene, guardo quanto è accaduto in Italia oggi e che è una Vergogna!
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