24 Maggio 1915-2015, Veneto Lión: lutto, non festa
Sabato 23 Maggio 2015 alle 18:10 | 1 commenti
Ritornare con la mente al 1915 ed alle terrificanti conseguenze della dichiarazione di guerra lanciata dal Regno d’Italia contro l’Impero Austro-Ungarico è doveroso, e va fatto con quella compostezza che ci pervade quando andiamo a trovare i nostri cari in cimitero.
Tutti i popoli del mondo hanno elaborato delle simbologie per manifestare e quindi esternare, condizioni interiori, sia individuali che collettive, ritenute meritevoli di rispetto, il lutto fra tutte. La bandiera a mezz’asta,  i balconi socchiusi, il nastro nero al braccio  sono segni di sofferenza che sicuramente ben si addicono a commemorare degnamente quei giovani infelici  privati della vita a seguito di quella sciagurata “dichiarazione di guerra†di 100 anni fa, e per ricordare altrettanto degnamente i lutti e le immense sofferenze patite dalle popolazioni.
Poco conta se qualcuno ritiene che l’inizio di una guerra sia positivo per i lauti guadagni goduti da alcuni.
UNA GUERRA NON E’ MAI UNA BUONA COSA! Una guerra è immorale per definizione, in se stessa. Non si celebra l’inizio di una guerra. Non si festeggia l’inizio di una guerra di aggressione. Si può celebrare la vittoria di una guerra perché è l’inizio di una pace, ma mai l’inizio di una guerra.
Lo Stato Italiano nel 2015 ha dato ordine agli Enti territoriali, - e quindi anche ai Comuni veneti - ed a quant’altri sotto diretto gerarchico controllo di esporre il tricolore il 24 maggio 2015, giorno di entrata in guerra. L’esposizione della bandiera dello Stato Italiano, ritta sul pennone, rientra fra i segni esteriori attraverso i quali lo Stato Italiano vuole manifestare ed attestare gioia ed orgoglio per un determinato fatto del quale il giorno dell’ostentazione vi è ricorrenza. Tale disposizione dell’attuale Governo dello Stato Italiano ci lascia sbigottiti ed offesi, quasi increduli. La schizofrenia ridanciana dello Stato Italiano con l’ottimismo ad oltranza e  l’incosciente nazionalismo da "curva sud"  insulta la storia, insulta i lutti ed il dolore ed insulta i ricordi ed insulta ed indigna noi Veneti assieme a tutti i popoli che finalmente affratellati formano l’Europa. Come può vivere un Austriaco, uno Slovacco, un Ceko, un Bavarese, uno Sloveno, un Tirolese, un Veneto, un Polacco, un Friulano, un Siciliano, un Toscano, un Bosniaco, un Sardo, un Ligure, un Galiziano, un Croato, un Ungherese il “festeggiamento†dell’inizio di una guerra fratricida dichiarata a tradimento? Quei popoli che spesso erano già allora fratelli, e che sono stati per scelta non loro nemici in trincea, ora sono fratelli, e vogliono costruire la pace. Il fallimentare Stato Italiano, invece, vuole rinverdire lo spirito della retorica di quella guerra nel puerile progetto di creare e consolidare un triste nazionalismo che non appartiene, e mai è appartenuto, ai popoli della Penisola.
In altri tempi, o forse con altri soggetti, tanto scellerata disposizione del Governo dello Stato Italiano avrebbe generato serie conseguenze internazionali. Se ciò non accadrà sarà solo a ragione del fatto che le Cancellerie degli Stati offesi dall’agire del Governo Italiano avranno la maturità di capire che tali manifestazioni di irresponsabile infantilismo sono una malattia cronica dello Stato Italiano.
Il Popolo Veneto ha una lunghissima tradizione di pace e convivenza con gli altri popoli d’Europa e della Penisola, il Popolo Veneto NON PUO’ FESTEGGIARE L’INIZIO DELLA GUERRA DI AGGRESSIONE che tanto lo ha dissanguato e devastato.
Invitiamo tutti i Sindaci e gli Amministratori locali del Veneto a non esporre il tricolore il giorno 24 maggio 2015 o, quantomeno, qualora loro temessero ritorsioni da parte dello Stato Italiano, ad esporre la bandiera veneta, il gonfalone veneto, listata a lutto.
Invitiamo gli uomini  e le donne Veneti ad esporre il gonfalone veneto, la bandiera veneta,  listata a lutto, ed a vestire il segno del lutto a memoria dei nostri morti e di tutti quelli che dal 1915 al 1918 hanno lasciato la vita in una guerra che si poteva tranquillamente evitare, che si doveva evitare. Valga questo anche come atto di solidarietà e di scuse formali da parte del Popolo Veneto nei confronti di tutti i popoli d’Europa coinvolti nell’inutile massacro della guerra ed offesi dall’insipiente agire del Governo dello Stato Italiano.
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