Quotidiano | Categorie: Banche

Zonin se ne va dalla BPVi ma chiude con un voto favorevole

Di Giancarlo Marcotti Domenica 12 Aprile 2015 alle 01:37 | 0 commenti

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Movimentata, agitata, a volte infuocata, ma il peggio è stato scongiurato, gli azionisti non hanno gradito la prima riduzione del valore delle azioni della "loro" Banca, ma alla fine il Presidente Gianni Zonin ed il Consigliere Delegato, Samuele Sorato, hanno portato a casa il "Sì" dell'Assemblea. Dopotutto era il risultato più scontato, dopo diciannove anni di successi Zonin non poteva, e non avrebbe meritato, di subire l'umiliazione di un voto contrario da una Assemblea degli azionisti della Banca, forse, però, il commiato poteva essere gestito in maniera diversa.

Ebbene sì, abbiamo parlato di commiato perché quella odierna è stata l'ultima Assemblea ordinaria della Banca con l'attuale Presidente, la prossima sarà un'Assemblea straordinaria che sancirà il passaggio dell'Istituto vicentino a Spa e nella quale Zonin si presenterà dimissionario.

Diciannove anni sono tanti, l'imprenditore vitivinicolo era arrivato alla presidenza come il difensore della vicentinità e vorrà andarsene come paladino del venetismo. Egli ha infatti più che auspicato una fusione con Veneto Banca e quindi la creazione di un polo bancario della regione, ed ha precisato anche che preferisce un matrimonio "tradizionale" anziché un "menage a trois" (con Banco Popolare), perché "Verona ha sempre guardato ad Ovest".

Insomma uno Zonin che politicamente pare si sia spostato più verso posizioni "leghiste", d'altronde è stato proprio il partito di Salvini il più critico nei confronti del famigerato decreto emanato dal Governo Renzi, e recentemente convertito in legge, che obbliga le cooperative con più di 8 miliardi di euro di asset a trasformarsi in Spa.

Certamente un provvedimento dettato da Bruxelles, o meglio, da Francoforte, ma al quale il nostro Premier ha immediatamente risposto: "Signorsì" ubbidendo senza opporre la benché minima resistenza. Un provvedimento che, per Zonin, è stato peggio di una coltellata alla schiena e che praticamente lo costringe ad una triste uscita di scena che mai si sarebbe immaginato.

E' l'ennesimo sopruso che ci arriva dall'Europa, anche se occorre riconoscere che società "cooperative" con più di 8 miliardi di asset sono obiettivamente anacronistiche, ma il voto capitario aveva una sua logica.

Oggi, però, non comanda più Banca d'Italia, bensì la BCE, una Istituzione che Gianni Zonin, confermando così il suo avvicinamento alle posizioni leghiste, ha voluto definire "teutonica".

Si chiude un'epoca, se ne apre un'altra, c'è ancora tempo per riflettere ed il cambiamento non necessariamente sarà negativo, ma dovrà essere gestito nel migliore dei modi.

L'ultimo ammonimento di Zonin, infatti, non è da sottovalutare "guardate quante città rimpiangono ora di non aver più una Banca".

Insomma la vicentinità, per il Presidente, non è mai stata solo uno slogan, ma un dogma.


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