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Vicenzaoro September, inizio amaro. Un imprenditore denuncia: "Escluso perché ho denunciato la disorganizzazione".

Di Pietro Rossi Venerdi 4 Settembre 2015 alle 21:12 | 0 commenti

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Domani inizia Vicenzaoro September e, c'è da scommetterci, la macchina propagandistica dispenserà rose e fiori su successi di pubblico, di numeri e di espositori. La rassegna orafa parte però già con polemiche sulla gestione. Una nota, arrivata in redazione dell'azienda aretina Sem-Ar (pubblicata a fondo articolo) ha gettato ombre su quella che è considerata la fiera orafa più importante d'Italia. 

 La ditta, che dalla sua esistenza non ha mai mancato alle rassegne vicentine, è infatti stata espulsa dall'edizione autunnale. "Abbiamo avuto il coraggio di denunciare una gestione che a gennaio ci ha visti andare all'interno di uno stand imposto da loro costosissimo e incompleto - ci racconta il titolare Gabriele Veneri - e per questo siamo stati puniti".

C'è molta amarezza nelle parole dell'imprenditore che, nonostante il divieto della direzione fireistica, non ha voluto rinunciare ad esporre i suoi prodotti, allestendo lo show room all'interno del padiglione esterno Gioje, a cento metri dal corpo centrale di Via dell'Oreficeria. "Ho un grande rimpianto di non potere più essere presente a Vicenza - continua Veneri - mi sento come un figlio che va bene a scuola ed è stato buttato fuori da casa". Ma cosa succede in Fiera a Vicenza e nella sua gestione? Secondo alcuni espositori da noi interpellati il nuovo concept "The Boutique Show" avrebbe un meccanismo che penalizza quelle ditte orafe, soprattutto portatrici del made in Italy più "artigianale", con sistemazioni in stand anonimi e imposti dalla Fiera. 

"Nell'ultima rassegna ci hanno imposto di utilizzare uno stand loro dopo che avevamo già pronto il nostro, l'unica risposta che ci hanno dato è che non sono riusciti ad accontentare tutti - aggiunge l'imprenditore - ma non era completo, ho chiesto io all'allestitrice se poteva andare a comprare le mensole al Brico. E in questa situazione non ero solo io, è che io ho parlato mentre molti hanno paura di essere tagliati fuori". E domani, come sarà la facciata della Fiera? Il malcontento tra gli espositori serpeggia. Si parla di una fiera "cinese", di prezzi altissimi, costi degli stand raddoppiati negli ultimi anni, di stand fatti con criteri discutibili e persino di qualche intoppo nella ristorazione per problemi di autorizzazione. Eppure da Fiera dell'Oreficeria tutto luccica e dai soci istituzionali della Fiera - Comune e Provincia - non si muove una foglia. Tutto chiacchere o c'è qualcosa che non quadra nell'organizzazione? Comunque vada...per la Fiera sarà un successo. E per il comparto orafo?

Nota stampa Sem-Ar
Due volte danneggiato da VicenzaOro, ha deciso di appellarsi alle pubbliche Istituzioni e alle categorie imprenditoriali di riferimento, l'industriale orafo toscano Gabriele Veneri. Molto popolare nella città del Saracino, anche come cavaliere per molte stagioni protagonista della Giostra di Piazza Grande.

A gennaio ebbe l'azienda danneggiata in termini di immagine rovinata in brutta figura e oggi sconta l'incomprensibile esclusione dagli espositori, senza valido motivo, e sarà obbligato in una condizione da "separato" in fiera, pur di parteciparvi per non perdere il terreno duramente conquistato nella competizione commerciale sui mercati nazionale ed esteri . E' quanto fa sapere da Arezzo, Veneri in persona, da titolare dell'azienda inspiegabilmente estromessa, la SemAr.

Con 50 occupati e altri 100 nell'indotto, SemAr è una realtà di primaria importanza nella produzione di made in Italy, nel settore gioiello moda bijoux. E da anni condivideva l'iniziativa fieristica veneta, la maggiore in Italia, per il comparto orafo e gioielliero, insieme alla toscana OroArezzo. Finché SemAr, in vista dell'edizione di settembre si è vista esclusa dalla cerchia di espositori presenti alla kermesse in programma in questi giorni, dal 5 al 9. L' inaspettato esonero obbligava - fa sapere il titolare - l' azienda aretina a cercare, in tutta fretta, uno spazio espositivo qualificante; fortunatamente reperito in uno show room nei pressi del "core business" di VicenzaOro. Gli organizzatori della quale, dopo lo sconcertante rifiuto, comunicato solo a luglio , ritrattavano a una manciata di giorni dall'inizio della kermesse fieristica, mettendo a disposizione di SemAr sia superficie espositiva sia stand. Ma oramai era tardi, sottolinea il titolare. Quindi, l'azienda aretina sarà "separata" in fiera e, obtorto collo, riceverà i buyer nello spazio espositivo allestito presso lo show room Gioje, ubicato ad un centinaio di metri dal padiglione VicenzaOro.

Tutte le puntualizzazioni sull'incomprensibile trattamento inflitto all'azienda aretina, le dà il titolare in persona in un comunicato stampa, in cui specifica la significativa portata dell'investimento eseguito a cadenza annuale dalla ditta aretina per la sola area espositiva, 230.000 euro, nel quadro del rapporto decennale stabilito da SemAr con Vicenza Oro, a cui partecipava con un proprio stand personalizzato e senza mai riscontrare problematiche fino al 2014. Anno in cui - precisa Veneri, entrando nel merito della vicenda - l'organizzazione muta il lay out della fiera, imponendo l'omologazione dell' allestimento e stand uguali per tutti gli espositori. In questo modo suscitando molte perplessità sotto il profilo della funzionalità introdotta da questi cambiamenti e altrettanto disappunto sul rincaro dei costi. Ragionevoli contrarietà espresse anche da parte dell'azienda aretina, la quale, pur non riscontrando alcun atteggiamento concertativo da parte degli amministratori di VicenzaOro, comunque sceglierà di esserci anche alle due edizione di quest'anno, a cominciare da quella di gennaio, anzitutto, spiega Veneri, per il senso di responsabilità che lega SemAr ai suoi collaboratori e ai suoi dipendenti.

Nonostante ciò, i problemi segnalati a carico del nuovo lay out, si materializzano immediatamente, a tal punto che - rievoca l'orafo aretino - ad una settimana dall'apertura della fiera, lo stand di SemAr era lungi dall'essere allestito, con le personalizzazioni richieste e, letteralmente, fantasma l'assistenza reiteratamente reclamata, al fine di approntare l'allestimento a tappe forzate. E, addirittura, a battenti aperti il campionario era dislocabile come in un dozzinale bazaar. Praticamente era steso nel pavimento dello stand, ancora incompleto ma formato da pannelli trasparenti, attraverso i quali i buyer potevano assistere dall'esterno a quella che Veneri definisce, senza mezzi termini: "la capitolazione delle aspettative di performance commerciale, il successo della quale si compie, in larga misura, grazie alla puntuale accoglienza riservata al cliente, anche in termini di immagine". Al fine contenere un danno irreparabile.

Ovviamente, se prima di allora i rapporti tra SemAr e Vicenza Oro mai erano stati problematici, poi cambiarono, a causa delle conseguenze riportate dall'azienda aretina, tanto da indurre Veneri ad esprimere una comprensibile reazione di denuncia sui social network e prendere l'iniziativa legale tesa a mettere in discussione le spettanze di VicenzaOro, per quella sfortunata edizione. Successivamente da lui saldate fino all'ultimo centesimo. Da quella debacle sortì anche - aggiunge Veneri - l'interessamento fattivo da parte delle associazioni artigiane e industriali di riferimento, sul caso dell'azienda aretina, danneggiata in termini di immagine e di performance commerciale. E così si concludeva il primo atto di questa incredibile traversìa, finchè, recentemente in piena estate, arriva il colpo teatrale dell'esclusione, "immotivatamente a discrezione degli organizzatori", la giudica Veneri, il quale, adesso, chiama in causa le istituzioni e le associazioni categoriali di riferimento, affinché sia "affrontata la problematica del monopolio del sistema fieristico specializzato in oreficeria totalmente in mano a VicenzaOro.".

"Una fiera disorganizzata - va all'attacco il titolare dell'azienda aretina -sempre più impermeabile alle osservazioni sulla tipologia di lay out messo in atto ed indifferente a tutto un insieme di ragionevoli esigenze poste degli autentici attori della kermesse, che sono gli imprenditori. E tutto ciò nonostante i costi alle stelle fatturati agli espositori e i milioni di euro finanziati dallo Stato a sostegno della promozione del made in Italy, grazie ad aziende come la mia, paradossalmente uscita prima danneggiata e, poi, addirittura estromessa da questa kermesse, che così come sta andando, io dico a ragion veduta, non va!".

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