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Tosetto analizza la situazione delle scuole vicentine: "la Regione si occupi d'altro"

Di Edoardo Andrein Sabato 18 Aprile 2015 alle 12:24 | 0 commenti

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"Quaranta milioni di euro che abbiamo in cassa e non possiamo spendere". Dietro al consigliere provinciale delegato all'edilizia scolastica Ennio Tosetto campeggia disegnato su una lavagnetta il numero 40, soldi fermi per il patto di stabilità. Di questi 20 servirebbero per sistemare le scuole visto che "i crolli riportati dalle recenti cronache in giro per l'Italia li abbiamo avuti anche noi in passato nel vicentino e il rischio rimane". Tosetto ha illustrato a palazzo Nievo la situazione delle scuole superiori, con spiegazione di interventi, reperimento risorse e proposta Del Rio.

"Lo studio non può essere messo in secondo piano - ha detto il consigliere delegato - è importante intervenire nelle scuole per processo più ampio di riqualificazione delle aree del nostro territorio: su queste questioni siamo molto attenti, non siamo in smantellamento, a questa struttura ci crediamo per dare servizi efficienti a chi si forma nelle nostre scuole: chiediamo alla Regione di occuparsi di altro".
Di seguito maggiori dettagli dalla Provincia:

“Ben venga la proposta del ministro Del Rio di andare avanti non più con la logica delle grandi opere ma con i lavori utili. Ben venga ma si faccia in fretta, la Scuola vicentina ha bisogno di interventi”. Ennio Tosetto, consigliere delegato provinciale all'edilizia scolastica, accoglie i giornalisti nella sua ricognizione sugli impianti scolastici territoriali con molti fogli pieni di cifre ed un grande numero “40” alle sue spalle. “Cosa significa? Sono i soldi bloccati dal Patto di Stabilità, 40 milioni di euro. Spesso, certe cifre, per una sorta di assuefazione, sembrano spiccioli ed invece sono soldi, tanti che potrebbero diventare investimenti potenziali che invece non riusciamo a fare sebbene spesso vi siano già progetti pronti”. La Provincia di Vicenza non sta a guardare e quando può, vedi i progetti BEI, si mette all'opera. Al riguardo ne abbiamo presentati 6, per un totale di 6,5 milioni di euro,uni dei quali, la creazione di nuove cucine per l'alberghiero di Asiago, più che necessario. E siccome ci crediamo davvero al nostro lavoro e a quest'ente, comunque si chiamerà, abbiamo scritto al Ministero e all'UPI perché siano riconosciuti 18 punti ai progetti provinciali, da cui eravamo esclusi in quanto riconosciuti solo ai Comuni”.

Ma quanti soldi servirebbero per realizzare almeno gli interventi più urgenti. Almeno 15 milioni di euro e si parla di sistemazioni, messe a norme degli edifici sia sotto il profilo della sicurezza che del risparmio energetico e dell'adeguamento agli standard sotto il profilo strutturale e sismico, di ampliamenti. Non bisogna dimenticare che l'80% dei 42 istituti scolastici dislocati in 14 Comuni del territorio, per un totale di 128 edifici e 1.800.000 metri cubi, è di età media superiore ai 50 anni perciò bisognoso di continue manutenzioni in particolare per quanto riguarda le coperture, serramenti interni ed esterni, servizi igienici, controsoffittature, parti strutturali (strutture sottotetti), impianti elettrici. Una decina di stabili, inoltre, risulta di interesse storico/artistico. Con una popolazione scolastica di oltre 43.000 persone, di cui 38.574 alunni e 5.158 insegnanti e personale Ata. “La cronaca, vedi ad esempio la palestra Garbin di Valdagno, ci dice che non siamo un'isola felice. Certo, riusciamo a fare fronti a piccoli interventi anche grazie al capitolato del Global Service, nel quale girano per questo 700mila euro l'anno, ma non c'è istituto che non abbia bisogno di un cantiere”.

Ad esempio l'Amerigo Da Schio, per le cucine, i Ceccato di Montecchio Maggiore, dove i ragazzi studiano anche nei container, Breganze e Nove, dove servono rispettivamente 400mila euro per l'adeguamento al CPI dello “Scotton” e oltre un milione di euro per la messa a norma degli impianti del “De Fabris”. Ed è solo l'inizio della lista. Ripeto, bisogna fare presto, una Scuola brutta e carente fin dalle sue strutture fa fatica a formare nuovi cittadini se la sensazione resta quella di non volere fare nulla. E non è certo la nostra strada”.


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