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Tav a Vicenza, No Dal Molin e Bocciodromo: ennesima grande opera di "frattura urbana"

Di Edoardo Pepe Giovedi 18 Dicembre 2014 alle 17:14 | 0 commenti

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"Sul Tav a Vicenza chiediamo un percorso realmente partecipativo". Il progetto di alta velocità ferroviaria che dovrebbe sorgere nel capoluogo berico con il passaggio del treno Tav nella tratta Montebello-Grisignano di Zocco viene definito dai rappresentanti dei No Dal Molin e del centro sociale  Bocciodromo uno "stravolgimento radicale della parte ovest della città che dovrebbe essere definito una “frattura urbana” e rischia di essere una frattura anche con la cittadinanza".

Ecco il testo integrale con la posizione di No Dal Molin e Cs Bocciodromo:

Secondo i progettisti, il passaggio del Tav nella tratta Montebello-Grisignano di Zocco rappresenterebbe una “ricucitura urbana”, perché i quartieri di San Lazzaro e Ferrovieri a Vicenza non dovrebbero più essere separati dalla linea ferroviaria. Piuttosto, pensiamo che questo stravolgimento radicale della parte ovest della città dovrebbe essere definito una “frattura urbana”. E rischia di essere una frattura anche con la cittadinanza, se non verrà coinvolta in un processo partecipativo attraverso incontri informativi nei quartieri prima della votazione in consiglio comunale, prevista già per l’8 gennaio. 

Non sono sufficienti le audizioni aperte ad associazioni, comitati e cittadini, quando si parla di un progetto che rivoluzionerà il versante ovest della città con un tale impatto sul nostro territorio. Il progetto è stato presentato solo la settimana scorsa e non può essere un’approvazione, questa sì “ad altissima velocità” in consiglio comunale l’8 gennaio. Bisogna prendere più tempo per approfondire tutti i nodi critici, altrimenti, come è stato con il Dal Molin, si rischia l’ennesima imposizione di una grande opera senza aver prima coinvolto i cittadini.
Quali sarebbero i risultati del progetto Tav a Vicenza? Poter raggiungere Milano da Vicenza risparmiando ben 6 minuti di tempo, a fronte di una spesa prevista di 2 miliardi di euro; o la costruzione di due nuove stazioni, una in fiera e l'altra a Borgo Berga, in zone considerate a rischio idrogeologico “f3” (cioè elevato) e “f2” (medio), in una città già a forte rischio idrogeologico. Ci troviamo di fronte all’ennesima grande opera che ci viene presentata come essenziale per lo sviluppo del nostro territorio, ma che in realtà comporterà spreco di risorse pubbliche, cementificazione e distruzione del territorio. Paradossalmente, l’aspetto più impattante non sarà il raddoppio della linea ferroviaria con l’aggiunta di due nuovi binari per i treni d’alta velocità, ma l’insieme di tutte le opere corollarie, che sono necessarie a Vicenza per permettere il passaggio dell’alta velocità. La stessa Tatiana Bartolomei, dell’Ordine dei geologi, si definisce perplessa rispetto a questa “scelta a forte impatto sull’ambiente naturale”.
Abbiamo già visto come, nella nostra Regione, dietro alla realizzazione di queste opere si sia nascosto un sistema di corruzione e spartizione di fondi pubblici. Se ci sono risorse da spendere, l’opera di cui Vicenza ha bisogno “ad alta velocità” sono interventi reali sul rischio idrogeologico, in modo da mettere in sicurezza zone ad esempio come Ca’ Tosate, Sant’ Agostino, Borgo Berga da alluvioni ed allagamenti. E un processo partecipativo reale, che preveda la possibilità di spostare più avanti la votazione in consiglio comunale, per fare in modo che la città sia davvero coinvolta in questa decisione, fornendo tutti gli elementi, e il tempo, necessari a una presa di coscienza.

Leggi tutti gli articoli su: No Dal Molin, Comune di Vicenza, Tav, bocciodromo

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