Susi, di questi tempi l'infermiera d'altri tempi: io non perdo il treno, lei "cura" il S. Bortolo!
Mercoledi 5 Agosto 2015 alle 09:30 | 0 commenti

Finisco stamattina alle 2 di preparare la valigia e un paio di borse con 2 computer: il "vecchio" Toshiba Satellite Pro e il nuovo MacBook Pro su cui voglio trasferire tutto in onore alla mia melamania non soddisfatta completamente da un mini iPad e un iPhone, perchè hai visto mai che non possa connettermi con i miei redattori che ho lasciato ieri sera dopo una lunga riunione di redazione pre ferie presso la nuova sede in Viale Milano 31, quasi pronta a parte il "dettaglio" che nel Paese senza banda (larga) per avere Internet bisognerà aspettare e pregare i gestori della fibra, tanto lenti quanto quella è veloce.
Dormo 4 ore scarse, mi alzo per tempo alle 6, faccio l'ultimo check della situazione dell'appartamentino in cui ho scorazzato da single per un mesetto e che devo far trovare lindo al ritorno a Vicenza con mia moglie..., comincio a sudare, scendo e visto che grondo, anche se la stazione è vicina, telefono per un taxi, che prima mi viene assicurato in arrivo e poi "dichiara" che ci vorranno 15 minuti per raggiongermi in Viale Mazzini.
Abbandono l'idea e mi avvio a piedi con la valigia, i due computer e un borsello verso il treno che via Padova mi porterà prima a Roma, dove sto cercando di recuperare un credito vantato con una ditta di pulizie vicentina, che lì si è trasferita cambiando (?) proprietà e dimenicando a Vicenza... le fatture ricevute da oltre un anno, e poi per qualche giorno di break a sud del Lazio dove sono nato e dove c'è la famiglia di mia moglie e un mare che, complice la crisi, ha perso folle di bagnanti ma sta recuperando la parte delle sue originarie bellezze non distrutte dalle colate di cemento.
Vado a passo spedito (in rapporto ai miei 64 anni tendenti a 65 e alla zavorra di proteine e grassi che li caratterizza) e comincio a pensare a come cambiare il mio programma di viaggio (con i relativi supplementi) visto che di certo non arriverò in tempo in stazione.
Sono quasi all'altezza dell'obbrobrio del teatro, secondo per bruttezza solo al Tribunale, e mi succede una cosa d'altri tempi.
Vedo un'utilitaria rallentare, mettere la freccia a destra e fermarsi 10 metri davanti a me come se volesse aspettarmi. Penso a un amico (raro di questi tempi da dio denaro imperante) o a un collaboratore (magari impazzito per alzarsi così presto pur di dare buche alla stampa locale o per controllarne le frequenti facezie su orsi bruni, lo scorso anno, e migranti neri, nel 2015 del populismo a manetta).
Ma i capelli bianchi anche bagnati evidentemente fanno colpo, penso orgoglioso, perchè un bella, piacente e giovanile signora apre il finestrino e, sogno o son desto?, mi dice: «se vuole le dò un passaggio, è successo anche a me di averne bisogno ma nessuno si ferma mentre di questi tempi dovremmo imparare ad aiutarci l'un l'altro...».
Come rifiutare un passagio così prezioso, che mi ha consentito di prendere la coincidenza della Freccia Argento a Padova e e di poter scrivere questo "elogio alla gentilezza d'altri tempi", e soprattutto così sorpendente.
So già che mia moglie, quando le racconterò quello che ora in anteprima scrivo per voi, mi scaraventerà giù dal cielo dei sogni: «certo che ti ha preso a bordo, sei un vecchietto...!».
Eppure come non trasmettervi la mia gioia di aver incontrato Susi, un'infermiera del San Bortolo, che andando a prendere servizio per aiutare tanti malati e proprio perchè abituata ad occuparsi degli altri, ha deciso di aiutarne uno sconosciuto: «beh, un trentenne non l'avrei preso a bordo, ma c'è bisogno di riscoprire gli altri in un mondo egoista. A proposito mi scusi, la mia macchina è piccola e lei ora viaggia scomodo. Ma sa questa posso permettermi, mica sono un medico... ».
Chissà se i miei debitori (vicentini ben predisposti a trasferirsi a Roma Ladrona) leggeranno queste frasi, ma, se loro si arricchiscono con soldi rubati, io e chi sta leggendo sta rubando un momento di gioia sincera: esistono ancora i sentimenti, esiste ancora la "perrsna".
Grazie Susi, beati i tuoi pazienti del san Bortolo.
Con te leniranno meglio le loro pene, perchè un gesto gentile spesso aiuta più delle terapie di un medico.
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