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Se io fossi Tsipras chiederei all'Europa di aiutare i greci. Ad uscirne

Di Giancarlo Marcotti Domenica 12 Luglio 2015 alle 10:24 | 0 commenti

Ora che vediamo come sta andando a finire per la Grecia, anche dopo il referendum, sarebbe facile per me "cantare vittoria", le dimissioni di Varoufakis, Tsipras che cala le braghe (nel video c'è il suo dramma alla fine dell'intervento di Nikel Farage dell'UKIP al Parlamento Europeo*) ed in cambio di un po' più di soldi accetta tutte (e forse anche di più) le richieste della Troika (o chiamatela come volete), sono cose che avevo previsto, in assoluta e splendida solitudine. Il fatto, però, è che io, di questo, non me ne compiaccio, sarebbe stupido da parte mia.

Io non me la prendo con Tsipras, forse a tutti i miei lettori su FinanzaInChiaro ciò potrà sembrare strano, per me il Premier greco è solo una persona angosciata all'idea di ridurre il suo popolo alla fame, e per questo quindi è disposto anche a farsi umiliare. Tutto ciò è assolutamente e umanamente comprensibile.

Io però, fossi stato in lui, avrei agito in un altro modo, ecco cosa avrei detto al mio popolo:

"Noi non possiamo rimanere dentro l'euro, una unione monetaria senza una Unione politica non ha senso e penalizza i Paesi più deboli, però siamo arrivati a una situazione nella quale se ci vengono a mancare i finanziamenti degli altri Paesi europei siamo alla fame.

Ed allora vado in Europa e chiedo agli altri popoli europei di "aiutarci", di aiutarci ad uscire dall'euro!

E una follia?

Certo è probabile che mi prendano per un pazzo, ma come? Potrebbero rispondermi, tu te ne vuoi andare ed hai il coraggio di chiederci un aiuto per staccarti da noi?

Certo! Può sembrare paradossale, ed è sicuro che mi risponderanno con un NO a caratteri cubitali.

In quel modo, però, avrò dato a loro la responsabilità di aver ridotto un Paese alla fame, e per noi quello sarà il momento della rinascita.

Io sono un politico ed ho il dovere di rivolgere il mio sguardo soprattutto alle generazioni future, ed il giudizio sul mio operato lo darà la Storia.

Quando tutto questo progetto di Europa unita collasserà, non so quando accadrà, ma accadrà, allora la Storia potrà scrivere che la Grecia, ancora una volta era stata la prima, la prima a comprendere che era un'utopia, la prima a comprendere che l'Europa non stava andando verso una migliore giustizia sociale, così come migliaia di anni fa fu la prima ad avere capito che c'è una sola forma di governo migliore delle altre: la democrazia".

Ecco, questo avrei detto al mio popolo se fossi Tsipras.

*Capisco che può sembrare un paradosso, ma ora sono io il solo che attualmente lo difende, guardate bene che non ho cambiato idea, io rimango dell'opinione che Tsipras non sia la persona adatta per gestire una situazione così cruciale per il suo popolo, la Grecia avrebbe avuto la necessità di affidarsi ad un grande statista carismatico in grado di andare fino in fondo e chiudere definitivamente l'esperienza dell'euro, facendo sopportare al proprio popolo enormi sacrifici.

Però ...

... però gli ho visto gli occhi, gli ho visto gli occhi in questo video quando Farage al termine del suo intervento gli dice:

"Signor Tsipras è giunto francamente il momento, se ne ha il coraggio, di guidare i greci fuori dalla zona euro con la testa alta , di tornare alla vostra Democrazia, di riprendere il controllo sulla sua nazione. Date alla vostra gente la guida e speranza di cui hanno bisogno. Sì, sarà difficile per i primi mesi, ma con una valuta svalutata e con gli amici che avete da tutto il mondo, vi riprenderete."

Guardate il volto di Tsipras, lui non applaude, nervosamente nuove la bocca, guardatelo bene in volto, è il volto di un uomo dilaniato dal peso di una responsabilità che non riesce a sopportare, è il volto di un uomo angosciato perché deve fare una scelta che non gli lascia scampo: una opzione porta al rimpianto e l'altra al rimorso.
Ed allora occorre anche comprendere le difficoltà di una persona che probabilmente mai nella propria vita avrebbe pensato di essere chiamato ad assumersi una simile responsabilità e non se la sente, non ha il coraggio di chiedere al proprio popolo un sacrificio troppo grande.

Non so se in futuro le cose potranno cambiare, se gli eventi porteranno lui o chi verrà dopo di lui a non avere scampo, ad essere costretto a prendere una decisione che, per quanto dolorosa, rimane la sola "naturale".

In questo momento, però, in questo momento di estrema difficoltà per lui, mi sento di difenderlo, non è un traditore, è solo un uomo, ed un uomo solo.

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