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Resistenza Campagnolo

Di Citizen Writers Domenica 25 Gennaio 2015 alle 20:35 | 0 commenti

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di Giovanni Nicola Roca, padre, architetto, ciclista e Presidente Associazione Dilettantisca Sportiva Ciclista 'San Pio X' di Vicenza con soci iscritti

EVOLVE 11+ è la rivoluzione dell'ultimo prodotto Campagnolo, lNVOLUZIONE 68- è invece la soluzione, quale segnalata unica via alla risoluzione di particolari ed abitudinarie scelte imprenditoriali. 'Per rispondere al globale-globale, delocalizzazione versus locale'!

Ä– di queste ore in sintesi la notizia del comunicato licenziamento di 68 dipendenti della vicentina, italiana, storica e pluripremiata Ditta Campagnolo.
La notizia certamente non serena, giunge in un momento in cui i numeri comunque, dal 2009 (primo periodo di riduzione del personale) ad oggi risultino in attivo. Ed in attivo oltre più in un mercato cui si sente spesso udire (basti contare le presenze alle sole fiere di settore o le partecipazioni alle manifestazioni sportive) in aumento i valori di crescita economica.
Da cittadino qualunque (lavoratore prima e cliente dopo), da amatore e appassionato di ciclismo, anche in qualità di Presidente dell'Associazione Dilettantisca Sportiva Ciclista 'San Pio X' di Vicenza, alcune domande me le pongo e le espongo con preghiera di pubblicazione: perché a pagare è sempre e solo l'ultimo dei lavoratori? Perché a pagare non sono mai gli strateghi commerciali e direzionali? Perché da anni risultano inevase, 'dal gruppone' al 'Gruppo' idee e richieste di una maggiore e diversificata presenza all'interno del settore ciclismo (in termini di prodotti commerciali, sponsorizzazioni ed eventi)? Perché a pagare deve essere sempre l'italianità con le sue eccellenze e la sua vivacità operativa, umana e di ingegno? Perché 'all'investire è la miglior risposta in un momento di crisi' si risponde con la sola delocalizzazione? Perché a Vicenza, ex capitale non solo del Nord-Est, dalla morte di Palladio e suoi mecenati, Nessuno, non riesce in un nessun campo ad emergere, a distinguersi e a ricordare, in Città, con azioni perpetue e concrete la sua storia, le sue personalità più illustri? Spero converrà con me, Egregio Dott. Valentino Campagnolo, nel riconoscere ad esempio come nell'80esimo anniversario della nascita del marchio siano mancate nel territorio, e in modo particolare a Vicenza, momenti di 'dovuta e significativa memoria': la titolazione di una via, la scoperta di un busto, una targa o un totem in Corso Padova 110 dove tutto ebbe inizio. Per non parlare dell'organizzazione di una mostra o l'apertura di un più complesso Museo del marchio Campagnolo. La cosa onestamente non mi coglie impreparata, in una città che solo di recente ha inaugurato un Museo dell'oro, che non ricorda dove ha sede il Palladio Museum, che al momento ospita uno dei massimi espressionisti della pittura vivente e che non è stata in grado di stampare un manifesto o una cartolina che sia di invito alla Pinacoteca, o che non riesce ad offrire spazi di altre e libere manifestazioni culturali. Vogliamo ad esempio parlare anche di baccalà? Anche il ciclismo è Cultura: storia ed immagine di una Paese. È mancata spesso, a mio avviso, negli ultimi anni un alta esposizione del Marchio e la sponsorizzazione ad eventi sportivi amatoriali o professionistici, sempre motivo di gran richiamo e attenzione sociale e mediatica. Che sia una granfondo, o una tappa del Giro d'Italia l'assenza è stata manifesta. E dispiace che tutto questo, i licenziamenti, avvengano quando? Nell'anno magnifico 2015, quando il prestigioso Marchio combatterà per mari e monti, per difendere i titoli conquistati al Giro e al Tour. Dispiace, e dispiace molto. Perché molto spesso le ragioni non sono totalmente espresse, e perché molto spesso a pagare sono gli ultimi. Gli ultimi in gruppo sono spesso coloro, i gregari, che dopo aver aiutato, protetto e condotto alla vittoria il proprio Capitano, si distendono per recuperare il fiato, a giusta ricompensa e dono di azioni tanto sofferte, quanto uniche e per uno sportivo impagabili. L'impressione è che il fiato, fin troppo corto, colpisca Tutti; Tutti ci troviamo incapaci di tagliare insieme un traguardo. Oggi abbandoniamo i nostri colori sociali, per indossare una 'maglia nera'. Di commozione e tristezza per questa decisione, vicini a quei Lavoratori e rispettive famiglie. Con l'auspicio, che la metafora della 'maglia nera' sia presto la luce in fondo al tunnel, ed in un traguardo arcobaleno, l'iride di nuovi trionfi, umani, sportivi ed imprenditoriali: per il bene di tutto e di Tutti. Con viva cordialità, nello sfogo sportivo, si leggano stima e attenzione.


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