Renzi e Moretti, quando lo sponsor promuove se stesso
Venerdi 22 Maggio 2015 alle 14:45 | 0 commenti
Povera Alessandra. È arrivato il Gran Mogol a Vicenza, a farle da sponsor ma alla fine lei sembrava solo una comparsa in un Teatro Comunale intruppato di Dem che adesso storcono il naso - ma con i sondaggi in passivo sono capaci tutti a farlo - sulla candidata. Troppo tardi e la domanda che rimane è: ma c'era la Moretti ieri? Il palco se l'è preso tutto il "giovane" Matteo, in jeans e maniche di camicia, quasi a ribadire che lui è nato per stare su un palco e, anche se viene naturale farlo, il riferimento con Berlusconi non regge.
La sua ormai leggendaria comparsa nel 2006 a Vicenza, con miracolosa guarigione dalla sciatica in diretta, davanti ai fedeli industriali con grossi mal di pancia, è finita nella leggenda. Silvio, al tempo, più che perdere pareggiò alle elezioni nella sfida con Romano Prodi.
Anche se lo nega, Matteo ieri invece sembra cogliere l'occasione per parlare di altre faccende, invece che realmente credere in una "volata" finale di Alessandra. È stata una giornata elettorale, ma più del Pd renziano che non di quello Veneto. Certo, le parole di rito su Alessandra che è una speranza, che ce la farà , che la battuta sul 6 a 1 (sancendo la vittoria ante-litterem di Zaia) non era quello che voleva dire...etc...etc..., ma in sostanza si è parlato del pericolo Salvini, dei barconi, degli effetti del suo lavoro sulla "nuova Italia" e di rimando anche sul Veneto.
A parte l'intervento d'obbligo sulla Valdastico Nord - un vero impiccio per il Governo, che sembra continuare a fare i conti senza l'oste (e infatti quando Renzi è andato a trovare il governatore di Trento Ugo Rossi, indipendente eletto con voti Pd, il primo rideva, l'altro no) - Âa parlare del Veneto e del programma spettava alla Moretti. L'ha fatto, naturalmente, parlando e motivando le sue idee. Idee che si possono anche discutere pesantemente, ma non si può dire che non le abbia espresse. L'impressione è però che nessuno l'abbia ascoltata. Il giorno dopo i giornali veneti erano "pieni di Matteo", ad Alessandra è stata regalata solo qualche frase ma nemmeno un sommario. Il principale quotidiano di Vicenza ha dedicato una doppia pagina all'incontro, ma le righe in cui parla Alessandra, sono pochissime. Appare nelle foto, d'accordo, ma sembra quasi un'imitazione nervosa del capo: se lui ride, lei ride (e tutti ridono); se lui è serio, lei è seria (e tutti sono seri). Lui in camicia bianca, lei in camicia bianca (e molti sono in camicia bianca); se lui incrocia le braccia, lei ha le braccia incrociate; se lui ha le mani in tasca, lei ha le mani in tasca. Ed è sempre come in secondo piano, dando l'impressione mediatica di essere l'assistente, quando invece dovrebbe essere lei la protagonista e lui solo lo sponsor.
E poi, alla faccia delle pari opportunità e della campagna Dem contro il maschilismo, che dire del giro in macchina con lui che guida e lei che sale al posto del passeggero, come una liceale al primo appuntamento, col maschio che sembra dire "Ehi ragazzi, ci si vede, guido io" e poi strizza l'occhio. E lei, piegandosi in avanti per sporgersi dal finestrino - ma non suo bensì del guidatore, perché la telecamera è lì - a uscire con una battuta da "fidanzatina" non interpellata: "Perché noi dobbiamo guidare il Veneto, ragazzi!". E lui, più "morosetto" bullo che autista ad aggiungere semplicemente "Vai!". Come ignorare gli ormoni? Alla fine Matteo ha portato a pranzo Alessandra, a pranzo da Renzo Rosso, patron della Diesel perché è "un'eccellenza veneta", anche se di veneto la multinazionale ha ormai solo la sede, non come le miriadi di piccole imprese venete, alcune anche "eccellenze" con start-up innovative, che in questa regione comunque fanno fatica ma si arrangiano come meglio possono. Perché agli sponsor, probabilmente, non ci credono più.
(il fotomontaggio, tratto da cornicerossa.com) è di Luca Peruzzi
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