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Regolamento campo Cricoli, la proposta di modifica delle famiglie sinti

Di Edoardo Andrein Martedi 21 Aprile 2015 alle 15:17 | 0 commenti

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La prima e quarta Commissione consiliari sono state incaricate di redigere ed approvare il nuovo Regolamento per i campi di viale Cricoli e viale Diaz nella città di Vicenza: tra proposte e polemiche divampate anche sulla stampa, e dopo l’illustrazione del lavoro svolto dall'Assessorato alla Comunità e alle famiglie guidato da Isabella Sala, assessore che nei giorni scorsi si è anche espressa sull’argomento, è arrivata la proposta di modifica del regolamento, tramite il supporto dei mediatori Davide Casadio e Carlo Berini, inviata dalle famiglie sinti di viale Cricoli di cui erano presenti in Commissione, invitati come uditori, i capifamiglia.

Proposta di modifica preparata da Casadio e Berini per l’Associazione Sinti Italiani di Vicenza che “ritiene necessario che il Regolamento sia quanto più aderente a quanto prescritto dal documento Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti – Attuazione Comunicazione Commissione europea n. 173/2011”.

La pubblichiamo integralmente di seguito:

Gentili Consigliere/i,
l'approvazione di un nuovo regolamento per le aree abitate dalle famiglie vicentine in stato di necessità, appartenenti alla minoranza linguistica sinta, è un passaggio importante ma al tempo stesso delicato. Importante perché si ridefiniscono le norme che regolano i rapporti tra l'Amministrazione e i Cittadini che usufruiscono di due beni pubblici, appunto l'area di via Cricoli
e l'area di via Diaz. Delicato perché le persone appartenenti alle minoranze linguistiche sinte e rom
sono, secondo tutti gli indicatori nazionali, internazionali e le stesse sentenze della Magistratura, i
Cittadini italiani più colpiti da vessazioni e discriminazioni istituzionali.
Riteniamo necessario che il Regolamento sia quanto più aderente a quanto prescritto dal documento Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti – Attuazione Comunicazione ommissione europea n. 173/2011”1. Tale indicazione è supportata anche dal fatto che il
finanziamento per la ristrutturazione dell'area di via Criccoli ha il vincolo di essere modulato
secondo le linee di indirizzo stabilite dal documento approvato dal Governo italiano nel febbraio
2012, come descritto a pagina 99, punto 3.2 della stessa Strategia.
L'ispirazione che dovrebbe guidare ogni Amministrazione nel rapporto con i propri residenti
appartenenti alle minoranze linguistiche sinte e rom e nella predisposizione di qualsiasi azioni o atto
è chiaramente esplicitata a pagina 4 della stessa Strategia nazionale:
«Alla luce dei crescenti e sempre più pregnanti obblighi internazionali, regionali, comunitari e
nazionali, il rispetto dei diritti fondamentali (art.2 della Costituzione italiana) e l'applicazione del
principio di uguaglianza formale e sostanziale (art.3, commi 1 e 2, della Costituzione italiana)
richiedono, oggi, in maniera indifferibile, la concretizzazione di misure adeguate e specifiche: in
particolare, per agevolare l'inclusione di dette comunità, le cui condizioni di vita continuano ad
essere caratterizzate da un oggettivo svantaggio.
In considerazione di ciò, è necessario superare l'approccio di tipo assistenzialista e/o emergenziale
ed attuare misure adeguate e specifiche, affinché siano pienamente affermati l'uguaglianza, la parità
di trattamento (art. 3 della Costituzione italiana) e la titolarità dei diritti fondamentali e dei doveri
inderogabili (art. 2 della Costituzione italiana).
Il richiamo all'articolo 3 della Costituzione, che riconosce la pari dignità sociale a tutti i cittadini,
1 Il documento è scaricabile a questo link http://ec.europa.eu/justice/discrimination/files/roma_italy_strategy_it.pdf
appare essenziale per la condizione dei Rom, Sinti e Caminanti, popolazioni spesso discriminate,
emarginate e stigmatizzate.»2
Riteniamo altresì imprescindibile un coinvolgimento sostanziale delle famiglie nelle decisioni da
adottare, come prescritto dalla stessa Strategia, perché è l'unico modo per costruire un rapporto
paritario che sappia uscire dalle logiche assistenziali, responsabilizzando nello stesso tempo le
stesse famiglie nei percorsi di interazione sociale.
Per le ragioni esposte consigliamo che nel regolamento sia inserito:
1. un riferimento esplicito al documento “Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom, dei Sinti e
dei Camminanti – Attuazione Comunicazione Commissione europea n. 173/2011” e alle
indicazioni in esse contenute, in particolare sul contrasto alle discriminazioni e
sull'implementazione di azioni sul tema della partecipazione diretta delle persone
appartenenti alle minoranze linguistiche sinte;
2. un articolo che preveda l'istituzione di un tavolo comunale con l'obiettivo del superamento
dei cosiddetti “campi nomadi”, attraverso soluzioni quali le micro aree3 e che veda la
partecipazione di rappresentanti delle famiglie sinte, degli uffici comunali competenti
(urbanistica, lavori pubblici, istruzione, servizi sociali), dei rappresentanti del ASL, ATER,
Caritas e associazioni sinte per la predisposizione e la realizzazione di un Piano locale come
indicato nella Strategia;
3. un articolo, a sostituzione dell'Articolo 10 dell'attuale Regolamento, che impegni
l'amministrazione ad una presa in carico delle famiglie sinte nella loro interezza (adulti,
minori, anziani), rispetto alle indicazioni della Strategia nazionale sui seguenti assi
d'intervento: abitare, lavoro, istruzione e sanità / servizi sociali.
Riteniamo altresì necessario che il regolamento sia costituito da regole semplici, comprensibili ed
esigibili che contemperino diritti e doveri senza cadere in norme che rischino di costituire un
trattamento differenziato in negativo, rispetto a quanto previsto per gli altri Cittadini in stato di
necessità che usufruiscono di beni pubblici.
In particolare ci riferiamo alle norme contenute nell'articolo 14, punto 2 e 3 dell'attuale
Regolamento. Tale norme si configurano, a nostro giudizio, in discriminazioni perché al
compimento di un reato o di un dato comportamento si assomma, alle pene già previste dalle Leggi
italiane, una punizione accessoria in violazione dell'Articolo 3 della Costituzione italiana e delle
norme vigenti in materia di antidiscriminazione. Tant'è che ad esempio in Italia mai a nessuna
famiglia è stato revocato il beneficio dell'alloggio pubblico perché ad esempio i figli non
adempiono l'obbligo scolastico in maniera reiterata. Tale considerazione è valida allo stesso modo
per chi commette un reato che giustamente dovrà pagare secondo quanto stabilito dalla
Magistratura, ma non vedrà negato il diritto di tornare nel proprio alloggio una volta scontato il suo
debito con la Società.
Sono altresì incomprensibili altre norme del Regolamento attuale come quella che impedisce ad una
famiglia a possedere più di una bombola del gas. In questo caso come in altri riteniamo inutili
norme vessatorie perché non ha senso per esempio permettere ad una famiglia di utilizzare una
bombola del gas per la preparazione dei cibi e una seconda per scaldare l'acqua.
2 Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti – Attuazione Comunicazione Commissione
europea n. 173/2011, pagina 4.
3 Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti – Attuazione Comunicazione Commissione
europea n. 173/2011, pagina 88.
Una questione rilevante è la modalità di erogazione di energia elettrica. Rilevante perché sia l'area
che le strutture abitative di proprietà delle famiglie obbligano all'utilizzo dell'elettricità come unica
fonte energetica.4 Questo porta ad un consumo, sopratutto nel periodo invernale, elevato che viene
fortemente penalizzato dalle tariffe in vigore per l'uso domestico della stessa energia. In Italia viene
infatti premiato il basso o meglio il bassissimo consumo, mentre viene penalizzato economicamente
il forte consumo. Questo perché si presuppone che la maggioranza della popolazione nella propria
abitazione possa usufruire di più fonti di energia, in particolare del gas da riscaldamento. Tale
situazione porta invece le famiglie sinte, come si è ben evidenziato a Vicenza, ad avere delle
bollette insostenibili economicamente. Bollette che sarebbero comunque difficilmente sostenibili
anche a famiglie della classe media, a maggior ragione insostenibili per famiglie a bassissimo
redditto.
Per ovviare a tale situazione che porta grosse criticità, in Italia vi sono due modalità completamente
diverse di erogazione dell'energia elettrica nelle aree comunali abitate dalle famiglie sinte:
1. la presa in carico da parte dell'Amministrazione comunale dell'erogazione di energia
elettrica con un contatore unico intestato all'Amministrazione e facendo pagare un forfait
esigibile alle famiglie. Il forfait dovrà essere calibrato secondo le possibilità economiche
delle famiglie in modo da permettere il pagamento diretto all'Amministrazione di quanto
stabilito. Ad esempio il Comune di Mantova ha stabilito questo forfait in euro 100 mensili
comprensivo di erogazione di acqua e gas metano (a Mantova le famiglie hanno ciascuna un
bagno in muratura fornito di gas metano), in linea con quanto spenderebbe una famiglia in
un alloggio di edilizia residenziale pubblica. Questa soluzione comporta un esborso
economico non indifferente da parte dell'Amministrazione, ma tutelerebbe in maniera
significativa le stesse famiglie.
2. l'erogazione dell'energia elettrica a forfait secondo quanto disposto dall'Autorità per l'energia
e per il gas con le delibere a favore delle famiglie sinte e rom, vedi Deliberazione 9 febbraio
2012 – 38/2012/R/EEL e successive. Come ad esempio succede nel Comune di Verona, ma
non solo. L'Autorità nel settembre 2011 con Deliberazione 7 maggio 2010 – ARG/elt 67/10
aveva tolto la possibilità di erogazione a forfait di energia elettrica senza considerare le
problematiche vissute dalle famiglie sinte e rom. Negli incontri che i sottoscritti hanno
richiesto, per conto delle Federazione Rom Sinti Insieme a cui aderiscono la maggioranza
delle associazioni sinte e rom italiane, si sono sviscerate le problematicità vissute dalle
famiglie sinte e rom, come sopra spiegato, e di conseguenza l'Autorità il 9 febbraio 2012 ha
ripristinato l'obbligo per i fornitori di energia elettrica di erogare l'energia con contratti a
forfait per le famiglie sinte, rom e dello spettacolo viaggiante. Questa soluzione non elimina
del tutto la criticità sulla spesa, ma la attenua in maniera significativa. Comunque alcune
famiglie rimarrebbero in difficoltà, ma l'intervento economico del Comune a supporto delle
famiglie povere sarebbe in questo caso molto meno oneroso.
La scelta di una delle due soluzioni portano inevitabilmente a un impegno differente. Nel primo
caso è un impegno economico diretto, mentre nel secondo caso l'intervento che deve svolgere
l'Amministrazione è di moral suasion nei confronti del fornitore locale di energia elettrica. In Italia
il maggiore gestore, l'ENEL, non pone difficoltà nel rispetto delle Delibere dell'Autorità, sono al
contrario i piccoli fornitori legati ai singoli territori che pongono difficoltà e ostacoli nel adempiere
ad un preciso vincolo, appunto le Delibere dell'Autorità, che hanno valenza di norme a tutti gli
effetti. La scelta dell'Amministrazione deve essere ponderata e responsabile perché la non soluzione
4 Sarebbe diverso se per queste famiglie fosse stato strutturato un progetto abitativo comprensivo di abitazioni con
allacci alla rete del gas per riscaldamento, come succede per tutte le famiglie in stato di necessità che usufruiscono
appunto degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
di tale problematicità può decidere in maniera significativa i rapporti tra le famiglie e
l'Amministrazione, oltre a comportare effettive emergenze sociali come già avvenuto a Vicenza in
questi mesi con strascichi non indifferenti sia a livello politico che mediatico.
Un altro punto critico nel Regolamento sono le questioni della gestione e manutenzione delle aree.
Per quanto riguarda la gestione, consigliamo di costituire due gruppi di lavoro, uno per via Criccoli
e uno per via Diaz che sappiano affrontare periodicamente le problematicità e trovare le soluzioni
più adatte per la loro soluzione consensuale. Ai gruppi, oltre ai rappresentanti delle famiglie sinte,
sarebbe opportuno che partecipassero tutti gli Uffici comunali competenti (Servizi sociali, Lavori
pubblici e Demanio e patrimonio). In molte realtà l'affidare la gestione e la manutenzione ad un
Ente terzo può essere una soluzione solo se vi sia una partecipazione diretta degli stessi sinti. A
esempio nel Comune di Mantova l'area è data in gestione all'associazione sinta locale, mentre nel
Comune di Piacenza la gestione è data ad una Cooperativa sociale in collaborazione con
l'associazione sinta locale. In tutti e due i casi sono gli stessi sinti ad essere assunti per svolgere le
attività. Le attività sono il controllo delle entrate e delle uscite e la manutenzione ordinaria e
straordinaria delle strutture. Il costo per l'Amministrazione non è insormontabile e cambierebbe il
paradigma responsabilizzando le stesse famiglie nella gestione e manutenzione delle aree che
strutturalmente sono molto fragili e deteriorabili, a maggior ragione in una situazione come quella
di Vicenza dove per esempio i servizi igienici sono in comune.
In ultimo consigliamo all'Amministrazione di stipulare assicurazioni per le aree. Senza copertura
assicurativa si violerebbero le leggi vigenti, oltre che lasciare senza nessuna protezione le famiglie
abitanti di fronte ad eventi naturali o altro.
Si ribadisce l'importanza di un percorso partecipato che non deve finire con l'approvazione del
regolamento, ma deve proseguire nei modi e nei tempi stabiliti insieme per gestire i beni pubblici e
per arrivare infine ad una chiusura definitiva di luoghi che inevitabilmente ghettizzano e segregano.


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