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Max, il parrucchiere di viale Mazzini che resiste al degrado urbano

Di Nicola Tonello Giovedi 29 Ottobre 2015 alle 13:45 | 0 commenti

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Tra le storie di degrado di quartiere, già raccontate sui nostri mezzi, una delle più sconcertanti rimane quella di Viale Mazzini, nota anche come zona banche. Stiamo parlando naturalmente degli “immobili senza futuro” in gestione all’Inps (ed ex Inpdap) illustrate dal collega Pietro Rossi nei numeri 278 e 279 del nostro mensile. Questa mattina siamo andati a trovare uno degli esercenti che resistono con la loro attività lì, vicino alla Questura e alla Popolare di Vicenza, il parrucchiere Max il quale ha risposto alle nostre curiosità su come si siano palesate negli ultimi quindici anni le criticità del caso.

Allora Max quando è cominciata la tua avventura professionale in questa zona? 

Ho aperto nell’ottobre del 2000 e a quel tempo non potevo immaginare che sarebbero stati gli ultimi anni di movimento urbano ed economico. Allora c’erano ancora gli uffici del Ministero del Tesoro, dunque si lavorava molto di più. Poi intorno al 2004 questi uffici furono trasferiti nella zona più centrale ma più scomoda di piazzetta S. Stefano e i locali sono sfitti da allora ma pagati continuamente dai contribuenti.

Come sai il 43% delle due unità abitative (circa 50 appartamenti) è sfitto dai primi anni 2000. Chi è rimasto tra residenti e commercianti? 

Beh di commercianti facciamo molto presto a parlarne. Il tabaccaio, il bar trattoria e la mia attività di parrucchiere. Per quanto riguarda i nuclei familiari in maggior parte sono coloro che vennero ad abitare circa quarant’anni fa quando vennero costruiti gli stabili. Coppie che al tempo erano appena sposate e che ora sono anziani con i figli che sono andati a stare altrove. C’è stato un periodo fino a qualche anno fa nel quale molti negozi e alcuni appartamenti sono stati affittati a extracomunitari e a loro famiglie, ma poi si manifestarono ripetuti insoluti di pagamenti di affitti così gli ufficiali giudiziari procedettero con gli sfratti.

Mi raccontavi che la poca attenzione, anche al bene pubblico, da parte dell’ente proprietario degli immobili non si è manifestata solamente nell’abbandono dei locali, ma pure nella gestione degli affitti e delle utenze con gli attuali affittuari. 

Nel mio caso si è più volte sfociato nel ridicolo. Partendo dalla questione del posto auto: nei quindici anni mi son visto aumentare la quota solo di pochissimi euro fino al marzo di quest’anno quando l’Inps, oltre a portare dai 20 euro ai 47 circa l’affitto mensile del parcheggio, ha preteso un arbitrario pagamento degli arretrati a partire dal 2009 facendolo figurare come indennità di occupazione. Inoltre, sempre nel 2009, sempre l’Inps pretese di verificare con il mio avvocato il pagamento di alcune rate di affitto della bottega che secondo loro non erano state versate (cosa poi correttamente documentata da parte mia). Per quanto riguarda le utenze ci fu un episodio un paio di anni fa nella quale l’Aim tolse l’acqua calda per una settimana perché qualcuno (l’ente proprietario?) non risultava avesse pagato le spese condominiali. Per non parlare dell’impianto elettrico. Rimesso a norma solo in parte delle due unità abitative e in altre ancora in attesa di intervento.

Nell’excursus storico del degrado di questa zona come vedi il prossimo futuro? C’è la possibilità di far appello alle istituzioni magari istituendo un comitato di quartiere?  

Il primo passo del degrado fu nell’installazione dei dissuasori di parcheggio lungo i marciapiedi di viale Mazzini ancora a fine degli anni novanta che portarono al conseguente scoraggiamento dei clienti degli esercizi commerciali. Intorno al 2002 si contavano sette attività commerciali più altri uffici, ora solo le tre attività sopracitate. Purtroppo non c’è alcuna volontà da parte degli abitanti di formare una sorta di comitato per appellarsi contro questo degrado. Come già spiegato la quasi totalità è formata da persone anziane alle quali non interessa minimamente il futuro di questi luoghi.

Una situazione apparentemente senza speranza, provocata, a detta anche di Max, da un ente che negli anni si è mostrato pressappochista nel valutare la gestione di un conglomerato urbano affiancato alle Banche, che alla sua origine doveva rappresentare un’eccellenza negli anni dell’espansione urbana. Le banche appunto, giganti austeri che sembravano dare una parvenza di stabilità e di prestigio, a ora in... degrado come il complesso costruito dalla Maltauro. Questa è la storia attuale di viale Mazzini: da un lato l’eternità storica delle mura e delle porte medievali, dall’altro la cultura con il teatro che cozza contro il potere decadente delle banche e il disagio dell’abbandono abitativo e funzionale. Tutto sotto l’occhio attento della signora Questura.

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