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Marino verso l'addio e ombre all'orizzonte?

Di Alberto Belloni Giovedi 4 Giugno 2015 alle 19:20 | 0 commenti

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Game over... Il Vicenza ha chiuso martedì sera la sua straordinaria avventura nella Cadetteria, lasciando il passo ai gemellati pescaresi verso la madre di tutte le partite, la finalissima targata serie A. L'aggettivo "straordinaria" è d'obbligo, in considerazione del cammino di una squadra costruita da Giovanni Lopez per la serie B (e costruita bene, possiamo dire a questo punto) alla quale nei 10 giorni post mercato sono stati aggiunti elementi considerati quasi di scarto dagli altri club e infine a gennaio, stavolta sotto la regìa di Pasquale Marino, sono stati apportati gli ultimi correttivi.

E "straordinaria" anche perché caratterizzata da tanti e importanti infortuni piovuti sui biancorossi già travagliati da un'interminabile crisi di liquidità societaria e da tutta una serie di "cordate" di possibili acquirenti, rivelatisi per lo più dei "quaquaraquà", tanto per dirla con Totò. In questo contesto, dopo il travagliato inizio di stagione, nel quale la squadra ha cercato, senza trovarlo, un assestamento, la mano di Marino ha prodotto il miracolo: il gruppo si è consolidato, acquisendo un suo valore specifico e consentendo anche ad elementi considerati in declino di recitare un ruolo da protagonisti. Ora che è tempo di bilanci, possiamo affermare che tutti hanno dato ciò che era possibile fare e qualcuno anche di più. Terminare la stagione al penultimo capitolo dei play off, dopo aver laureato Cocco capocannoniere della categoria e aver valorizzato elementi di proprietà (o di possibile proprietà) come Vigorito, Sbrissa, Laverone, Moretti ecc. è risultato esaltante, che, se non ripaga dieci anni di fallimenti sportivi, apre per la società prospettive incoraggianti.

Tuttavia, quel che conforta sul piano sportivo non può far dimenticare le ombre che la recentissima sconfitta al Menti hanno addensato sul cielo di via Schio e che si sintetizzano in poche fatali domande: come farà il club berico ad affrontare tutte le scadenze (retributive, fiscali, commerciali) e gli impegni (costruzione della nuova squadra per la stagione 2015/2016)? Come si comporteranno adesso i sostenitori di Fin Vicenza, che hanno iniettato in prestito del denaro fresco che si sarebbe quasi sicuramente mobilizzato in caso di serie A e che invece potrebbe essere chiesto in restituzione dopo il 2-2 col Pescara? Potranno essere trattenuti in biancorosso gli elementi che sono stati alla base della magica cavalcata appena conclusa (Di Gennaro ha già detto addio, Ragusa, Sampirisi, Manfredini ecc. sono in forte dubbio)?.
E soprattutto che ne sarà di Pasquale Marino? Nella conferenza stampa del post partita più che le parole valeva la sua espressione. Che era quella di chi sa di aver fatto bene il suo lavoro e si sente pronto a riprendere posto in palcoscenici da massima serie. Neanche il tempo per gioire delle tante soddisfazioni che i biancorossi ci hanno regalato quest'anno, dunque, che torna il tempo dei dubbi e delle preoccupazioni. Andare in A valeva, più o meno una quarantina di milioni di euro: poco meno di trenta di contributo, più la crescita in termini di sponsor, tv e abbonamenti, più 8 milioni già garantiti come paracadute in caso di retrocessione). Non un "tesoretto" ma un "tesorone" in grado di rivitalizzare le asfittiche casse vicentine, consentendo di ripianare i 15/18 milioni di deficit, di onorare i debiti a breve termine, di investire finalmente sul vivaio e di impostare una seria campagna di rafforzamento dell'organico.
Tutto questo Eden è sfumato in 180' minuti... E non per oscura volontà di qualcuno. Mi vien da ridere quando sento i soli "bene informati" sussurrare che non si è voluta la promozione o addirittura (voce insensata di questi giorni) che ci sarebbero state chissà quali pastette... Solo un pazzo furioso avrebbe perso l'opportunità di salire di categoria e i dirigenti di via Schio possono essere accusati di tutto ma non credo di malattie mentali invalidanti. Il Lane resta in B, nonostante un campionato stupendo, semplicemente perché aveva la panchina più corta rispetto ad altre squadre. Meno coperto nei vari ruoli (soprattutto a centrocampo e in attacco, dopo gli infortuni di Maritato e di Sciacca), con qualità inferiore nei rincalzi e con meno abbondanza numerica nelle scelte. Il resto o è fuffa o si colloca nel gran calderone dell'imponderabile. Dove naviga in pompa magna il "fattore C", che fino a Natale ha sorriso alla squadra ma poi in primavera ci ha decisamente voltato le spalle. Questo è il calcio, signori miei... Si gode e si soffre. Peccato per quei 12.000 cuori che hanno sofferto per una sera, ma che qualche motivo per sorridere comunque ce l'hanno. E' stata una rondine a ciel sereno, prima dei nuovi temporali. Sarà l'estate 2016 a dircelo. Incrociamo le dita...

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