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Causa civile contro Cecchetto e Gasparotto: la bocciano i soci della Popolare di Marostica

Di Rassegna Stampa Domenica 14 Dicembre 2014 alle 14:29 | 0 commenti

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di Davide Pyriochos*
Nella migliore tradizione marosticense, l'assemblea dei soci di Banca Popolare di Marostica chiamata a decidere su un'azione di responsabilità contro gli ex vertici, è stata una partita a scacchi tra bianchi e neri, difensori degli ex manager e partigiani del nuovo corso, favorevoli e contrari al consiglio di amministrazione entrato in carica da un anno e mezzo, "amici" e "non più amici" dell'ex dg Gianfranco Gasparotto (foto d'archivio di un'assemblea).

Ma qui la metafora finisce, perché sulla scacchiera mancano le pedine grigie: quelle che non difendono affatto gli ex vertici, ma ritengono - pragmaticamente - che nella prospettiva della fusione con Volksbank, l'azione di responsabilità sia inutile se non dannosa. Tre posizioni distinte, quindi, che si sono fronteggiate per tutta la mattinata di domenica 14 dicembre all'interno del Palaexpo di Bassano del Grappa.

In avvio dell'assemblea erano presenti 649 soci su 7mila (non tantissimi se si tiene presente che i 335 dipendenti sono tutti soci). L'azione di responsabilità contro 14 ex amministratori tra cui l'ex presidente Giovanni Cecchetto e l'ex dg Gasparotto (ma ci sono anche nomi conosciuti come Gianfranco Rubbo, Giuseppe Zuech e l'imprenditore Lino Dainese) alla fine è stata votata con voto favorevole da 257 soci, ma sommando i contrari (184) e gli astenuti (146), alla fine i soci decidono di non fare causa agli ex vertici.
Al di là del risultato, la cosa emersa con chiarezza dal confronto, è che quando Bankitalia chiede alle banche piccole (come Marostica) di trovarsi partner di "elevato standing", l'aggettivo che indica la differenza tra una finanza più "alta" e una più "bassa" è dirimente. Perché oggi, più che due motivazioni e due opinioni diverse, si sono fronteggiate due debolezze. Da un lato infatti il presidente Giuseppe Bottecchia ha chiesto ai soci di votare sulla base di qualcosa che assomiglia molto a un atto di fede. Come hanno notato alcuni azionisti, «Ci si chiede di valutare responsabilità su fatti che non si conoscono», «l'azione di responsabilità è stata presentata in maniera un po' pasticciata»: nell'intervento di Bottecchia a più riprese si è fatto riferimento alla cura e «puntigliosità» dell'analisi sulla gestione dell'istituto condotta dal professor Matteo De Poli (che ritiene gli ex vertici responsabili di negligenze tali da motivare un'azione civile), ma non si sono sentiti né numeri, né cifre, né fatti chiari che facciano capire anche ai profani (e tali i piccoli azionisti hanno diritto di essere) dove stia la "mala gestio" contro cui si vuol procedere per vie legali.
Dall'altra parte l'intervento dell'ex dg Gasparotto è stato ancor più fragile: «Volevo intervenire per ultimo aspettando di sentire i commenti - ha esordito l'ex direttore che in passato, in maniera del tutto anomala, era stato anche membro del cda -. E guardate - ha aggiunto - che un'azione di responsabilità non è mica acqua fresca». In sostanza Gasparotto voleva spiegare ai soci convinti della sua innocenza ma propensi a votare a favore dell'azione "per fare chiarezza", che nei tribunali non ci si va per giocare a briscola. Poi Gasparotto ha smentito chi sostiene che gli ex vertici siano coperti da una polizza assicurativa che ripara dai danni fino a un massimo di 20 milioni di euro. «La famosa polizza di assicurazione - ha detto Gasparotto - è contro danni a terzi, ma ho parlato con un esperto, e mi ha detto che visto che la causa verrebbe intentata dalla banca stessa, che non è un terzo, allora la polizza non copre».
L'ex dg, insomma, non si capacita di questo clima di "caccia alle streghe". «Non so se c'è un virus nell'aria - dice - che porta i soci a intentare cause senza interessarsi più di tanto di cosa ci sia dietro e di cosa ciò comporti». E per finire non ha mancato di rispondere a chi critica l'onerosità dei suoi emolumenti (che normalmente non si notano quando le cose vanno bene, me sono fonte di scandalo quando un istituto di credito finisce nei guai). «E poi il mio stipendio - conclude -, è stato detto che prendevo 1,2 milioni netti: posso dimostrare che prendevo 350mila euro netti all'anno. Erano tanti? Erano pochi? Probabilmente i colleghi del cda hanno pensato che me li meritassi». «E quando si parla del processo del credito: ma sapete quanto è complicato il processo del credito? Ci sono vari organi deputati a deliberare. Le cause - chiosa - si fanno se ci sono fatti».
L'avvocato De Poli ha replicato infine alle domande di soci ed ex dg. Anzitutto ha risposto a chi sollevava il dubbio che le sofferenze siano state prodotte dalla crisi e non da un'eventuale mala gestio. «Naturalmente - ha detto - nell'analisi si tiene in considerazione l'incidenza della crisi. Infatti abbiamo preso in esame soltanto i crediti per i quali era stato formulato parere contrario da parte dell'ufficio fidi. Ciò attestava il venir meno di quella gestione prudente a cui sono chiamati gli amministratori di una banca». E per quanto riguarda le genericità dei rilievi mossi: «A chi chiede perché oggi non si sia entrato nei dettagli delle contestazioni - ha detto - rispondo che non è nella prassi delle assemblee quello di esaminare singoli casi, perché le assemblee sono luoghi dove si esprimono voti liberi e in cui occorre essere sintetici. La spiegazione generale delle contestazioni è appunto che si sono concessi crediti andati poi in sofferenza, anche contro il parere contrario dell'ufficio fidi». Risposta chiara che però non risolve l'anomalia di fondo, per cui di solito le azioni responsabilità vengono decise dai cda (organi in cui c'è spazio per approfondire i temi), non dalle assemblee dei soci.
Quanto al timore sollevato da Gasparotto sul fatto che l'assicurazione non coprirà, la risposta di De Poli non ha rassicurato più di tanto il diretto interessato. «La polizza - ha detto De Poli - ha effettivamente elementi di equivocità: il broker ha però spiegato che la stessa coprirebbe anche in caso di eventuale azione di responsabilità intentata dalla banca». Da parte sua Gasparotto si è guadagnato l'ultima controreplica: «Perché non si va a vedere - ha domandato - quali crediti bocciati dall'ufficio fidi oggi sono in bonis?». Una domanda che forse ha fatto breccia nell'opinione di molti soci.

*VeneziePost


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