Intervista esclusiva integrale di Salhama, un profugo palestinese all'Hotel Adele: passato e presente duri sognando un futuro
Giovedi 13 Agosto 2015 alle 11:22 | 0 commenti
Ieri abbiamo anticipato un estratto dell'intervista in esclusiva a VicenzaPiùTv di Salhama in cui il profugo palestinese denuncia amaramente chi sfrutterebbe certe situazioni, mentre in tanti, troppi dice Papa Francesco, "urlano" contro i migranti.
In quella completa, pubblicata qui (l'intervista originale è in arabo, la voce in italiano è quella dell'interprete, ndr), Salhama si racconta: è un ragazzo palestinese di venticinque anni arrivato in Italia da Gaza su una nave per sfuggire alla situazione del suo paese e finito poi a Vicenza. La sua testimonianza - rilasciata in esclusiva a Vicenza Più - ci porta invece dentro a un mondo personale fatto di incertezze e lavori quanto meno dubbi. Come quelli che Salhama dice di aver fatto quando era all'Hotel Adele: pulire e sistemare appartamenti della stessa proprietà per dieci euro al giorno. Non è nemmeno giusto chiamarla "odissea" la sua storia, perché saprebbe di retorica, al pari di quella che si usa per etichettare i profughi come pericolo sociale. Non sappiamo nemmeno dire se la sua situazione e la sua avventura in occidente sia migliore o peggiore di tanti come lui. Abbiamo lasciato parlare questo ragazzo, rendendo anonimo il suo viso come da sua richiesta, levando invece un po' il velo su "luoghi di accoglienza" di solito visti da fuori. Il suo impatto con l'Italia, appena arrivato, è stato standard: la schedatura e poi l'obiettivo di andare subito in un altro paese europeo, la Svezia, dove l'hanno rifiutato secondo le leggi comunitarie. Il ritorno a Roma e poi il trasferimento a Vicenza. Prima alla Caritas - con quasi niente in tasca e con l'obbligo di restare fuori, al freddo dalle otto di mattina fino al rientro per dormire, alle otto di sera - e poi all'Hotel Adele. Lì c'è rimasto per sette mesi, in camere in cui d'estate si soffoca dal caldo e facendo "lavoretti" per 10 euro in otto ore, lavoretti che comprendevano la sistemazione di altri appartamenti - tinteggiatura, giardino - nei quali poi sarebbero stati accolti altri profughi. L'Hotel Adele, interpellato, non smentisce del tutto e dice che comunque ogni cosa era in regola. "Non sono autorizzato a rispondere a nessuno, non rilasciamo interviste più a nessuno - esordisce un impiegato dell'albergo che non vuole dare le sue generalità - so che hanno fatto dei lavoretti, si danno da fare veramente, portano via le cartacce, sistemano i giardini, si sono resi attivi anche alla sagra di Bolzano Vicentino. Sul fatto che abbiano sistemato appartamenti non lo so, può essere, comunque tutto è stato fatto in accordo con la Prefettura e con le cooperative che li gestiscono".Sia come sia, il presente di Salhama continua a essere incerto. Dopo l'Adele è stato trasferito prima a Bassano, in una casa con altri profughi, e poi a Campese, dove vivono in piccole camere da letto che ospitano fino a quattro persone. Ma sopratutto in attesa di un permesso per richiedente asilo che, una volta avuto, significa essere lasciati a se stessi. Senza un lavoro, su una strada. E questo, come lui stesso dice, è adesso il suo timore peggiore, tanto forte quanto la volontà di integrarsi.
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