Ultime in ordine di tempo tra le banche italiane a presentare i loro conti semestrali, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca oggi avranno addosso gli occhi del mercato. Entrambi gli istituti (si veda Il Sole 24 Ore del 25 agosto) hanno fissato per oggi i rispettivi Consigli di amministrazione: i board, secondo le attese, approveranno semestrali pesanti, complici le svalutazioni e i forti accantonamenti imposti dalla Banca centrale europea. PopVi, inoltre, dovrebbe dare il via libera a un aumento di capitale il cui ammontare è stimato attorno a 1,5 miliardi di euro.
Dopo le dimissioni a sorpresa di Samuele Sorato, la Banca Popolare Vicenza da fino maggio è nelle mani di Francesco Iorio, banchiere apprezzato dal mercato cui tocca il compito di attuare quel piano di risanamento e rilancio invocato dalla Vigilanza. Per questo è realistico che i conti odierni della banca vicentina mettano in evidenza una maxi-perdita, generata dall’aumento delle coperture su crediti e da un incremento delle svalutazioni degli avviamenti.
Continua pagina 22 Luca Davi Continua da pagina 21 Nel contempo, il board darà il via libera a un rafforzamento patrimoniale il cui valore si aggira attorno a 1,5 miliardi. Negli ultimi giorni si era ragionato sull’ipotesi di una ripatrimonializzazione più importante, fino a 2 miliardi. Ma le riflessioni maturate nelle ultime ore in seno al board su un tale valore, giudicato da qualcuno troppo “imponenteâ€per una piazza come Vicenza (che in due anni ha varato due aumenti per 1,2 miliardi), ha portato alle definizione di un ammontare più contenuto.
Del resto, è proprio dal precedente aumento che nasce il fabbisogno di capitale aggiuntivo di PopVi. Nei mesi scorsi gli ispettori della Bce hanno messo nel mirino le modalità con cui è stato realizzato il rafforzamento, mettendo in evidenza delle irregolarità e chiedendo l’immediato adeguamento dei ratio patrimoniali. Tuttavia la mossa dell’aumento, nelle intenzioni del management, servirà anche ad anticipare le richieste in arrivo dalla stessa Bce nell’ambito dello Srep, il processo di revisione prudenziale applicato su scala europea, i cui esiti saranno formalizzati alle banche nelle prossime settimane. Ma in ultima analisi, l’iniezione di capitale sarà legata a doppio filo anche all’approdo in Borsa dell’istituto, fissato per il primo trimestre 2016, come anticipato dal Sole 24 Ore lo scorso 8 luglio. Un passaggio, quello dell’Ipo, visto di buon occhio anche da Francoforte: solo con una quotazione del titolo in Borsa, del resto, può essere garantita la partecipazione degli investitori istituzionali al capitale. E gli istituzionali sono i soggetti più idonei a far fronte a quelle necessità patrimoniali che la stretta regolatoria in atto nel comparto bancario sta rendendo sempre più impellenti. Per la quotazione, il Cda guidato da Gianni Zonin ha già individuato gli advisor, ovvero Mediobanca come global coordinator, e Deutsche Bank e JpMorgan come co-global coordinator. A valle della quotazione resta infine il tema della possibile aggregazione. Un progetto per il quale la stessa Mediobanca è stata incaricata nei mesi scorsi, con l’obiettivo di valutare le opzioni strategiche sulla scia della riforma delle banche popolari.
Le attese per Veneto Banca
Ad alzare il velo sui propri conti oggi sarà anche Veneto Banca. L’istituto di Montebelluna dovrebbe registrare analogamente alla vicentina numeri in rosso, anche se in misura più contenuta. Il nuovo direttore generale Cristiano Carrus non ha perso tempo dopo l’uscita dell’ex dg Vincenzo Consoli, per 18 anni al vertice della banca: per questo avrebbe messo in cantiere una semestrale di “svoltaâ€, all’insegna della verifica della qualità degli attivi. La banca avrebbe così recepito le indicazioni arrivate dagli ispettori di Francoforte: sono previsti maggiori accantonamenti su crediti e una ulteriore revisione degli avviamenti, sulla scia di quanto fatto già lo scorso anno.
La banca rimane, al pari di Vicenza, sotto la marcatura stretta della vigilanza di Francoforte e Banca d’Italia. Per questo, l’istituto presieduto da Francesco Favotto sta esaminando il da farsi: il doppio binario prevede la possibile integrazione con un altro istituto bancario, cui si affianca lo scenario di un aumento di capitale (il cui valore è stimato tra i 500 e gli 800 milioni) da realizzarsi entro i primi mesi del 2016 «e comunque successivamente all’avvenuta quotazione in Borsa», come comunicato dal board lo scorso 22 luglio. Prima però va realizzata la trasformazione in Spa, con un’assemblea che potrebbe essere convocata per ottobre-novembre.
@lucaaldodavi
Luca Davi
Quotidiano | Rassegna stampa |
La saga delle banche popolari venete non quotate oggi vive un altro episodio, delicato. Per la Popolare di Vicenza e per Veneto Banca i cda in agenda oggi saranno ricchi di numeri rossi per via di ampie svalutazioni di crediti e avviamenti, che le avvicineranno agli standard del settore bancario italiano ma avranno l’effetto di produrre nuove richieste di denaro ai soci (a circa un anno dagli ultimi aumenti). Gli operatori stimano il deficit complessivo in almeno 2 miliardi di euro. Entrambe le ricapitalizzazioni dovrebbero avvenire tramite quotazione in Borsa, annunciate entro fine anno (la Veneto) e nel primo trimestre 2016 (la Vicentina), così da formare un prezzo non contestabile - benché probabilmente frazionale rispetto ai valori periziati e che valga come pietra di paragone per l’eventuale successivo giro di fusioni. Nel quale le due banche sembrano vasi di coccio rispetto alle più solide popolari già quotate.
Gli occhi del mercato e... della stampa puntati su Popolare di Vicenza e Veneto Banca
Venerdi 28 Agosto 2015 alle 10:38 | 0 commenti
Di seguito rilanciamo gli articoli apparsi oggi 28 agosto sui principali quotidiani (Il Sole 24 Ore, la Repubblica e Corriere) in merito ai cda cruciali per il futuro delle due banche popolari venete non quotate, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che da mesi sono al centro dell'attenzione nazionale ed europea e oggi sono attese dall’approvazione dei conti semestrali.
Il Sole 24 Ore
Credito. Attese oggi le semestrali della Popolare e di Veneto Banca
Vicenza verso aumento da 1,5 miliardi
Â
la Repubblica
Cura senza fine per le popolari Vicenza-Veneto rosso e aumenti
Oggi i cda dei due istituti visionano semestrali con forti svalutazioni Serviranno fondi per oltre 2 miliardi
Tutto avviene sotto gli occhi severi della Bce, che dopo avere promosso i due istituti veneti per il rotto della cuffia - ai test d’ingresso nell’unione bancaria europea li sta passando al frullatore da nove mesi. Dopo avere ottenuto l’allontanamento dei banchieri che guidavano i due istituti, Francoforte sta pilotando con le nuove gestioni la pulizia dei libri creditizi, così da far emergere un patrimonio chiaro e adeguato. Oggi è un giorno importante a riguardo. La popolare vicentina guidata da Francesco Iorio svaluterà ancora crediti e avviamenti, cercando di anticipare gli esiti dell’esame di vigilanza macroprudenziale in corso (Srep) e che sarà annunciato a novembre: e si stima serviranno circa 1,5 miliardi di nuovo patrimonio. Mentre la rivale di Montebelluna, guidata da Cristiano Carrus su un binario simile, svaluterà cespiti in modo tale da far emergere un deficit di almeno mezzo miliardo. Ma nessun aumento dovrebbe essere annunciato oggi dalla Veneto: anche perché l’entità del patrimonio richiesto dipenderà anche dal buon esito della cessione di Bim a una cordata di investitori e manager (finora avversata dalla vigilanza).
Nei due casi risulta però improbabile effettuare nuove richieste di fondi sulla rete di azionisti- clienti, impoverita e irritata dopo anni di emissioni a prezzi così alti da rendere poco liquidabili i titoli dei soci. Così gli advisor finanziari e legali, in contatto con la Consob e le autorità bancarie, stanno studiando una modalità inedita: la richiesta di quotazione e la immediatamente successiva emissione di nuove azioni, in parte in opzione ai vecchi soci in parte offerte agli investitori istituzionali.
Il processo che s’avanza oggi e nelle prossime settimane cambierà comunque i connotati ai due istituti, retti a lungo da leader locali (Vincenzo Consoli a Montebelluna per 18 anni, Gianni Zonin da 20 a Vicenza). Il primo ha già lasciato il timone, il secondo ha annunciato che lo farà con la trasformazione in spa della banca, già deliberata e in fieri. Tuttavia la strada verso il mercato sarà impervia, per i due marchi. Anche perché i ritardi nel liquidare i soci venditori di azioni, e le diffuse pratiche di finanziarli per acquistare azioni, potrebbero produrre un vortice di contenziosi e inchieste giudiziarie contro le due banche.
Le ricapitalizzazioni avverranno tramite le quotazioni in Borsa, previste entro sei mesi
Andrea Greco
Â
Corriere del Veneto
Pulizia dei conti e nuovi aumenti di capitale Veneto Banca e Bpvi alla prova delle semestraliÂ
Dire che si tratta di un giorno decisivo per il futuro, è forse esagerato. Nel senso che molte altre tappe sono attese quest’autunno e anche oltre. Però i conti semestrali di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, attesi oggi con l’approvazione dei rispettivi cda, rappresentano una tappa molto attesa, anche nella chiave strategica delle possibili aggregazioni.
Il pronostico condiviso dagli addetti ai lavori è quello di un bilancio di metà anno pesante per entrambi gli istituti. Vale per la Popolare di Vicenza, che per volontà espressa del neo amministratore delegato Francesco Iorio e soprattutto per ordine della Vigilanza Bce, si appresta a una pulizia dei conti ancora più radicale di quanto finora si è fatto a fine 2014. E vale anche per Veneto Banca, per la quale il ragionamento è assai simile: si aspettano ulteriori svalutazioni su asset, garanzie e crediti problematici, con evidenti effetti negativi sul risultato netto di bilancio nel semestre. In entrambi i casi emerge la necessità di ricapitalizzare. I cda dei due istituti sono convocati oggi per l’approvazione dei conti e, ufficialmente, null’altro dovrebbe essere comunicato. Ma il tema di un ulteriore rafforzamento patrimoniale è sul piatto ed è di stretta attualità . Nel caso dell’istituto di Montebelluna si è ipotizzata un’operazione da 500-800 milioni, per il gruppo presieduto da Gianni Zonin si parla di una cifra oscillante tra 1,5 e 2 miliardi. Altro tema da affrontare per la Popolare di Vicenza - e anche questo in stretta relazione con i difficili numeri della banca - è quello del piano industriale che fissa la chiusura di circa 150 filiali e individua circa 200 esuberi da negoziare con le organizzazioni sindacali. Approvato ancora sotto la gestione di Samuele Sorato, potrebbe essere modificato con numeri anche più severi: è quanto si aspettano gli stessi rappresentanti dei lavoratori. Anche se non è da escludere un passaggio informativo oggi in cda, è assai probabile che il varo del piano e l’avvio del tavolo sindacale avvengano la prossima settimana, o comunque a settembre.
La dura pulizia di bilancio per le due popolari fa anche da premessa alla stagione delle aggregazioni. Il fermento è grande in regione e nella partita entra anche il Banco Popolare. Nei giorni scorsi il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha apertamente appoggiato il disegno di una super-banca tutta veneta: un polo a tre, con Vicenza e Montebelluna nell’orbita del gruppo scaligero. Un’idea che trova possibili sponsor finanziari di spessore (è già frullata nella testa di Paolo Biasi, presidente uscente di Fondazione Cariverona) e anche il favore di Carlo Fratta Pasini, attuale presidente del Banco, molto preoccupato che Verona scelga il matrimonio con la bresciana Ubi. Anche se non si può ancora parlare di aperta spaccatura tra figure di vertice del Banco, emergono sicuramente sensibilità diverse: l’ad Pier Francesco Saviotti pensa soprattutto alla solidità finanziaria dell’aggregazione, Fratta teme la perdita di Verona quale quartier generale di una nuova realtà . Finora, di concreto, ci sono solo i contatti tra advisor del Banco e dell’istituto di Montebelluna presieduto da Francesco Favotto. Poco altro. La Popolare di Vicenza sembra imboccare dritta la strada della quotazione in Borsa, a prescindere dal risiko. In ogni caso, la creazione di un polo veneto dovrà superare molti ostacoli. A cominciare dalla delicata questione delle valutazioni di ciascun istituto.Â
Il pronostico condiviso dagli addetti ai lavori è quello di un bilancio di metà anno pesante per entrambi gli istituti. Vale per la Popolare di Vicenza, che per volontà espressa del neo amministratore delegato Francesco Iorio e soprattutto per ordine della Vigilanza Bce, si appresta a una pulizia dei conti ancora più radicale di quanto finora si è fatto a fine 2014. E vale anche per Veneto Banca, per la quale il ragionamento è assai simile: si aspettano ulteriori svalutazioni su asset, garanzie e crediti problematici, con evidenti effetti negativi sul risultato netto di bilancio nel semestre. In entrambi i casi emerge la necessità di ricapitalizzare. I cda dei due istituti sono convocati oggi per l’approvazione dei conti e, ufficialmente, null’altro dovrebbe essere comunicato. Ma il tema di un ulteriore rafforzamento patrimoniale è sul piatto ed è di stretta attualità . Nel caso dell’istituto di Montebelluna si è ipotizzata un’operazione da 500-800 milioni, per il gruppo presieduto da Gianni Zonin si parla di una cifra oscillante tra 1,5 e 2 miliardi. Altro tema da affrontare per la Popolare di Vicenza - e anche questo in stretta relazione con i difficili numeri della banca - è quello del piano industriale che fissa la chiusura di circa 150 filiali e individua circa 200 esuberi da negoziare con le organizzazioni sindacali. Approvato ancora sotto la gestione di Samuele Sorato, potrebbe essere modificato con numeri anche più severi: è quanto si aspettano gli stessi rappresentanti dei lavoratori. Anche se non è da escludere un passaggio informativo oggi in cda, è assai probabile che il varo del piano e l’avvio del tavolo sindacale avvengano la prossima settimana, o comunque a settembre.
La dura pulizia di bilancio per le due popolari fa anche da premessa alla stagione delle aggregazioni. Il fermento è grande in regione e nella partita entra anche il Banco Popolare. Nei giorni scorsi il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha apertamente appoggiato il disegno di una super-banca tutta veneta: un polo a tre, con Vicenza e Montebelluna nell’orbita del gruppo scaligero. Un’idea che trova possibili sponsor finanziari di spessore (è già frullata nella testa di Paolo Biasi, presidente uscente di Fondazione Cariverona) e anche il favore di Carlo Fratta Pasini, attuale presidente del Banco, molto preoccupato che Verona scelga il matrimonio con la bresciana Ubi. Anche se non si può ancora parlare di aperta spaccatura tra figure di vertice del Banco, emergono sicuramente sensibilità diverse: l’ad Pier Francesco Saviotti pensa soprattutto alla solidità finanziaria dell’aggregazione, Fratta teme la perdita di Verona quale quartier generale di una nuova realtà . Finora, di concreto, ci sono solo i contatti tra advisor del Banco e dell’istituto di Montebelluna presieduto da Francesco Favotto. Poco altro. La Popolare di Vicenza sembra imboccare dritta la strada della quotazione in Borsa, a prescindere dal risiko. In ogni caso, la creazione di un polo veneto dovrà superare molti ostacoli. A cominciare dalla delicata questione delle valutazioni di ciascun istituto.Â
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