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Giornata della cultura ebraica, riconquistiamo l’arte dell’ascolto delle tesi altrui

Di Citizen Writers Sabato 5 Settembre 2015 alle 17:47 | 0 commenti

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Di seguito pubblichiamo l'intervento di Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio Regionale del Veneto, per la Giornata della cultura ebraica del 6 settembre 2015

“Chavruta” è termine ebraico con cui si indica un modello di studio in cui due studenti, discutendo serratamente tra loro, argomentano la proprie interpretazione tentando di confutare quelle del compagno. Questa tecnica di studio sviluppa le abilità nel ragionamento e porta ad approfondire la capacità di sintesi, la chiarezza, la logica mentre l’ascolto, l’analisi e la risposta alle opinioni altrui inducono al rispetto di tesi diverse dalle proprie.

L’Ebraismo riformato ha ampliato l’idea di chavruta a gruppi di più persone, dando vita così a un modello di approfondimento particolarissimo. In occasione della Giornata della Cultura ebraica - che si celebra domani, domenica 6 settembre - credo sia utile e necessario riflettere su questo antico metodo di studio, perché se c’è un limite pericoloso dei nostri tempi è l’assenza della libera discussione, del vero confronto: in questi anni è decaduta, non solo nella politica, la disponibilità a discutere con chi ha opinioni diverse dalle nostre: oggi non si contestano le idee, le si ignorano, casomai si insulta, si parte sempre dal presupposto della propria superiorità persino morale e dell’inferiorità pregiudiziale degli altri, e si dà per scontata una sorta di infallibilità e onniscienza che in altre epoche era riservata, seppur tra mille dubbi, alle divinità e della quale oggi anche qualche capo di governo ritiene d’avere l’esclusiva. Non è un caso se le coscienze critiche oggi vengano incasellate, sbrigativamente, in categorie ornitologiche, cioè uno svilire il pensiero altrui. Ritorniamo a discutere, a confrontare le nostre tesi, a parlarci, perché le sfide epocali che abbiamo dinnanzi a noi necessitano di un salto di qualità nel pensiero e nell’elaborazione delle proposte operative: come possiamo sopportare una economia in crescita ma che non crea occupazione? come potremo garantire lo stato sociale, che è la base della democrazia partecipativa? Come conciliare sviluppo economico e tutela della natura e difesa dell’ambiente? La quotidianità pone drammatiche domande alla quale, come dimostrano le cronache, si è risposto in maniera paurosamente inadeguata: la gestione dei flussi migratori è un caso emblematico della fragilità del pensiero contemporaneo e dell’incapacità di discutere, della mancanza di disponibilità nel mettere a confronto tesi, analizzare paure e opportunità, comprendere legittime aspirazioni e bisogni. La Giornata della cultura ebraica può spingerci a essere più umili. Chagall o Lele Luzzati, per rifarci a grandi maestri ebrei che parlano al mondo, ci hanno insegnato a osare anche attraverso il sogno perché i problemi si affrontano con le armi della cultura e della fantasia, non con la supponenza o la strafottenza. So bene che la parola “Chavruta” può innescare contestazioni non marginali: Aaron David Gordon, tra le anime ispiratrici del laburismo sionista ottocentesco, usò proprio questo termine per individuare una società comunitaria basata sul lavoro e l’auto-educazione e so quanto pericoloso sia accostare il sionismo all’ebraismo quando i due fenomeni sono ben diversi e distinti. Ma so anche a quali risultati può portare l’assenza del dialogo e l’incapacità di ascoltare, l’esatto contrario della “Chavruta”. Dove finiremo continuando negli stereotipi, nei pregiudizi? Le Comunità ebraiche di ogni dove lo sanno bene. Se vogliamo che la Giornata della cultura ebraica abbia un senso e non sia, per chi ebreo non è, farisaico appuntamento, poniamo delle domande e ascoltiamo le risposte. Facciamolo anche solo per mero interesse egoistico e di sopravvivenza: come risposta alle sfide della modernità i soloni che hanno sempre ragione, dall’alto delle loro torri d’avorio, fino ad oggi hanno partorito ben poca cosa, mentre noi tutti rischiamo d’essere travolti dagli eventi nel buio della ragione.


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