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Fusione Fiere Vicenza-Verona, l'ora della verità è vicina

Di Rassegna Stampa Giovedi 16 Aprile 2015 alle 23:33 | 0 commenti

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Dopo l'annuncio di Matteo Marzotto qualche settimane fa al Festival Città Impresa, ora anche il dg di Giovanni Mantovani dice che l'ora della verità sulla fusione è vicina: per la prossima assemblea sarà chiusa la preliminary due diligence
L’immagine del vaso di coccio schiacciato da quelli di ferro è un po’ equivoca, perché in Italia se si parla di fiere, cioè di aziende che tentano di fare politica industriale in un contesto di crisi perdurante del mercato interno, la solidità del ferro non la esprime nessuno né in Veneto né altrove.

Ma Verona e Vicenza hanno mostrato in questi anni di saper stare in piedi sulle proprie gambe, pur fronteggiando momenti di difficoltà (che a Vicenza hanno portato anche a una riduzione parziale dell’organico), mentre Padova – il vaso di coccio – sembra avviata sulla via di un declino difficile da contrastare. Mentre nella città del Santo l’ultima assemblea si è infatti chiusa con la nomina del nuovo presidente, il francese Jean Eudes Rabut, direttore generale di Gl Events, ma soprattutto con la riduzione del capitale sociale da 8 a 5 milioni di euro (segno che la proprietà francese non muore dalla voglia di investire altri soldi nella controllata), a Verona e Vicenza la manovra di avvicinamento in vista di una possibile fusione sta per raggiungere il momento della verità. La prossima settimana a VeronaFiere si terrà il cda che dovrà stabilire la data dell’assemblea dei soci chiamata ad approvare il bilancio 2014. Ed è probabile che per quel giorno il lavoro del consulente chiamato a valutare l’ipotesi di fusione con Vicenza sarà ultimato.
Così se nelle scorse settimane il presidente vicentino Matteo Marzotto aveva già annunciato imminenti novità, ora anche Verona conferma che la partita è entrata nel vivo. E al di là della sostanza del discorso che è condivisa da entrambi gli ambienti, i toni delle dichiarazioni sono decisamente cambiati. Fino a qualche tempo fa il grande sponsor della fusione era infatti uno solo: Marzotto. Da Verona però – salvo qualche calda apertura da parte del presidente Ettore Riello – le risposte di soci e management ai segnali lanciati da Vicenza erano improntate alla cautela. Ora invece anche i veronesi sembrano più possibilisti. Il direttore generale Giovanni Mantovani spiega infatti che «la fretta è una cattiva consigliera» e perciò chiarisce l’esatta sequenza degli eventi che si devono verificare prima di arrivare alla decisione ultima, ma tra le righe manda segnali di grande amicizia (cosa rara nel mondo delle fiere): «Le fiere di Verona e Vicenza – dice – hanno caratteristiche diverse, perché loro sono più concentrati su un settore di punta che è l’oro, mentre noi siamo più diversificati. Tuttavia – aggiunge – Vicenza ha saputo mantenere bene il suo business anche negli anni difficili e ora lo presidia in maniera adeguata, perciò direi che siamo entrambe due aziende con un business sano».
Perciò ben venga lo studio dell’ipotesi fusione. «In questo momento – ricorda Mantovani – siamo in una fase di preliminary due diligence. Significa che il consulente deve portare ai soci gli elementi di base per capire se valga la pena di proseguire nella fase di effettiva due diligence». La quale a sua volta non significa che l’accordo si farà al 100%, ma alza sensibilmente le probabilità di esito positivo se gli interlocutori sono disposti a fare sintesi. «Se alla prossima assemblea – prosegue il dg – i soci diranno che le condizioni per una due diligence ci sono, da lì in poi si entrerà nel vivo e si passerà a una fase più operativa. Cioè – spiega – si stabiliranno assieme i valori di concambio dell’operazione, e si deciderà come risolvere i problemi di governance e di organizzazione. Il primo step è però il via libera alla due diligence da parte dell’assemblea».
Insomma, se quel giorno i soci veronesi diranno di sì (ricordiamo che di VeronaFiere è diventata azionista anche Banca Popolare di Vicenza, grande sponsor della fusione anche se ora ha urgenze più spinose da affrontare), la strada successiva non sarà in discesa ma nemmeno troppo in salita, al massimo un “falso piano”. E così anche il vice-presidente di VeronaFiere Damiano Berzacola dice che il management ha svolto il suo compito ed ora la palla passa ai soci: «Noi avevamo l’incarico di effettuare lo studio ed ora deve decidere l’assemblea». Qualora la fusione riuscisse sarebbe la seconda in Veneto (dopo gli aeroporti) nell’arco di un anno. Segno che la crisi qualche cambiamento vero lo porta. Anche se per terra restano pure i cocci.
@dpyri 
di Davide Pyriochos da VeneziePost


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