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Fusione fiere Verona-Vicenza. Marzotto: "la palla ai soci"

Di Rassegna Stampa Domenica 22 Marzo 2015 alle 20:37 | 0 commenti

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Il presidente della Fiera di Vicenza parla del "Sistema Vi-Ve" perché il lavoro dei consulenti è terminato. E a titolo personale sogna in grande: «In Borsa sarebbe una realtà interessante»
«Siamo arrivati alla fase conclusiva dello studio sulla fusione. I consulenti hanno terminato il lavoro ed ora spetterà agli azionisti valutare i numeri e decidere. Non so come finirà, ma per me già il fatto di essere arrivati a questo punto è un grande successo».

Matteo Marzotto, presidente della Fiera di Vicenza, non ha mai fatto mistero di essere un grandissimo sostenitore della fusione tra l’ente che presiede a la Fiera di Verona, ma ha scelto la cornice del Festival Città Impresa, partito stamattina al Cuoa di Altavilla Vicentina, per comunicare che il progetto sta per fare qualche importante passo avanti, forse decisivo. «In questo momento siamo in una fase di pre-due diligence, perché non è ancora arrivata dai soci l’indicazione di avviare un confronto che porti alla fusione. Ma i consulenti Deloitte e Price Water House – spiega – hanno terminato il loro lavoro. E i numeri, per come li vedo io, indicano che la fusione è opportuna e utile». Addirittura Marzotto fa un passo in avanti: «Levandomi il cappello da presidente della Fiera – dice – e parlando da semplice cittadino, dico che dopo la fusione potremmo anche andare in Borsa. Penso che il sistema Vi-Ve sarebbe infatti una realtà molto interessante, anche per gli investitori».

Un percorso suggestivo, quello indicato da Marzotto, che però deve passare attraverso molte tappe. La prima sono le assemblee. Come dice Enrico Toffali, assessore alle Partecipate del Comune di Verona (azionista forte, ma non di assoluta maggioranza della Fiera di Verona): «Sulla fusione non mi esprimo perché non ho visto i numeri. Quando mi saranno presentati li commenterò». Non dovrebbe mancare molto, perché i percorsi di avvicinamento hanno camminato in parallelo tra Verona e Vicenza. «Ciò che è capitato finora è che le due fiere si sono esaminate vicendevolmente – prosegue Marzotto – ed ora i due cda dovranno spiegare ai rispettivi soci cosa emerge da quest’indagine». Ma se a Vicenza basta la figura del sindaco Achille Variati, che è anche presidente della Provincia, per prendere una decisione, a Verona il confronto riguarda Comune, Camera di Commercio, Fondazione Cariverona, Banco Popolare, Cattolica Assicurazioni, Bpvi. Una platea articolata a cui il cda di VeronaFiere probabilmente presenterà l’indagine sulla fusione in occasione della prossima assemblea ordinaria per l’approvazione dei conti 2014.

Ad ogni modo Marzotto non vuol forzare la mano a nessuno. Piuttosto vuol sottolineare che il momento è propizio per attuare quelle sinergie che il Veneto da anni invoca ma che fino a ieri non è mai riuscito a realizzare. «Anche se i soci di entrambi gli enti dicessero di avviare una vera e propria due diligence – avverte – ciò non significa ancora che le due società si fonderebbero, perché l’esito non è necessariamente positivo. Due diligence vuol dire infatti che c’è l’interesse a continuare a valutare la fusione. Però noto che l’appello a “fare sistema” in Veneto suona vuoto, sembra una frase fatta che si è sentita mille volte senza che producesse conseguenze. Invece ora diventa qualcosa di molto concreto. Il percorso di dialogo con la Fiera di Verona – conclude – è iniziato lo scorso 26 giugno. Io avevo detto che i consulenti avrebbero presentato le conclusioni al 31 gennaio, e considerato che siamo al 20 marzo il ritardo non è molto. Penso che passato il Vinitaly qualche altro passo avanti potrà essere compiuto».

Marzotto ovviamente non ha spiegato quale sarebbe secondo i consulenti il rapporto tra l’una e l’altra Fiera nel caso di una fusione (deve ancora comunicarlo ai soci). Però se Verona è più importante per volume del fatturato (negli anni con un calendario favorevole supera i 90 milioni), Vicenza (che ha un fatturato superiore ai 30 milioni) vanta una migliore redditività perché ha alcuni prodotti molto forti come l’oro che permettono di fare utili. Di certo da una fusione nascerebbe un gruppo da 120 milioni di fatturato che potrebbe levare lo sguardo a un livello europeo, smettendo di limitare la concorrenza agli sgambetti tra fiere limitrofe che fino ad oggi hanno caratterizzato il panorama italiano.
 
di Davide Pyriochos da VeneziePost


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