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Effetto Cina sul Veneto, difficoltà per piccoli ma lusso ok

Di Rassegna Stampa Martedi 25 Agosto 2015 alle 09:59 | 0 commenti

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La Cina è in burrasca, gli operatori veneti che mantengono rapporti stabili con Pechino sono in apprensione ma questo non riguarda più di tanto coloro che operano sul mercato degli articoli di fascia alta. Sono le prime reazioni ai crolli nei listini asiatici delle ultime ore (Shanghai -8,5%) ed alle ripetute svalutazioni dello Yuan delle scorse settimane di alcuni fra i player della nostra regione in prima linea nelle relazioni commerciali con il «Dragone».

Per Giuseppe Baiardo, ex presidente dell’Associazione dei calzaturieri della Riviera del Brenta (Acrib), «gli indicatori di Borsa non rispecchiano necessariamente cali dei consumi e, per quanto riguarda il Made in Italy e le esportazioni di beni di lusso, non aspetto alcuna significativa ripercussione». Casomai lo scenario può interferire su chi pensava di riportare a casa produzioni ora affidate a fabbriche cinesi.
«Non era nelle nostre intenzioni e adesso, con la svalutazione della moneta, il pensiero non ci sfiora nemmeno, l’operazione ci dà respiro per almeno altri due anni. In ogni caso il consumatore cinese che compera scarpe di lusso non spende mai meno di 400 dollari e non ha di sicuro problemi ad aggiungerne altri cinque o sei». Non vede nella svalutazione dello Yuan pericoli di riposizionamento delle sedi produttive anche Lorraine Berton, presidente Sipao, l’Associazione di Confindustria che raggruppa i player dell’occhialeria.
«Il mercato ha sempre bisogno di almeno due canali, quello popolare e quello del lusso, e su quest’ultimo non abbiamo rivali, costi quel che costi. E si tratta di un Made in Italy che negli ultimi anni ha ulteriormente guadagnato in qualità ed è sempre più ricercato». Gli scossoni delle borse asiatiche non potranno tuttavia rimanere senza conseguenze. «Come in tutti i terremoti c’è un assestamento e poi si trovano nuovi equilibri. Non escludo che in senso generale le piccole imprese del sistema Italia si possano trovare in difficoltà ma il filone del lusso penso sia ormai molto blindato».
Ancora per l’occhialeria, Luxottica rileva come la propria esposizione in Cina sia contenuta, rappresentando il paese, Hong Kong incluso, circa il 2% del fatturato. La svalutazione della valuta cinese, inoltre, avrebbe un impatto positivo perché «la quota dei costi denominata in yuan è largamente superiore ai ricavi nella stessa valuta. Luxottica continua a considerare la Cina come uno dei mercati a più alto potenziale nel mondo e conferma che lo sviluppo della propria presenza in quel paese è una delle priorità strategiche del gruppo». Ad avere da molti anni importanti impianti produttivi nel paese asiatico è il Gruppo Carraro, di Campodarsego, il cui presidente, Enrico Carraro, riconosce nell’intervento sulla divisa un processo che può agevolare le esportazioni verso il resto del mondo. «Produrre in Cina stava diventando quasi troppo costoso, c’era bisogno di riportare competitività. Quell’economia, benché con velocità di crescita che noi ci sogniamo, da qualche anno era acciaccata, e del resto operazioni simili sulla moneta erano state compiute in passato da altri paesi dell’area, ad esempio l’Australia».

di Gianni Favero dal Corriere del Veneto

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