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Donazzan: chi non canta inno nazionale o ne cambia le parole offende memoria soldati

Di Citizen Writers Venerdi 22 Maggio 2015 alle 17:20 | 0 commenti

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Elena Donazzan, assessore regionale

Domenica si celebra l’inizio delle commemorazioni per il Centenario della Grande Guerra, momento fondativo dell’Italia tutta e occasione per riflettere sul senso della memoria, sull’importanza della storia per l’identità di un popolo. Una identità ed una appartenenza che oggi servirebbero più che mai e che rischiano di essere relegati ad un dato occasionale e superficiale limitatamente a qualche partita di calcio oppure, quando sentite più profondamente, affidate alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.

Il compito delle Istituzioni in occasione di questi momenti, dovrebbe essere quello di dare massima rilevanza alle commemorazioni, alta solennità ai momenti celebrativi e diffusione di una nuova educazione all’Amore di Patria verso le giovani generazioni in primis, ma rivolta a tutti gli italiani. Questo alto compito di ricostruzione di una identità storica ad una appartenenza nazionale deve essere sentito particolarmente qui in Veneto. Qui, infatti, fu compiuta la storia del Risorgimento, sulla nostra terra veneta resistette l’Esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto; qui stanno i simboli di quel sacrificio: Grappa, Piave, Montello e gli Altopiani, come quello di Asiago dove la storia e la storiografia fecero del 24 maggio sul Monte Verena l’inizio della guerra per l’Italia. La storia va rispettata e valorizzata e avrei voluto che il Presidente della Repubblica venisse proprio ad Asiago, al sacrario militare dove riposano 54.286 caduti italiani di Sardegna e quelli della Puglia insieme agli italiani del Veneto e del Piemonte. Per una presenza forte delle Istituzioni, per dare senso della verità della storia e soprattutto per riconciliare il Veneto, che pur tante ragioni ha, ad uno Stato troppo freddo e distante. Non vorrei che commemorazioni, così sentite dalle Istituzioni locali, dai tanti Alpini, Fanti, Bersaglieri venissero mortificate da un atteggiamento non rispettoso della storia, dell’amore di Patria così semplicemente affermato con il sacrificio della vita da parte di quei giovani soldati che avevano forse poca cultura, che erano di certo analfabeti, ma avevano alto il senso del dovere, l’amore per la Patria e che soprattutto non avrebbero mai tradito i propri fratelli in trincea. Oggi qualcuno per ragioni diverse tende a snaturare questo significato, offendendo così la memoria di quei soldati. Quel qualcuno non canta l’Inno d’Italia o peggio ne cambia le parole come ha fatto Renzi nella più importante manifestazione internazionale in cui avrebbe dovuto affermare l’orgoglio di una Nazione e il rispetto per i suoi simboli; oppure come il Presidente Mattarella che non verrà ad Asiago preferendo altri luoghi, acuendo così la distanza tra Veneto e Stato, mi auguro senza ragionamenti di tipo politico che l’avrebbero portato a preferire il Friuli e la Slovenia piuttosto del Veneto e l’Italia". "Di ritorno dalla mia 20ª Adunata degli Alpini a L’Aquila ho visto tanti politici applaudire a quegli uomini acclamati dai tanti aquilani per il poderoso lavoro in occasione del terremoto che li ha colpiti. Sanno quei politici che quegli uomini sono così perché hanno fatto il servizio militare, hanno nel cuore il tricolore e nella testa il senso del dovere? Le commemorazioni per il Centenario della Grande Guerra e l’Unita d’Italia vanno rispettate. Avrei voluto la massima solennità, cantato l’inno in ogni occasione con il senso di ricostruire l’appartenenza ad un Popolo, alla sua Identità e le massime Istituzioni più rispettose di una storia che le supera e resta grande maestra di vita e di significato.

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