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Campagnolo, Alternativa Comunista: profitto non ha confini e sfruttamento nemmeno...

Di Edoardo Pepe Giovedi 29 Gennaio 2015 alle 16:56 | 0 commenti

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Il Partito di Alternativa Comunista sezione di Vicenza lancia un messaggio chiaro "Basta delocalizzazioni, nessun licenziamento alla Campagnolo! Il profitto non ha confini e lo sfruttamento nemmeno… ", in merito alla vicenda dell'azienda vicentina di biciclette Campagnolo che ha annunciato di voler delocalizzare in Romania con il conseguente licenziamento di 68 dei circa 400 lavoratori dello stabilimento di Vicenza.

Ecco il messaggio integrale del PdAC sulla vicenda:

La Campagnolo annuncia di voler delocalizzare la produzione in Romania e avvia le procedure per licenziare 68 dei circa 400 lavoratori dello stabilimento di Vicenza.

Dopo aver aperto in Romania la MechRom 1 nel 2005 (6.400 mq) ha deciso di ampliarsi ulteriormente con la MechRom 2 nel 2011 (16 mila mq). Attualmente sono circa 400 i lavoratori impiegati in Romania.

Ed ecco l’ulteriore passo in piena logica con quanto detto dalla stessa direzione della Campagnolo al momento dell’apertura del secondo stabilimento in Romania: “il costo del lavoro in Romania è tre volte e mezzo più basso del costo del lavoro in Italia ed è comparabile con il costo del lavoro di Taiwan”.

Una logica di questo tipo ha bisogno di una risposta unitaria di tutti i lavoratori e non solo degli operai che si sono da subito mobilitati con uno sciopero a scacchiera per controllare che non vengano portati via i macchinari e un grande presidio davanti alla fabbrica ventiquattrore su ventiquattro da venerdì 23 gennaio quando si è diffusa la notizia: è necessario che anche i lavoratori impiegati negli uffici si mobilitino in questa lotta.

Ma la lotta deve estendersi anche a tutte le altre realtà di fabbrica vicine perché si arrivi ad una mobilitazione generale e generalizzata contro un sistema capitalistico che tutela (anche con i manganelli sulla testa dei lavoratori come abbiamo visto recentemente a Terni) esclusivamente i propri interessi ovvero quelli dei padroni.

Un sistema che non fornisce alcuna tutela ai lavoratori che rischiano il posto di lavoro anche quando il fatturato è in crescita e il padrone non è in perdita, ma sta aumentando i suoi profitti.

Un sistema che ha visto delocalizzare in Romania dai primi anni ‘90 oltre 20 mila imprese italiane arrivate per sfruttare il basso costo del lavoro e la pioggia di denaro proveniente dai fondi comunitari.

Una delocalizzazione che non ha portato ricchezza nemmeno in Romania ma solo sfruttamento e stipendi sottopagati, infatti sono migliaia le donne che arrivano nel nostro paese dalla Romania a fare le badanti ai nostri anziani per poter inviare soldi ai genitori e ai figli in difficoltà economica.

Il Partito di Alternativa Comunista è al fianco dei lavoratori in lotta e parteciperà alle azioni che i lavoratori decideranno di intraprendere, consapevoli che risultati significativi potranno arrivare solo dall’unità dei lavoratori e dalla lotta ad oltranza fino al ritiro di tutti i licenziamenti, evitando ogni tipo di compromesso.

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