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Braccia meccaniche e digitali, umanoide domestico, carta addio: lavori a scomparsa

Di Rassegna Stampa Lunedi 20 Luglio 2015 alle 15:58 | 0 commenti

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"Lucrezi, Germano, Rossi”: Alberto infila tre bollette nelle cassette della posta di un palazzo, alla periferia di Roma. “Guardi – dice – sono vuote. Ormai non ci mettono neanche più i volantini delle offerte del supermercato. Solo bollette. E la gente le ritira a fine mese, quando arriva lo stipendio”. Alberto è un postino da 30 anni. Prima si spostava in bici, poi in auto. A cinquant’anni ha iniziato a usare lo scooter.

“Non ci sono più cartoline né lettere: sostituite da mail e messaggi. Presto non serviremo più. Restano i pacchi. Quelli sono aumentati per gli acquisti su Internet, ma ci sono i servizi privati e le spedizioni si prenotano online. Inutile pure l’operatrice telefonica”.

Professioni a scomparsa

L’ultimo studio sul futuro del mercato del lavoro è australiano ed è stato elaborato dal Comitato per lo Sviluppo Economico dell’Australia (dodicesima economia nel mondo per volume). Secondo i dati, nei prossimi 20 anni il 40 per cento dei lavori sarà sostituito dall’attività dei computer e delle nuove tecnologie. Cinque milioni di posti di lavoro nel continente spariranno. Al loro posto, robot, computer e applicazioni per tablet e smartphone.

La priorità, si legge nella relazione, è però ideare un piano di investimenti per la gestione di questo cambiamento. E dei nuovi posti di lavoro che, invece, nasceranno. I numeri italiani sono stati invece elaborati dalla London School of Economics: il 56 per cento dei lavori in Italia rischia di sparire entro due decenni.

Per calcolarlo, sono stati incrociati i dati sul mercato del lavoro europeo con gli studi sulla capacità evolutiva di macchine e robot. E, secondo l’analisi, l’Italia abbonda di impieghi ripetitivi e facilmente riproducibili da macchine e digitale: impiegati, operai, magazzinieri. Proprio come in Polonia, Bulgaria e Grecia.

L’addio alla carta

“Ogni giorno, la resa dei giornali aumenta. Si vendono solo quelli di sport e gossip. E quando riconsegno le copie avanzate, capita che i distributori non me li ripaghino tutti”. Così Luigi, che ha un chiosco-edicola dal 1980, teme di dover chiudere presto. Per sopravvivere ha iniziato a vendere anche altri prodotti “perché – spiega – negli ultimi cinque anni le entrate sono diminuite di quasi il 50 per cento. Colpa di Internet, degli smarphone e degli ipad: adesso la gente può leggersi le notizie da lì”. Non ci sono altre edicole nel quartiere. “Hanno chiuso una dopo l’altra. Lei sa in Italia quante edicole sono morte negli ultimi cinque anni?”. Almeno diecimila, dicono i dati diffusi dai sindacati di categoria. Una crisi che, secondo uno studio pubblicato da Fortune, starebbe colpendo anche la professione del giornalista, sostituito dagli utenti dei social network, e del tipografo che, presto, non stamperà più.

Braccia meccaniche

Cina. A Dongguan, nei mesi scorsi, è stato progettato il primo stabilimento per sostituire gli operai con robot e automi. A idearlo, un’azienda che realizza componenti per telefoni cellulari e che vuole ridurre del 90 per cento la forza lavoro, composta da 1800 operai. Al loro posto, mille robot. Da settembre, a Dongguan sarebbero già state automatizzate 500 fabbriche e resi superflui circa 30mila lavoratori. E nella regione sudorientale del Guangdong dovrebbero arrivare investimenti di 135,5 miliardi di euro nei prossimi tre anni per sostituire i robot agli operai sulle linee di assemblaggio. La Toyota, azienda automobilistica giapponese, l’anno scorso ha invece fatto il contrario, sostituendo alcuni macchinari con cento operai specializzati. Ma il rapporto macchina-impiegato nell’azienda è rimasto comunque uno dei più alti: 300 ogni 10mila.

L’aiuto indispensabile

“Fuori è buio. Dentro, una luce calda e diffusa. iCub lascia la sua zona di ricarica e si muove verso la cucina dove c’è da rassettare il tavolo e caricare la lavastoviglie. I suoi apparati sensoriali registrano distanze e prossimità, durezza. Poco dopo iCub stringe le mani di Sara e Andrea, per accompagnarli a letto. Poi, torna nella zona giorno e regola la climatizzazione e i cicli notturni degli elettrodomestici.

Riordina il soggiorno e si riposiziona silenzioso nella zona di ricarica”. Da lì, imparerà il cinese per il corso pomeridiano dei bambini, apprenderà il nuovo sistema di stiratura a vapore e nuove ricette. Organizzerà il pagamento delle tasse in scadenza, i controlli per il bisnonno. E archivierà tutte le informazioni in rete. È il 2046 e lo scenario è quello presentato nel libro Umani e umanoidi, di Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di tecnologia di Genova, e il ricercatore Giorgio Metta. iCub è l’umanoide su cui stanno lavorando. Uno degli obiettivi della robotica, infatti, è l’assistenza domestica.

Come Google ha ideato l’auto che si guida da sola, così nei prossimi anni potrebbero essere realizzati robot dalle fattezze umane per compiti delicati, dall’infermieristica al babysitting, al soccorso. Oltre iCub, ci sono già Hrp4, che è in grado di camminare su terreni accidentati (con un sistema di telecamere in un casco protettivo), Justin, inventato a Monaco di Baviera, che ha braccia snodate ideali per le catene di montaggio e Simon, realizzato da Meka Robotics (Usa) per l’assistenza agli anziani.

Digitale chi fa da sè

“Lavoro per la stessa catena di supermercati da 10 anni – dice Anna, che fa la cassiera in provincia di Salerno – e da tre mesi sono state installate le casse automatiche. Snelliscono le file. Ma per gestirne quattro, basta una sola persona. Temiamo che presto possano sostituirci tutte”. Sulla fine di alcuni lavori, le ricerche concordano: da quelle elaborate dagli economisti di Cambridge a quelle degli istituti di statistica europei. All’archivista subentreranno i servizi di cloud (gli archivi in rete), al libraio i siti che vendono ebook, al boscaiolo braccia meccaniche che abbatteranno foreste in poche ore, ai negozianti i siti di vendita online, ai tassisti Uber e Bla Bal Car. Anche il cuoco (l’esecutore, non il creativo) sarà specie protetta. Nel 2020, ci sarà un calo del 3,6 per cento: sarà sostituito da macchine per produrre in serie hamburger e panini. Foodini, ad esempio, è una stampante 3d con connessione Wifi capace di creare piatti complessi. E le stampanti 3d hanno anche già sostituito artigiani e addetti alla realizzazione di protesi dentarie. Si scansionano le superfici e si attiva la stampante. E se per i ristoranti esistono App per ordinare cibo a domicilio senza dover telefonare, per le stampe in 3d, grazie agli scanner portatili, si può inviare il modello virtuale anche da casa. Scompariranno, poi, sia i casellanti che gli agenti di viaggio, a cui nessuno si rivolge quasi più perché sostituiti da siti di prenotazioni online e recensioni, come Tripadvisor. Che, nonostante le critiche sulla trasparenza delle opinioni, negli ultimi mesi ha anche unito le due funzioni.

I lavori di domani

Il futuro del lavoro è nell’Itc, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Secondo i dati dell’Unione Europea, la richiesta in questo settore cresce del tre per cento ogni anno e nel 2020 ci sarà bisogno di un milione di lavoratori con competenze digitali. Analisti informatici, stampatori in 3d, sviluppatori e programmatori di software e App, piloti di droni, grafici web e addetti alla manutenzione di computer e robot, ingegneri informatici, analisti di dati e docenti e assistenti sanitari online. Come a dire: “tutto sarà digitale”. E lo è già, a partire dagli appuntamenti. Contattato via mail un esperto per un’intervista, la risposta è arrivata con un link: “Per organizzare una call puoi usare questa pagina e vedere quando siamo liberi entrambi”. Cliccando sull’indirizzo si è aperta una pagina web con un’agenda. Bisognava scegliere tra i giorni disponibili, poi un orario. E lasciare il numero. Nè segretaria, nè contatto umano. Solo una mail di conferma dell’appuntamento. Peccato che, poi, nessuno ha richiamato. La tecnologia non può sostituire tutto.

La Cina

A Dongguan, nascerà uno stabilimento che sostituirà quasi 1800 dipendenti con mille robot . Il Guangdong sudeorientale, ha annunciato investimenti per 135,5 miliardi di euro nei prossimi tre anni per inserire gli automi nella catena di assemblaggio

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