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Alto vicentino: i lavoratori sfruttati del brand. Ecco il sistema delle coop nel tessile

Di Pietro Rossi Mercoledi 10 Giugno 2015 alle 17:02 | 0 commenti

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La cooperativa cambia, i lavoratori vengono riassorbiti ma il contratto è diverso: non più logistica e trasporti, bensì tessile, perché costa meno. È questo l'argomento della vertenza della Filt Cgil con la Mooving Coop, società che lavora in committenza per la Grotto-Gas di Brogliano, per la quale i sindacati hanno chiesto oggi un incontro con i datori di lavoro. Ma questo è solo un tassello di un puzzle dalle dimensioni più vaste.

Sgravi fiscali grazie al giochetto del Jobs Act, contratti lavorativi cambiati, lavoratori con decurtazioni in busta paga, pagamenti con rimborsi spese o in nero. È il sistema delle cooperative che gestiscono la logistica in appalto o sub- appalto nel settore del tessile, anche di alta fascia. Vale a dire quelli che prendono - direttamente o indirettamente - il lavoro da firme come Valentino, Armani, Diesel, Gas, Marzotto - solo per fare alcuni nomi. In totale una dozzina di consorzi cooperativi - con al loro interno decine di piccole o medie cooperative - che nell'alto vicentino gestiscono i magazzini di una committenza famosa e ad alto fatturato. Depositi in cui la merce viene stoccata, divisa e spedita da un esercito di lavoratori scarsamente tutelati.
Italiani, stranieri, molte donne e possibilmente a salario basso. Sono più di un migliaio gli operai della logistica e trasporti nei capannoni dell'alto vicentino, da Isola Vicentina a San Vito di Leguzzano, passando per Breganze e Chiuppano. Qui il turn over è continuo ma non tanto perché sono loro ad andarsene, piuttosto perché entrano in un carosello di cooperative e di cambi di appalto. "Tutto a fini speculativi", sottolinea Massimo D'Angelo della Filt Cgil, segnalando un sistema che sta prendendo sempre più piede.
Un classico esempio è il caso degli occupati all'Arcese, da noi segnalato, in cui i dipendenti sono traslocati da una cooperativa all'altra rischiando di passare dal tempo indeterminato al determinato "in modo tale che la cooperativa potesse poi usufruire degli sgravi previsti dal Jobs Act", ci aveva comunicato Olol Jackson, Responsabile Territoriale ADL Cobas Vicenza.
Al magazzino Grotto Spa, colosso dell'abbigliamento casual (proprietario del marchio Gas) che movimenta sei milioni di capi all'anno la situazione è diversa anche se il fine, quello di risparmiare sulla pelle dei lavoratori, sembra avere la medesima matrice. Nel sito di Chiuppano i lavoratori addetti alla logistica facevano capo a una cooperativa dal nome "dedicato", Fashionwork. Questa azienda era all'interno di un consorzio con sede a Milano che si chiamava Expo Job Spa, il cui amministratore di fatto, il "Conte" Antonio Rosati, ex presidente del Varese Calcio, è stato al centro di una maxi inchiesta della Guardia di Finanza di Milano. Lo scorso ottobre Rosati è finito in manette, indagato assieme ad altre 34 persone per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Secondo i magistrati l'arresto di Rosati ha messo fine a un sistema di cooperative fittizie, con oltre tremila dipendenti , che gestiva appalti nella logistica e nel facchinaggio e che negli anni avrebbe frodato il fisco per 67 milioni di euro. Una delle pratiche più comuni era quella di sottopagare i lavoratori, senza versare i contributi Inps.
Anche alla Fashionwork i lavoratori venivano sottopagati, secondo le testimonianza degli stessi raccolte in Filt Cgil. Anzi, all'uscita di quella cooperativa dalla Grotto, i lavoratori si sono trovati un boccone amaro, visto il mancato versamento del TFR. Con la nuova coop, la Mooving, i rapporti sono subito iniziati con un passo quantomeno discutibile. "Abbiamo saputo - spiega D'Angelo - che la subentrante ha applicato, diversamente dal precedente appaltatore, il contratto nazionale Tessile Industria invece che quello Trasporti e Logistica come di norma avviene in tutta la provincia di Vicenza nello stesso settore, il che si traduce meno soldi nella busta paga".
La cosa ha una sua logica, per quanto possa sembrare perversa. Il sistema piramidale è infatti composto in genere da 3 o 4 soggetti. In cima, il committente che affida l'appalto a un'azienda della logistica, la quale si appoggia a un consorzio di cooperative (che a volte prende direttamente la commessa) che a sua volta delega a una cooperativa consorziata il compito di mandare i soci lavoratori in loco. In questo mondo così discontinuo e complesso è quindi abbastanza facile il rischio di mancati controlli e di tutele e diritti negati o quantomeno "manipolati". È un mondo frastagliato che ricorda - se pur in forma diversa perché al tempo c'erano micro-imprese famigliari - la produzione tessile del boom economico di questi territori, con operai che lavoravano in situazioni precarie e senza sosta per i signori della moda.

La maggior parte della produzione, adesso, viene fatta in Cina. In Veneto è rimasta solo la logistica. Ma è cambiata la forma, non la sostanza.

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