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Rischio Popolari, Variati attende l'amico Tosi per la fusione Aim-Agsm

Di Rassegna Stampa Venerdi 8 Maggio 2015 alle 22:30 | 0 commenti

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Avanti tutta sulle fiere, ma avanti anche sulle municipalizzate, perché il rischio è «di fare la fine delle banche». Achille Variati, sindaco di Vicenza, si trova in un momento decisivo del suo mandato per quanto riguarda alcune partite strategiche, come appunto il futuro della fiera e della multiutility Aim. Se sul primo versante chiarisce un suo recente invito alla «calma», nel senso che «sono necessari alcuni passi preliminari, ma ritengo si possa arrivare all’approvazione sostanziale del progetto da parte di entrambi gli enti entro la fine del corrente anno» (per maggiori approfindimenti rimandiamo al prossimo numero di Monitor), è sulle utility dei servizi che spende le parole più forti.

«Non vorrei – dice Variati – che capitasse ad Aim e Agsm quello che è già successo alle popolari venete. Per anni – ricorda il sindaco – c’è stato un dibattito articolato sul superamento del voto capitario e sul recepimento delle richieste che arrivavano dalle autorità europee, senza che accadesse nulla. Poi di colpo un decreto del governo Renzi ha imposto dall’alto di fare in pochi mesi quello che per anni non si era fatto. Ecco – dice – non vorrei che sulle ex municipalizzate accadesse qualcosa di simile».

Qual è il suo timore? Il tempo stringe anche per le utility?
«Al momento non ci sono segnali d’interventi dall’alto ma anche per le banche nessuno si aspettava che uscisse quel tipo di decreto. Perciò comincio a ragionare sui tempi. Oggi il mio amico Flavio Tosi è impegnato nella campagna elettorale che si concluderà o con la sua elezione a presidente della Regione, oppure con la sua permanenza nella carica di sindaco di Verona, posto che non credo ambisca a stare in Regione come consigliere di minoranza. In entrambi i casi credo che dovremo sentirci presto, perché nel Paese si è diffuso un clima di ostilità al capitalismo municipale che rischia di penalizzarci».

Agsm e Aim non sono carrozzoni inutili?
«Assolutamente no, sono entrambe aziende sane che danno grandi soddisfazioni ai loro soci, cioè ai rispettivi Comuni. Tuttavia il fatto che il nostro mondo ci piaccia così com’è non significa che andrà avanti in eterno. A Vicenza abbiamo un tema complesso di razionalizzazione della frammentazione dei servizi, non tanto in ambito energetico, quanto piuttosto in ambito di rifiuti e servizio idrico: anche per questo l’intesa con Verona è un percorso lungo che di certo non si verificherà quest’anno. Tuttavia il mio mandato scade nel 2018, quello di Tosi, se resterà sindaco, nel 2017: penso che dovremmo fare uno sforzo per arrivare a un’intesa finché entrambi siamo in carica. Non è detto che si realizzi, magari stabiliremo che non si può fare e amici come prima, ma il giorno dopo ciascuna delle due società dovrà porsi il tema della crescita, perché senza la crescita non si resta autonomi. Si viene necessariamente mangiati dai concorrenti più grandi».

Hera sta già facendo shopping a Nordest in modo aggressivo: teme un intervento del governo che le dia ulteriore spinta?
«Temo un intervento che renda obbligatorio ciò che oggi possiamo decidere di fare liberamente. Se riusciamo a muoverci in anticipo possiamo acquisire un peso specifico maggiore alle condizioni che decidiamo noi. Se invece ci facciamo anticipare dall’intervento del governo, finirà che dovremo fare la stessa cosa ma più in fretta, cioè con una perdita di valore per le nostre comunità».

Il tema della utility unica del Nordest è però vecchio di almeno dieci anni, e mentre le altre regioni si organizzavano qui si stava fermi. Non è troppo tardi partire ora?
«Sicuramente in questi anni ci si poteva muovere diversamente. Cos’è mancato per arrivare al dunque? Secondo me è mancata la Regione. Avrebbe potuto istituire un tavolo di raccordo, avrebbe potuto far dialogare i sindaci e le aziende in vista di un progetto condiviso, e invece non ha fatto nulla. Oggi dobbiamo rimediare anche a questa mancata azione della Regione».

A parte Aim e Agsm, le altre due Cenerentole rimaste autonome sono Etra e Veritas, posto che Ascopiave non vuol saperne di fusioni. Non si può pensare a un’alleanza a quattro?
«Non dico di no, ma certi progetti si realizzano quando si parte da un asse forte, che in questo caso dev’essere un’intesa tra Vicenza e Verona».

Intesa che state cercando anche sulle fiere, o ci vuole più calma?
«Io per calma non intendo affatto che non si debba arrivare alla fusione tra le fiere, anzi. Il progetto di fusione è importantissimo perché creerà un gruppo da 120 milioni di fatturato, secondo in Italia, forse tra i primi dieci in Europa. Ci sono però alcuni passi preliminari che vanno compiuti. Verona deve trasformarsi in spa e assieme dobbiamo valutare i rispettivi pesi sulla base di parametri oggettivi. Perché il progetto è quello di una fusione che crei qualcosa di nuovo, non di una incorporazione di Vicenza da parte di Verona. Chiarito questo, la volontà di entrambi è di trovare assolutamente un’intesa e penso che entro la fine del 2015 si possa arrivare all’ok sostanziale da parte di tutte e due le società».
@dpyri
di Davide Pyriochos da VeneziePost

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