Articolo de Il Sole 24 Ore che ha scatenato le reazioni della BPVi: il suo coefficiente patrimoniale minimo salirebbe all'11,6%
Venerdi 9 Gennaio 2015 alle 19:22 | 0 commenti
 
				
		«La Bce alza requisiti di capitale anche per BPVi», questo il titolo dell'articolo su Il Sole 24 Ore di oggi, 9 gennaio 2015, di Claudio Gatti, il giornalista che da tempo ha messo sotto la sua lente di ingrandimento la situazione delle banche italiane e in primis, sembrerebbe, della Banca Popolare di Vicenza e che oggi ha rivelato, suscitando le reazione violenta di Via Btg. Framarin, che la BCE avrebbe comunicato all'istituto presieduto da Gianni Zonin che il coefficiente patrimoniale minimo da rispettare sarebbe salito a ben l'11,%, sopra la media del 10,5% della altre banche italiane sotto esame. Solo ora siamo in grado di pubblicare l'articolo che sottoponiamo all'attenzione dei lettori.
La Bce alza requisiti di capitale anche per BPVi
di Claudio Gatti
Mentre si aspettano con ansia le mosse espansionistiche di Mario Draghi,  in Italia è arrivata una nuova doccia fredda per gli istituti bancari  sottoposti alla vigilanza europea che potrebbe, nell'immediato, avere  effetti opposti. Il Sole 24 Ore ha saputo che da Francoforte è giunta a  tutti una lettera in inglese. L'oggetto è Draft Capital Decision. Il  messaggio che «sulla base della situazione finanziaria e dei profili di  rischio, e prendendo in considerazione i risultati della Supervisory  Review e del processo valutativo», la Bce ha deciso di attribuire a ogni  singola banca un suo coefficiente patrimoniale minimo da rispettare. 
E  per quasi tutte questo minimo è di gran lunga più alto di quello  previsto dagli accordi "Basilea 3", i quali stabiliscono un floor, o  soglia minima, del 7%, indistintamente per tutte le banche. Queste  comunicazioni sono arrivate con una rigida consegna del silenzio. E  contattata da Il Sole 24 Ore per conferma, la Bce ha risposto con un «no  comment». Ma il nostro giornale non solo ha ottenuto la copia di una di  queste lettere, tutte firmate da Danièle Nouy, presidente del  Supervisory Council della Bce, ma ha saputo che, in media, per le 15  banche italiane vigilate dalla Bce, la soglia è salita di oltre tre  punti di percentuale. Quell'aumento, di circa il 50%, ha portato il  nuovo floor medio al 10,5 per cento*.
Con punte drammatiche come  quella del Monte dei Paschi di Siena, il cui nuovo floor è del 14 per  cento. Per quello che riguarda le popolari, invece, la relativamente  virtuosa Ubi ha visto la propria soglia minima passare al 9,6%, per la  Popolare di Vicenza l'asticella è stata alzata oltre l'11,6. A queste  banche il motivo dell'irrigidimento è spiegato senza mezze parole: «le  strategie e i meccanismi adottati dall'istituto e i suoi fondi non  garantiscono una copertura completa dei rischi».
Come specifica  l'oggetto della lettera, per ora si tratta solo di un draft, cioè di una  bozza. Le banche hanno tempo fino a venerdì prossimo, 16 gennaio, per  presentare le proprie controdeduzioni e cercare di convincere  Francoforte a ridurre il proprio floor, ma se non vi riusciranno, da  febbraio o marzo dovranno applicare nuovi requisiti di capitalizzazione  significativamente più severi.
Il Sole 24 Ore ha chiesto un commento a  Banca d'Italia che però ci ha detto di «non avere osservazioni ».  L'obiettivo di Francoforte è comunque chiaro: sulla base delle  specifiche condizioni emerse con gli stress test e l'Asset quality  review autunnali vuole introdurre requisiti di patrimonializzazione che  riducano il rischio di nuovi dissesti bancari dovuti a un eccesso di  leva e/o insufficienza di capitale. Più che legittimo. Ma secondo  addetti ai lavori consultati da Il Sole 24 Ore il risultato pratico  immediato dell'aumento dei coefficienti sarà quello di incentivare le  banche a comprare titoli di Stato anziché erogare credito. In risposta a  un improvviso aumento dei coefficienti patrimoniali minimi, le banche  si troveranno infatti di fronte a due opzione: aumentare il proprio  capitale per poter mantenere gli stessi margini di oppure assumere  posizioni difensive e diminuire il proprio rischio. Poiché gli aumenti  di capitale in questo momento sono fuori della portata di tutti - e a  maggior ragione di chi è in difficoltà - alle banche non resterà che la  seconda strada.
*Common equity tier 1
Per valutare la solidità  patrimoniale delle banche vengono impiegati degli indicatori, chiamati  ratio. Quello che oramai è diventato il parametro più utilizzato per  valutare la solidità di una banca è il Cet 1 (Common equity tier 1)  ratio, il rapporto tra Cet 1 (rappresentato principalmente dal capitale  ordinario versato di primaria qualità) e la attività ponderate per il  rischio, i cosiddetti Risk weighted asset (Rwa). Secondo le norme della  Bce, il Cet 1 ratio deve essere superiore all'8%. Tuttavia, la Banca  Centrale Europea, a valle del Comprehensive Assessment, ha innalzato  ulteriormente l'asticella del Cet 1: oggi la soglia media del settore  italiano è indicativamente al 10,5%
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